Il principio principale alla base del vuoto a rendere può essere sintetizzato con una frase: non sprecare, nemmeno i contenitori.
L’abitudine del riuso, anche dei contenitori, è una buona pratica che abbiamo perso con il tempo, favorendo la politica dell’usa e getta. Ecco perché abbiamo più plastica che pesci nel mare, ecco perché ne sono state trovate tracce persino nel corpo umano.
Il vuoto a rendere dà vita a un sistema virtuoso che, combinato con la raccolta differenziata (la ormai inevitabile premessa al riciclo), rende possibile una riduzione drastica dei rifiuti usa e getta, soprattutto di materiale plastico.
Scopriamo di più sul vuoto a rendere, sui suoi vantaggi e sul suo utilizzo in Europa e in Italia.
Che cos’è il vuoto a rendere?
Il vuoto a rendere consiste nella restituzione di un contenitore, una volta esaurito il suo contenuto, al fornitore.
Bottiglie di plastica (impiegate per l’acqua minerale), lattine di alluminio, bottiglie di vetro (principalmente utilizzate per bevande zuccherate) e contenitori in plastica rigida: tutti questi oggetti possono essere restituiti al fornitore, contribuendo così a un’economia di tipo circolare.
Mentre i classici contenitori usa e getta esauriscono il loro ciclo vitale in breve tempo finendo in discarica o dispersi nell’ambiente, il vuoto a rendere si presenta come un’alternativa ecologica che permette il riuso più e più volte.
Nel caso delle bottiglie di vetro, questo ciclo di riutilizzo può estendersi fino a quaranta volte, mentre per le bottiglie in PET si può arrivare fino a venti utilizzi. Questo approccio non solo riduce il nostro impatto ambientale, ma si traduce anche in significativi risparmi energetici. Il riutilizzo di una bottiglia in PET per venti cicli, ad esempio, comporta una riduzione del 76% nel consumo complessivo di energia rispetto alla produzione di venti bottiglie separate.
Come funziona?
Il vuoto a rendere diventa quindi un’alternativa ecologica alle montagne di rifiuti di oggetti monouso, come bottiglie e contenitori. Il suo funzionamento è piuttosto semplice e si basa su una piccola cauzione che il compratore versa al venditore per “affittare” il contenitore. Una volta utilizzato il contenuto, il cliente riporta il contenitore e si fa restituire l’importo anticipato.
Il funzionamento del vuoto a rendere si articola in quattro fasi:
- Produzione sostenibile: vengono creati di contenitori, bottiglie e imballaggi resistenti, durevoli e riciclabili, oltre che, naturalmente, riutilizzabili.
- Distribuzione e uso: i prodotti vengono distribuiti ai consumatori attraverso canali di vendita o servizi di noleggio. I consumatori utilizzano i beni in modo normale, bevendo da bottiglie riutilizzabili o utilizzando contenitori per cibo.
- Restituzione: terminato l’utilizzo del contenuto, i clienti provvedono alla restituzione del contenitore. Questo può avvenire tramite punti di raccolta, come distributori automatici oppure negozi, dove i recipienti vengono puliti e controllati per la qualità.
- Riutilizzo: dopo la restituzione, i contenitori passano attraverso un processo di sanificazione e riempiti nuovamente con il prodotto. Una volta pronti, tornano in circolazione per essere nuovamente utilizzati dai consumatori.
Settori in cui può essere impiegato il vuoto a rendere
Sono diversi i settori in cui questa tecnica di riuso può trovare spazio.
Prima tra tutti, sicuramente l’industria delle bevande. Molte aziende che producono bevande, come le aziende di acqua minerale o bibite gassate, utilizzano il vuoto a rendere. Le bottiglie di vetro o plastica vengono raccolte, pulite e poi nuovamente riempite con bevande, riducendo notevolmente la necessità di produrre nuovi contenitori.
Anche nella ristorazione, i contenitori riutilizzabili, come quelli per il cibo da asporto, stanno diventando sempre più comuni. Dopo il consumo, i contenitori vengono riportati al locale per essere lavati e riutilizzati.
Alcuni negozi di generi alimentari offrono sconti o incentivi per l’uso di borse riutilizzabili o contenitori per frutta e verdura. I clienti possono restituire e riutilizzare questi contenitori ogni volta che fanno acquisti.
