
Il 7 gennaio 2025, un violento terremoto di magnitudo 7.1 ha colpito il Tibet, provocando (secondo gli ultimi bilanci) 126 morti e 200 feriti. L’epicentro è stato localizzato nella contea di Tingri, vicino al Monte Everest, a una profondità di 10 km. Secondo quanto riportato da diverse fonti internazionali, il sisma ha causato ingenti danni nelle aree rurali e nei centri abitati, lasciando circa 30.000 persone senza casa.
Secondo China Earthquake Networks Centre, sarebbero più di 500 le scosse di assestamento con magnitudo fino a 4,4 che si sono verificate nelle ultime ore.
Le autorità locali e i media cinesi hanno riferito di migliaia di edifici crollati, strade bloccate da frane e un gran numero di persone rimaste intrappolate sotto le macerie. Le rigide condizioni climatiche, con temperature che in questo periodo scendono fino a -16°C, stanno complicando le operazioni di soccorso.
L’impatto sulla popolazione
Intere comunità sono state colpite, con molte famiglie che hanno perso tutto. Oltre ai danni materiali, le conseguenze umane sono gravissime: il numero delle vittime è in continuo aggiornamento, e i dispersi si contano a centinaia. Gli ospedali della regione, già sotto pressione, stanno faticando a gestire l’afflusso di feriti, molti dei quali in condizioni critiche. Almeno 400 persone, rimaste sotto le macerie, sono state salvate dai soccorsi.
Il sisma ha innescato frane di grandi dimensioni che ora bloccano corsi d’acqua vitali per le comunità locali: un effetto collaterale che rappresenta un ulteriore rischio per la sicurezza degli abitanti e che complica le operazioni di soccorso.
Il terremoto ha avuto ripercussioni anche nei Paesi vicini: in Nepal, 13 persone sono rimaste ferite e diverse abitazioni sono state danneggiate, mentre in India sono state segnalate lievi scosse senza gravi conseguenze. Le organizzazioni umanitarie hanno lanciato appelli urgenti per fornire cibo, acqua potabile e ripari temporanei.
Cosa succede adesso?
La ricostruzione post-terremoto rappresenterà una sfida monumentale per il Tibet. Questa regione, nota per la sua elevata attività sismica causata dalla collisione tra le placche tettoniche asiatica e indiana, è già economicamente svantaggiata. Il terremoto aggrava le disuguaglianze esistenti e mette in evidenza la necessità di migliorare le infrastrutture.
Le autorità cinesi hanno stanziato 100 milioni di yuan per gli aiuti, promettendo investimenti significativi per ricostruire abitazioni, scuole e ospedali. Tuttavia, l’efficacia di questi interventi dipenderà dalla capacità di coinvolgere le comunità locali nei processi decisionali.
La costruzione di edifici antisismici, il miglioramento delle infrastrutture di comunicazione e il potenziamento dei sistemi di allerta precoce sono interventi indispensabili per mitigare i danni futuri. In un contesto di cambiamenti climatici ed eventi estremi sempre più frequenti, investire nella resilienza delle comunità è una priorità che non può essere ignorata.