Quando alziamo lo sguardo sul cielo notturno e osserviamo la luna, stiamo guardando sempre lo stesso lato, o la stessa faccia. La luna infatti non ci mostra mai il suo lato oscuro. Per questo motivo i Pink Floyd hanno chiamato uno dei loro album – se non IL loro album – The dark side of the moon.
Ma perché avviene questo fenomeno? Nelle continue rotazioni di pianeti, satelliti e della luna stessa, perché non esiste anche un solo momento dell’anno in cui possiamo vedere cosa c’è dall’altra parte? In questo articolo vi spieghiamo perché vediamo sempre lo stesso lato della luna e ciò che sappiamo sinora sul lato oscuro.
Perché vediamo sempre lo stesso lato della luna
La luna è un satellite del pianeta Terra, ciò significa che la luna ruota attorno alla Terra a una certa velocità. Allo stesso tempo, esattamente come la Terra, la luna ruota anche su sé stessa, attorno al proprio asse. Verrebbe quindi da pensare che sia possibile per i terrestri vedere tutte le facce della luna, ma non è così.
La velocità di rotazione della luna attorno alla Terra coincide infatti con la velocità di rotazione su sé stessa. In questo modo, nell’intervallo di tempo in cui la luna compie un giro completo intorno al nostro Pianeta sta anche compiendo un giro completo su sé stessa, mostrando quindi sempre la stessa faccia.
La risonanza spin-orbita, il fenomeno per cui il periodo di rotazione è uguale al periodo orbitale, è un fenomeno abbastanza comune per tutti i satelliti.
In realtà dalla Terra siamo in grado di vedere circa il 60% della superficie lunare, di cui circa un 40% fisso e l’altro 20% che varia a seconda di diversi fattori, come il periodo dell’anno e la posizione dell’osservatore.
Cosa c’è nel dark side of the moon
La faccia che non si vede della luna ha ispirato fantasie artistiche, speculazioni e addirittura complotti. Dai Pink Floyd alla pellicola Fascisti su Marte, sono tante le situazioni in cui il lato nascosto della luna è stato protagonista. Ma che cosa sappiamo davvero?
Già nel 1959 la sonda sovietica Luna 3 ha sorvolato il lato oscuro della luna, permettendoci una prima osservazione di cosa fosse presente in quella superficie, ma per avere informazioni concrete abbiamo dovuto aspettare 60 anni, sino alla missione cinese Chang’4.
Il rover Yutu-2, protagonista della missione Chang’4, ha toccato il suolo lunare su cui è rimasto attivo per circa tre anni, inviando informazioni importanti sulla sua composizione e su altre caratteristiche interessanti.
Le differenze tra la luna che vediamo e quella che non vediamo
Il lato nascosto della luna è effettivamente un po’ più oscuro, in particolare perché meno protetto rispetto alla faccia visibile dal nostro Pianeta. Ciò comporta una maggiore frequenza di impatti con meteoriti e altro materiale spaziale, e di conseguenza una maggior presenza di crateri lunari. Quella parte della luna risulta più colpita, più frastagliata e più ricca di zone montuose e di lunghe valli, dovute appunto agli impatti. Alcuni dei crateri non visibili dalla Terra hanno dimensioni enormi, molto superiori rispetto a quelli del lato illuminato. I crateri sono un interessante motivo di studio perché grazie alle caratteristiche morfologiche del terreno ci permettono di comprendere cosa sia successo al momento degli impatti e di studiare come si sia evoluta la situazione del terreno stesso. Possiamo comprendere dai vari strati se in passato c’era acqua, variazioni di clima, temperatura, pressione, e così via, potendo fare ipotesi realistiche sui cambiamenti avvenuti durante gli anni e talvolta previsioni sul futuro.
Grazie al ritrovamento di minerali come la regolite, sappiamo che nel lato oscuro della luna l’attività vulcanica si è interrotta prima rispetto all’attività nella parte visibile, anche se non ne sappiamo ancora il motivo. Stiamo inoltre cercando di capire se sussistono condizioni del terreno per pensare, in futuro, di far crescere sulla superficie lunare determinate tipologie di piante.
Per concludere, c’è ancora molto che non sappiamo sul dark side of the moon, lo stesso mistero che ha affascinato i Pink Floyd affascina tutt’oggi fisici e astronomi di tutto il Pianeta.
Alessandro Chiarato, nato nella ridente città di Rovigo nel 1988, si occupa di comunicazione e marketing digitale con grande attenzione alle questioni legate all’utilizzo (o all’abuso) dei dati. Appassionato di tecnologia, guarda speranzoso alle innovazioni che arrivano da tutto il mondo in attesa di vedere una maggiore e reale attenzione verso le problematiche principali del nostro Pianeta e della nostra quotidianità, che riguardano quindi ciò che mangiamo, beviamo e respiriamo.