Vantaggi del vuoto a rendere
Tra i vantaggi del vuoto a rendere c’è sicuramente una riduzione dei rifiuti e il motivo è abbastanza scontato, implicito nello stesso funzionamento di questo tipo di sistema.
Un’indagine della piattaforma Reloop ha analizzato il ciclo vitale degli imballaggi per le bevande in 93 Paesi, soffermandosi in particolare sull’Europa. In vent’anni (dal 1999 al 2019), il consumo di bevande (in pet, lattine, brick o vetro) è cresciuto considerevolmente, da 685 miliardi a 1.300 miliardi di unità all’anno. Di conseguenza, la quota totale di mercato destinata al pet monouso è salita dal 17% al 42% e, allo stesso tempo, i vecchi sistemi di ricarica delle bottiglie sono stati utilizzati sempre meno.
Un’enorme quantità di rifiuti monouso che potrebbe essere notevolmente ridotta incentivando la restituzione e il riutilizzo di contenitori e bottiglie.
Il vuoto a rendere è un emblema dell’economia circolare, perché implica una drastica riduzione dell’utilizzo delle materie prime, dell’energia e delle risorse idriche per la realizzazione di nuovi materiali. In Paesi del Nord Europa come Danimarca e Norvegia, il vuoto a rendere è obbligatorio per diverse categorie di contenitori, e costituisce oltre il 70% del mercato complessivo dei contenitori per bevande.
Infine, occorre fare una riflessione: sebbene la raccolta differenziata sia un passaggio importante per l’attivazione di un’economia circolare, non deve essere considerata la soluzione finale. Ancora prima del riciclo, c’è la riduzione dei rifiuti. Il vuoto a rendere permette di produrre meno meno spazzatura, riducendo notevolmente le questioni legate allo smaltimento. Sebbene il riciclo dopo una corretta raccolta differenziata rimanga importante, il riutilizzo agisce come una misura preventiva e contribuisce a contenere il problema alla radice.
La situazione in Italia
In Europa, sono molti i Paesi che già da tempo utilizzano il vuoto a rendere. I precursori, senza dubbio, sono i Paesi del Nord Europa, Germania, Svezia, Finlandia, Danimarca. Ma non solo, visto che almeno altri undici Paesi sono intenzionati a introdurre questo sistema entro i prossimi anni: Austria, Cipro, Grecia, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito, Romania, Scozia, Turchia, Ungheria.
I benefici sono evidenti: un sistema di restituzione efficiente riduce notevolmente il littering, ovvero la dispersione di rifiuti nell’ambiente. Se ogni bottiglia di plastica abbandonata lungo la strada, sulla spiaggia o in un parco avesse un valore di 20 centesimi, ci sarebbe sicuramente qualcuno disposto a raccoglierla e incassare la somma, oppure ancora più semplicemente il proprietario non l’abbandonerebbe e sarebbe incentivato a riportarla indietro per ricevere il deposito cauzionale versato.
Un sistema di questo tipo introduce una vera trasformazione nel modo in cui gestiamo i rifiuti, poiché il consumatore paga il contenuto e prende in prestito il contenitore, che deve poi essere restituito per il rimborso del deposito.
E l’Italia a che punto è in questo percorso?
Al momento, manca un piano nazionale serio e impegnato in questa direzione e non esiste di fatto un obbligo legislativo sul vuoto a rendere.
Esistono alcuni esperimenti in atto di alcuni produttori come Acqua sant’Anna, Levico Acque con UniCoop Firenze e alcuni distributori come Decò-Multicedi/Gruppo Végé, ma restano ancora poco impattanti rispetto alla quantità di rifiuti monouso che produce il nostro Paese e soprattutto se comparati agli esempi in Europa già in vigore.
Concludendo…
Il vuoto a rendere promuove il riutilizzo dei contenitori, riducendo drasticamente i rifiuti monouso, in particolare quelli di plastica. Questo sistema, combinato con la raccolta differenziata, offre vantaggi ecologici significativi, inclusi risparmio energetico e supporto all’economia circolare.
Questo sistema può essere applicato in vari settori, come l’industria delle bevande e la ristorazione, come ci insegnano gli esempi in Germania, Svezia, Finlandia e Danimarca.
Nel nostro Paese, tuttavia, manca ancora un piano nazionale dedicato nonostante le potenzialità di un sistema che potrebbe garantire una gestione più sostenibile dei rifiuti e una riduzione del littering.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).