15 attiviste che tutte dovremmo conoscere

Nel mondo esistono persone in grado veramente di cambiare le cose. Il loro impegno e coraggio dovrebbe essere fonti di ispirazione per tutti; in questo articolo celebriamo 15 attiviste che hanno fatto o stanno facendo la storia.

15 attiviste che tutte dovremmo conoscere - immagine di copertina

    Il termine attivista indica una persona che decide di non restare spettatrice di fronte alle ingiustizie, ma di agire, spesso con determinazione e coraggio, per cambiare ciò che non funziona nella società. Essere attivista non significa soltanto partecipare a manifestazioni o denunciare un problema: significa esporsi, prendere posizione, rischiare, insistere anche quando sembra impossibile modificare l’ordine delle cose.

    Molte donne nel mondo hanno interpretato questo ruolo con una forza straordinaria. Alcune hanno combattuto contro la violenza, altre hanno difeso l’ambiente, altre ancora hanno aperto la strada ai diritti civili, alla giustizia sociale o alla parità di genere. Ciò che le accomuna è la capacità di mettere in discussione poteri radicati, sistemi ingiusti o tradizioni oppressive, riuscendo a creare un impatto reale e duraturo. Le loro storie sono un invito a credere che il cambiamento sia possibile, anche quando muove i suoi primi passi dalle azioni di un’unica persona.

    Greta Thunberg, Svezia, 2003

    Greta Thunberg è diventata uno dei simboli globali della lotta al cambiamento climatico grazie alla sua determinazione e alla sua comunicazione diretta e priva di compromessi. Ha iniziato scioperando da sola davanti al Parlamento svedese, trasformando il suo gesto in un movimento planetario conosciuto come Fridays for Future. Ha parlato alle Nazioni Unite, denunciato apertamente l’inazione dei governi e ispirato milioni di giovani a mobilitarsi per chiedere politiche più ambiziose in materia ambientale. La sua forza è nella capacità di dare voce scientifica e morale a una generazione che teme per il proprio futuro, costringendo la politica a confrontarsi con una delle sfide più urgenti del nostro tempo.

    Malala Yousafzai, Pakistan, 1997

    Malala Yousafzai è oggi un simbolo mondiale del diritto all’istruzione. Cresciuta in una regione pakistana duramente colpita dall’estremismo, ha iniziato giovanissima a denunciare le restrizioni imposte alle ragazze che volevano studiare. Nel 2012 è sopravvissuta a un attentato dei talebani, diventando ancora più determinata a difendere il diritto all’educazione. Nel 2014 è stata insignita del Premio Nobel per la Pace, la più giovane di sempre a riceverlo. Da allora dedica la sua vita al Malala Fund, con cui promuove programmi educativi in tutto il mondo e sostiene le giovani ragazze che vogliono costruirsi un futuro libero e indipendente.

    Wangari Maathai, Kenya, 1940–2011

    Wangari Maathai è stata una delle più importanti ambientaliste africane, fondatrice del Green Belt Movement, un’organizzazione che ha portato alla piantumazione di milioni di alberi in Kenya per combattere la deforestazione e migliorare le condizioni di vita delle comunità locali. Il suo lavoro ha unito protezione dell’ambiente, diritti delle donne e giustizia sociale. Nel 2004 è diventata la prima donna africana a ricevere il Premio Nobel per la Pace. La sua eredità è un modello di attivismo in cui ecologia e diritti umani sono indissolubilmente legati.

    Rosa Parks, USA, 1913–2005

    Rosa Parks è considerata la madre del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. Nel 1955 rifiutò di cedere il suo posto su un autobus a un passeggero bianco, sfidando le leggi segregazioniste dell’epoca. Quel gesto semplice ma rivoluzionario innescò il boicottaggio dei bus di Montgomery, una delle più importanti proteste contro la discriminazione razziale. Parks continuò per tutta la vita a lavorare per la giustizia sociale, portando avanti programmi educativi e sostenendo le comunità più vulnerabili. La sua storia mostra come un singolo atto di coraggio possa dare origine a un enorme cambiamento collettivo.

    Rigoberta Menchú, Guatemala, 1959

    Rigoberta Menchú è una voce fondamentale nella difesa dei diritti dei popoli indigeni dell’America Latina. Cresciuta durante la guerra civile guatemalteca, ha denunciato le persecuzioni subite dalla sua comunità e ha promosso per tutta la vita il rispetto delle culture e delle tradizioni native. Nel 1992 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo lavoro di testimonianza e difesa dei diritti umani. La sua autobiografia, che racconta le ingiustizie vissute dal popolo Maya Quiché, è diventata un testo di riferimento globale per comprendere le lotte indigene.

    Leymah Gbowee, Liberia, 1972

    Leymah Gbowee ha guidato un potente movimento pacifista di donne che ha contribuito in modo determinante alla fine della seconda guerra civile in Liberia. Riunendo donne cristiane e musulmane, ha promosso scioperi, proteste non violente e negoziazioni che hanno portato al processo di pace del 2003. Nel 2011 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo ruolo decisivo nella ricostruzione del Paese e per il suo impegno continuo nel rafforzamento delle donne come protagoniste politiche e sociali.

