Grande partecipazione ieri mattina, 15 settembre, al sit-in organizzato da WWF Abruzzo e altre associazioni ambientaliste e animaliste per chiedere lo stop alla recente delibera regionale che autorizza l’abbattimento selettivo di 469 cervi in Abruzzo. Già in 100 mila avevano firmato la petizione online lanciata su Change.org per bloccare quella che sembra “una scelta politica mascherata da necessità”.
Abbattimento di cervi in Abruzzo: la delibera e le motivazioni della giunta
Un mese fa, infatti, la delibera n. 509 dell’8 agosto 2024, firmata dal presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio (Fratelli d’Italia) ha autorizzato l’abbattimento di 469 cervi in due specifiche aree della provincia dell’Aquila. Secondo un monitoraggio richiesto dalla Regione, infatti, la popolazione di cervi avrebbe raggiunto numeri preoccupanti, addirittura raddoppiando rispetto al 2018. Questo aumento, secondo le autorità, provocherebbe impatti negativi sulle attività agricole e aumenterebbe il rischio di incidenti stradali per l’attraversamento di questi animali.
Il piano di abbattimento prevede un “prelievo selettivo”, attivo dal 14 ottobre 2024 al 15 marzo 2025, che consentirà ai cacciatori abilitati di uccidere cervi di diverse fasce di età, inclusi cerbiatti, giovani adulti e maschi adulti. Le femmine potranno essere abbattute a partire dai 2 anni di età, mentre i maschi dai 5 anni in su. Secondo la giunta regionale, questo intervento è necessario per mantenere l’equilibrio tra la popolazione dei cervi e le altre componenti biologiche e antropiche del territorio garantendo comunque la conservazione della specie.
Oltre all’aspetto ecologico, la delibera prevede un sistema di compensazione economica per i cacciatori. A ogni animale abbattuto corrisponde infatti una somma di denaro da versare agli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC). Le tariffe variano in base all’età e al sesso degli animali: 50 euro per i cuccioli, 100 euro per le femmine, 150 euro per i giovani maschi e 250 euro per i maschi adulti. Per i cacciatori non residenti in Abruzzo, queste cifre vengono raddoppiate. Le associazioni ambientaliste hanno duramente criticato questo sistema, definendolo un incentivo che avvantaggia un ristretto gruppo di cacciatori a scapito della biodiversità e della fauna locale.
Il sit-in di protesta a L’Aquila
Per bloccare quella che WWF Abruzzo ha definito più “una scelta politica mascherata da necessità” che una reale esigenza, l’associazione animalista ha aperto una petizione online su Change.org a cui hanno aderito 100 mila persone e organizzato la manifestazione di ieri. In più, gli avvocati delle associazioni stanno già lavorando per preparare il ricorso al TAR.
La decisione della giunta abruzzese ha infatti suscitato un certo clamore tra popolazione, associazioni e personalità della cultura e dello spettacolo. Hanno aderito alla protesta più di venti associazioni, tra cui WWF, Lipu, ENPA e LAV, oltre a rappresentanti di partiti politici e cooperative che operano nel settore del turismo naturalistico.
I manifestanti hanno chiesto alla giunta regionale di ritirare la delibera e di trovare soluzioni alternative per gestire i presunti danni provocati dai cervi, senza ricorrere all’abbattimento. Gli organizzatori hanno sottolineato la necessità di un approccio diverso, che tuteli la biodiversità e non sacrifichi animali per ragioni di sicurezza o interessi economici.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).