Subak: a Bali l’irrigazione delle risaie è un fatto sacro

Il Subak è il sistema di irrigazione sacro delle risaie di Bali, fondato su equità, spiritualità e cooperazione. Un modello antico e attualissimo, riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità.

Subak: a Bali l’irrigazione delle risaie è un fatto sacro - immagine di copertina

    Sull’isola di Bali, tutto scorre secondo un ritmo che ha più a che fare con il sacro che con il meccanico. Anche l’acqua. Qui, dove le risaie terrazzate si adagiano sui pendii vulcanici come pagine di un poema agricolo inciso nella pietra e nel verde, l’irrigazione non è solo un affare tecnico, ma una questione spirituale, comunitaria, cosmica. Si chiama Subak, ed è molto più di un sistema idraulico: è un codice di convivenza tra l’uomo, la natura e il divino, tramandato da oltre mille anni. Nel 2012 l’UNESCO lo ha riconosciuto come patrimonio dell’umanità, ma per i balinesi era sacro molto prima che fosse dichiarato tale da un ente occidentale.

    L’acqua come bene condiviso

    Il Subak nasce nel IX secolo, ed è tuttora pienamente operativo: un intreccio di canali, dighe, griglie in pietra e condutture in bambù che convoglia l’acqua dalle sorgenti vulcaniche e dai fiumi alle risaie terrazzate, seguendo il profilo del paesaggio e rispettando i tempi del riso. Ma ciò che rende questo sistema affascinante non è solo la sua ingegnosità tecnica: è la sua logica distributiva, fondata sull’equità. L’acqua non è proprietà privata, ma risorsa comune. Ogni agricoltore riceve una quantità proporzionata, a prescindere dalla grandezza del terreno o dal prestigio sociale. Nessuno ha diritto a più acqua degli altri, e la regola vale da oltre mille anni.

    Una democrazia millenaria della terra

    Alla base del Subak c’è una struttura sociale cooperativa che potremmo definire una democrazia preindustriale dell’acqua. I membri, chiamati Krama Subak, partecipano attivamente alla gestione del sistema: decidono insieme quando aprire le chiuse, come riparare i canali, quando seminare e quando raccogliere. Le assemblee si tengono nei pressi dei templi dell’acqua, dove il sacro e il pratico si incontrano senza attrito. In un’epoca in cui la gestione delle risorse è spesso demandata ad algoritmi e tecnologie impersonali, il Subak ricorda con discrezione che il consenso umano resta una tecnologia potente.

    Tri Hita Karana: l’agricoltura come equilibrio cosmico

    Il cuore profondo del Subak è spirituale. Si fonda sulla filosofia balinese del Tri Hita Karana, un principio che promuove l’armonia tra tre entità: l’uomo, l’ambiente e il mondo divino. In questa visione, irrigare una risaia non è un semplice gesto agricolo, ma un atto rituale. L’acqua è un dono della Dea dei laghi, e il riso non è solo alimento, ma materia sacra destinata anche alle offerte. I templi dell’acqua (pura tirta) segnano le sorgenti e le biforcazioni dei canali, ospitando cerimonie collettive che accompagnano ogni fase del ciclo agricolo. Senza questa dimensione rituale, il Subak non funzionerebbe: la tecnica e il sacro sono inseparabili.

    Un sistema perfettamente imperfetto

    A differenza dei modelli centralizzati o industriali, i Subak balinesi non sono uniformi né standardizzati. Ogni Subak ha una propria identità, dettata dalla geografia, dalla fonte d’acqua, dalle dimensioni e dal contesto umano. Eppure, questo mosaico di differenze funziona con sorprendente armonia. I sacerdoti brahmana, esperti sia di idraulica che di cosmologia, svolgono un ruolo tecnico e spirituale: calcolano quanta acqua distribuire, decidono il momento della semina, e custodiscono la memoria del sistema. La loro autorità è riconosciuta, ma mai imposta. Il Subak dimostra che si può governare senza comandare, guidando con la saggezza del tempo.

    Dove imparare: il Museo Subak

    Per chi desidera comprendere in profondità questo sistema unico, esiste un luogo che raccoglie e racconta tutto ciò che il Subak rappresenta: il Museo Subak a Tabanan, nel cuore agricolo di Bali. Qui si possono osservare strumenti tradizionali, plastici in scala delle risaie, fotografie d’epoca e statue votive legate alla coltivazione del riso. Ma il museo non è solo una raccolta etnografica: è uno spazio vivo, in cui la storia agricola di Bali si trasforma in lezione contemporanea di sostenibilità, spiritualità e cooperazione. Il Subak non è solo un sistema del passato: è una risposta attuale a molte delle crisi del presente.

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