    Tarana Burke, USA, 1973

    Tarana Burke è l’attivista che ha creato il movimento Me Too già nel 2006, molto prima che diventasse virale a livello globale. Ha dedicato la sua carriera a sostenere le sopravvissute alla violenza e alle molestie sessuali, in particolare tra le comunità afroamericane. Con lo stesso movimento ha contribuito a rompere un silenzio radicato e a portare l’attenzione mondiale sulle dinamiche di abuso di potere. Il suo lavoro continua oggi nella promozione di programmi di giustizia, prevenzione e guarigione per le vittime.

    Shirin Ebadi, Iran, 1947

    Shirin Ebadi è un’avvocata e attivista per i diritti umani, nota per la sua difesa dei diritti delle donne e dei bambini in Iran. È stata una delle prime giudici donna del Paese e, nonostante persecuzioni e intimidazioni, ha continuato a battersi per le libertà civili. Nel 2003 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace, diventando la prima donna musulmana a ottenerlo. La sua attività internazionale e le sue pubblicazioni hanno contribuito a far conoscere al mondo la complessità e le sfide della società iraniana.

    Simone de Beauvoir, Francia, 1908–1986

    Simone de Beauvoir è una figura cardine del pensiero femminista moderno. Filosofa, scrittrice e intellettuale, ha analizzato le radici culturali e sociali della subordinazione femminile. Il suo libro Il secondo sesso è considerato una delle opere più influenti del femminismo del Novecento, capace di ispirare generazioni di donne a interrogarsi sul proprio ruolo nella società e a rivendicare libertà e autodeterminazione. De Beauvoir ha unito teoria, scrittura e impegno politico, lasciando una traccia indelebile nella cultura occidentale.

    Mary Robinson, Irlanda, 1944

    Mary Robinson è stata la prima presidente donna dell’Irlanda e, successivamente, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. La sua carriera è sempre stata orientata alla difesa dell’uguaglianza, della giustizia sociale e dei diritti delle minoranze. Negli ultimi anni si è affermata come una delle voci più autorevoli nella lotta al cambiamento climatico, sostenendo un approccio che unisca diritti umani e sostenibilità. Il suo lavoro mostra come l’attivismo possa trovare spazio anche nelle più alte istituzioni politiche.

    Nadia Murad, Iraq, 1993

    Nadia Murad è una sopravvissuta al genocidio della comunità yazida perpetrato dall’ISIS e ha trasformato la sua tragica esperienza in un impegno globale contro la violenza sessuale nei conflitti. Ha raccontato senza timore gli abusi subiti e ha denunciato i crimini commessi contro il suo popolo. Nel 2018 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo coraggio e la sua determinazione nel dare voce alle vittime di guerra. Oggi continua a lavorare attraverso la sua fondazione per garantire giustizia e protezione alle minoranze perseguitate.

    Marielle Franco, Brasile, 1979–2018

    Marielle Franco è stata una politica, sociologa e attivista per i diritti delle comunità nere, delle donne e delle persone LGBTQ+ nelle favelas di Rio de Janeiro. Proveniente da una realtà segnata da violenze e ingiustizie, ha portato in politica la voce di chi spesso rimane invisibile. Il suo assassinio nel 2018 ha scatenato proteste in tutto il mondo e l’ha trasformata in un simbolo della lotta contro la violenza di stato e l’oppressione delle minoranze. Il suo lavoro continua a ispirare movimenti per i diritti civili in Brasile e oltre.

    Benazir Bhutto, Pakistan, 1953–2007

    Benazir Bhutto è stata la prima donna a guidare un Paese a maggioranza musulmana in qualità di Primo Ministro del Pakistan. La sua figura è controversa, ma il suo ruolo pionieristico ha segnato la storia dell’Asia. Ha cercato di modernizzare il Paese, promuovere l’educazione e dare maggiore spazio alle donne nella società pakistana. Il suo assassinio nel 2007 ha interrotto una vita dedicata alla politica e al tentativo di trasformare il Pakistan in una nazione più aperta e democratica.

    Chimamanda Ngozi Adichie, Nigeria, 1977

    Chimamanda Ngozi Adichie è una scrittrice e intellettuale nigeriana che, attraverso romanzi, saggi e interventi pubblici, è diventata una delle voci più influenti del femminismo contemporaneo. La sua conferenza We Should All Be Feminists ha avuto un impatto globale, contribuendo a ridefinire il linguaggio e la percezione del femminismo nel XXI secolo. Con la sua scrittura indaga identità, migrazione, storia coloniale e condizione femminile, portando nel dibattito internazionale prospettive spesso ignorate.

    Alexandria Ocasio-Cortez, USA, 1989

    Alexandria Ocasio-Cortez, spesso indicata con le iniziali AOC, è una delle figure più giovani e progressive della politica statunitense contemporanea. È diventata un punto di riferimento per le battaglie sul clima, sull’equità economica e sulla giustizia sociale. Il suo impegno all’interno del Congresso ha dato nuova visibilità alle istanze delle comunità marginalizzate e ha ispirato molte giovani donne a credere nella possibilità di un cambiamento politico concreto. La sua capacità comunicativa e la coerenza delle sue posizioni l’hanno resa un modello di attivismo istituzionale.

     

    Ti consigliamo anche

    Link copiato negli appunti