E siamo arrivati alle feste di fine anno, anche se le temperature che ci hanno accompagnato fino a esse, a parte gli ultimi giorni, hanno fatto pensare poco al clima natalizio.
Un cambiamento climatico al quale contribuiscono anche i nostri consumi alimentari, molto spesso poco avveduti e legati a uno spreco di materie insostenibile. L’invito, senza chiedervi delle rinunce nei giorni di festa, è quello di utilizzare alimenti sostenibili e di farlo al meglio, senza sprechi ed eccessi. Si può fare senza particolari sacrifici e usando il buon senso.
Quest’anno però non voglio scrivere il solito elenco di cibo e preparazioni, ma raccontarvi una storia (quando se non a Natale?) che potrete poi tradurre in manicaretti per imbandire le vostre tavole.
Parliamo del granchio blu, un crostaceo dal bel colore violaceo, diffusissimo nell’Oceano Atlantico dal Nord al Sud America, che da una decina d’anni è comparso in particolare nel nostro Adriatico, trasportato attraverso l’acqua con la quale si zavorrano le navi che attraversano i mari.
Bene direte, dove sta la notizia? Il fatto è che il buon granchio blu non è così gentile, ma un crostaceo aggressivo e onnivoro che assale e mangia molte specie che incontra, soprattutto gli avannotti, i piccoli dei pesci di varie razze, ma anche altri crostacei e bivalvi, attaccandoli sia direttamente che distruggendo le reti dei pescatori. Una specie tanto aggressiva da essere classificata come Invasive Alien Species (IAS).
Nel giro di una decina d’anni nell’Adriatico, dal Veneto alla Puglia, è scattato l’allarme rosso, alcune specie ittiche sono in pericolo di estinzione (e il granchio blu si sta spostando verso il Tirreno, ne sono state avvistate colonie importanti lungo le coste laziali e toscane).
Ma c’è anche la buona novella: le carni del granchio blu sono prelibate e adatte a varie interpretazioni gastronomiche. Si è dunque creata una sorta di joint venture tra associazioni ambientaliste, istituzioni, pescatori e ristoratori per creare una filiera che porti alla pesca del granchio blu per farlo arrivare, attraverso i mercati, alle nostre tavole.
Il primo progetto, BLUEAT – Alien is good, Alien is Food è nato grazie a un gruppo di giovani ricercatrici riminesi, ma in tutta la costiera adriatica stanno prendendo piede iniziative simili e anche nel Tirreno, a Sabaudia per esempio, si comincia a trovare e vendere il granchio blu.
Il prezzo è accessibile tra i 15 e i 20 euro al chilo, il prodotto è di ottima qualità e comprandolo si fa bene all’ecosistema marino e alla piccola pesca.
E anche al nostro palato. Un’insalata di granchio o un bel tagliolino: cosa c’è di meglio per le nostre tavole natalizie?
Alfonso Isinelli, millesimo 1962, ricercatore storico, collaboratore di guide enogastronomiche e autore di libri a cui dona naso e palato sopraffini, da sempre fautore di un consumo consapevole e lontano da modi e tempi che spesso rendono poco sostenibile anche il vivere quotidiano.