Già durante la giornata inaugurale della COP28, il 30 novembre, è stato raggiunto l’accordo per il Fondo Perdite e Danni (Loss and Damage). Questo strumento, orientato a compensare le conseguenze della crisi climatica nei Paesi in via di sviluppo, era nato l’anno scorso durante la COP27 di Sharm el Sheik anche se mancavano i dettagli operativi.
Sono state quindi annunciate le prime promesse di finanziamento: gli Emirati Arabi contribuiranno con 100 milioni di dollari, così come la Germania e l’Italia. Gli Stati Uniti si impegneranno con soli 17 milioni, mentre il Giappone con 10 milioni.
Gli accordi sul Fondo Perdite e Danni sono sicuramente un primo passo in avanti, ma, come confermano gli esperti, ancora troppo poco rispetto a quanto necessario.
Impegno dell’Occidente
Complessivamente, quindi, il Fondo Perdite e Danni ha raggiunto un totale concordato di 700 milioni di dollari. Una cifra ancora insufficiente, fanno sapere gli esperti: i Paesi responsabili dell’attuale crisi climatica contribuiranno solo per lo 0,2% al risanamento delle perdite economiche e non economiche irreversibili subite dai Paesi in via di sviluppo a causa del riscaldamento globale.
Secondo un’organizzazione non governativa, infatti, le perdite e i danni nei Paesi in via di sviluppo sono stimati a oltre 400 miliardi di dollari all’anno, con prospettive di aumento. Le stime annuali per il costo dei danni oscillano tra 100 e 580 miliardi di dollari.
Gli Emirati Arabi Uniti, in qualità di Paese ospitante della Cop28, hanno impegnato 100 milioni di dollari, cifra equiparata dalla Germania e superata di poco da Italia e Francia, che hanno promesso ciascuna 108 milioni di dollari. Gli Stati Uniti, tradizionalmente tra i principali emettitori di gas serra, hanno finora promesso soltanto 17,5 milioni di dollari. Il Giappone, terza economia mondiale dopo Stati Uniti e Cina, ha offerto 10 milioni di dollari.
Altri impegni includono la Danimarca con 50 milioni di dollari, Irlanda con 27 milioni di dollari, la Norvegia con 25 milioni di dollari, il Canada con meno di 12 milioni di dollari e la Slovenia con 1,5 milioni di dollari.
Alla ricerca di una soluzione globale e sostenibile
Secondo gli esperti di giustizia climatica, i finanziamenti per il Fondo Perdite e Danni dovrebbero essere presentati sotto forma di sovvenzioni e non di prestiti e dovrebbero essere rinnovati e aggiuntivi, indice di un nuovo impegno più consapevole dei Paesi occidentali.
Tuttavia, la natura e i tempi dei fondi promessi restano poco chiari, poiché pochi Paesi hanno fornito dettagli aggiuntivi, limitandosi a confermare precedenti impegni in modo vago.
L’accordo raggiunto rappresenta solo un primo passo nella definizione delle modalità di finanziamento delle perdite e dei danni: i dettagli verranno discussi durante i negoziati sul Bilancio Globale (GST), che avranno un ruolo cruciale nel determinare se il mondo riuscirà a mantenere la promessa di limitare il riscaldamento del Pianeta.
Il Global Stocktake, elemento essenziale concordato durante la COP di Parigi, fornisce una valutazione ampia e dettagliata dell’impegno dei vari Paesi, monitorando l’attuazione delle promesse e i progressi collettivi. Durante la fase dei negoziati, verranno aggiornati i piani quinquennali sul clima dei singoli Paesi. Per questo, i Paesi in via di sviluppo stanno spingendo per indicazioni chiare sui finanziamenti necessari per affrontare perdite e danni, oltre che per una graduale transizione verde e l’abbandono dei combustibili fossili.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).