Quanto sono consapevoli i cittadini italiani ed europei del climate change? Sono pronti ad affrontare le sfide e i costi economici e sociali legati al cambiamento climatico e alla transizione ecologica?
Uno studio, Gli italiani e il mutamento climatico: un barometro eco-sociale condotto da Maurizio Ferrera per la Fondazione Lottomatica, ha provato a rispondere a queste domande.
In Europa, gli italiani sono i più preoccupati per gli effetti che il climate change produrrà sulle prossime generazioni. E in tema di consapevolezza delle questioni correlate a questo problema, si collocano terzi, dopo polacchi e tedeschi.
Per garantire un futuro all’Europa e all’intero Pianeta, la lotta al cambiamento climatico e la transizione verde sono target non più rimandabili: questi obiettivi comporteranno ingenti costi finanziari, politici e sociali e accentueranno i conflitti eco-sociali. Ecco quindi perché analizzare gli orientamenti principali dell’opinione pubblica.
Le premesse dell’indagine
Gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050 prefissati nel 2019 e stabiliti attraverso il Green Deal impegnano i Paesi dell’UE nella lotta al cambiamento climatico. Riduzione delle emissioni, compensazioni e transizione energetica le strategie principali per raggiungere questo target.
Le politiche verdi dovrebbero avere benefici diffusi, ma la maggior parte dei costi si concentreranno su specifici settori produttivi, categorie sociali e territori.
Quali sono le reali consapevolezze della popolazione? Qual è l’orientamento dell’opinione pubblica in merito a queste tematiche?
Il sondaggio di cui parliamo oggi è stato effettuato alla fine del 2022, su un campione di di 1.500 persone per Paese di sette Paesi europei – Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito, Spagna e Svezia.
Le macrotematiche affrontate sono quattro:
- conoscenza dei cittadini sul cambiamento climatico in corso e grado di importanza attribuita al fenomeno;
- preoccupazioni e i timori connessi alle sue conseguenze;
- azioni ecosostenibili e responsabili che gli intervistati compiono nella loro vita quotidiana;
- preferenze dei cittadini sulle priorità che i governi dovrebbero avere nella distribuzione dei costi della transizione.
Italiani e climate change: i risultati principali
L’analisi riporta una certa conoscenza e sensibilità al tema della crisi climatica, evidenziando allo stesso tempo un grado di polarizzazione nella questione ambiente-welfare-crescita. Questo andamento potrebbe confermare una nuova linea di conflitto ecosociale.
Il 79% degli italiani si dichiara informato sul tema dei cambiamenti climatici (il 20% si dichiara molto informato, mentre il 59% abbastanza informato). Una percentuale maggiore rispetto a svedesi (58%), spagnoli (54%), francesi (72%) e inglesi (77%), ma minore rispetto a tedeschi (84%) e polacchi (86%).
Per il 55% degli italiani il clima mondiale starebbe cambiando soprattutto a causa dell’attività umana (il 31% degli intervistati ritiene che a contribuire a questi mutamenti sia non solo l’attività umana, ma anche cause naturali).
Alla domanda: «In che misura ritiene che il cambiamento climatico rappresenti una minaccia?», gli intervistati italiani si mostrano molto preoccupati per le future generazioni (con un punteggio di 9 su una scala da 1 a 10) e abbastanza preoccupati per il proprio Paese (con un punteggio di 8,1) e per il mondo intero (8,6). Tra le conseguenze più temute rientrano la questione energetica (97%) e gli effetti sulla sicurezza occupazionale ed economica delle famiglie (67%).
Come sottolineato dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, i comportamenti individuali sono fondamentali per arginare le conseguenze correlate al riscaldamento globale, soprattutto nei Paesi industrializzati. Molti cittadini europei si mostrano più coscienti di queste dinamiche rispetto al passato, adottando nel quotidiano alcune abitudini green.
Gli italiani intervistati in questo sondaggio mostrano una certa attenzione verso l’ambiente nelle loro attività quotidiane. Il 94% degli intervistati dichiara di fare la raccolta differenziata, il 74% di risparmiare sul consumo di acqua e di energia, il 46% di scegliere modalità di viaggio e trasporto rispettose dell’ambiente e il 45% di privilegiare cibi e vestiti con etichetta verde e una dieta sostenibile.
Nell’indagine, si sottolinea un’importante dinamica, ovvero il rapporto tra sostenibilità economica e crescita economica e la stretta correlazione con il welfare. E mentre risulta più semplice conciliare due componenti, il compito più arduo consiste nel bilanciare tutte e tre. Un difficile trilemma che porta a idee e priorità discordanti. Cos’ha la priorità secondo gli italiani? La sostenibilità oppure la crescita?
Considerando la media dei sette Paesi, il 39% preferisce la protezione dell’ambiente, anche a discapito della crescita, mentre il 34% opta per la soluzione opposta. Solo un quarto degli intervistati, sceglie una soluzione di compromesso.
Un’opinione polarizzata, che si riflette, in piccolo, anche tra gli intervistati italiani. Il 17,8% della popolazione italiana si dichiara favorevole alla transizione a scapito della crescita, senza però compromettere il welfare. Il 14,7% sceglie crescita e welfare anche se ciò comporta sacrificare la sostenibilità ambientale. Solo il 9% degli italiani opta per un compromesso tra sostenibilità ambientale e sviluppo economico, eventualmente facendo qualche rinuncia in termini di protezione sociale.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).