The Substance: il body-horror di denuncia tutto al femminile

The Substance di Coralie Fargeat esplora il lato oscuro della bellezza e della fama, con Demi Moore in un ruolo intenso, in un mondo ossessionato dall'eterna giovinezza e dalla perfezione.

The Substance, l’ultimo lavoro di Coralie Fargeat, si distingue nel genere del body horror come un’opera provocatoria e ipnotica che esplora la vanità e la discesa verso l’ossessione per la giovinezza. Il film vede una Demi Moore magnetica nel ruolo di Elisabeth Sparkle, un’ex star dell’aerobica televisiva ormai in declino, che si trova a fare i conti con un ambiente spietato e la pressione sociale per mantenere la bellezza e la rilevanza. Fargeat, nota per il suo thriller Revenge (2017), porta avanti il suo interesse per la psicologia femminile con uno sguardo tagliente e critico, spingendo la storia verso territori sempre più surreali e disturbanti.

Moore, dopo un decennio lontana dai grandi ruoli, ritorna con una performance cruda e vulnerabile che la vede sfidare la propria immagine pubblica in una Hollywood che la idolatrava per la sua bellezza. The Substance svela il dietro le quinte dell’industria dello spettacolo, in cui la chirurgia estetica e i sieri miracolosi diventano ossessioni di una società che non tollera i segni del tempo. Margaret Qualley, nei panni di Sue, l’alter ego giovane e vigoroso di Elisabeth, rappresenta la versione ideale e spietata di una femminilità stereotipata. Il film evidenzia la pericolosità dell’auto-oggettivazione, mentre Sue comincia a prendere il controllo, con un’inquietante determinazione a soppiantare Elisabeth.

La regia di Fargeat è precisa, come una lama affilata che taglia in profondità nella psicologia delle protagoniste, alternando scene di cruda intimità con momenti di tensione che sembrano quasi visionari. La scelta di un’estetica pulita e claustrofobica riflette il mondo opprimente di Elisabeth, che si trova prigioniera di aspettative e ideali in cui lei stessa non crede più, ma a cui si è adattata per sopravvivere. La cura visiva si estende anche alla trasformazione fisica di Moore, resa irriconoscibile in alcune scene, incarnando il conflitto interiore di chi cerca disperatamente di mantenere il controllo su un’immagine di sé sempre più sfuggente.

The Substance affronta temi complessi con un linguaggio cinematografico innovativo, guadagnando l’approvazione della critica a Cannes, dove ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura. Fargeat utilizza l’horror come mezzo di critica sociale, portando lo spettatore a confrontarsi con il fascino e il terrore della bellezza costruita. Il film non si limita a raccontare una storia di orrore fisico; è una profonda riflessione sull’angoscia dell’invecchiamento in una cultura che non lascia spazio alla naturalezza e all’autenticità del corpo femminile.

L’esperienza di visione è amplificata da una colonna sonora ipnotica che accompagna i momenti di crisi, con un finale heavy metal ad accompagnare le ultime deliranti sequenze, c’è da dirlo, splatter e altamente disturbanti, mentre il montaggio serrato sfuma abilmente i confini tra realtà e incubo. The Substance riesce a esplorare i costi emotivi e psicologici della fama, sottolineando la fragilità di una donna schiacciata dal peso delle aspettative altrui. Demi Moore e Margaret Qualley, in uno scontro simbolico di epoche e ideali di bellezza, rendono il film una riflessione profonda sull’ossessione contemporanea per l’immagine e su cosa significhi veramente essere belle.

Con The Substance, Fargeat ci regala un horror che scuote e riflette, spingendoci a mettere in discussione il valore che la società attribuisce alla giovinezza e alla perfezione. Una potente critica alla cultura dell’immagine, il film si inserisce con forza nel panorama moderno, proponendo una visione che va oltre l’intrattenimento, rivelando i lati più oscuri e sottilmente distruttivi di una società che venera la bellezza a ogni costo.

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