Se dopo Adolescence ti sei ritrovato a fissare lo schermo spento con la stessa espressione attonita di chi ha appena letto il referto di una risonanza magnetica emotiva, sappi che non sei solo. La serialità contemporanea ha scoperto che osservare l’adolescenza sprofondare nella palude di famiglie tossiche, dipendenze, colpe e silenzi è più efficace di qualunque cliffhanger. E mentre Adolescence ha fatto centro con la sua grammatica visiva implacabile e un cast che reggeva ogni silenzio come fosse un grido, esistono altre serie che, con eleganza o brutalità, raccontano lo stesso spaesamento generazionale. Ecco 7 serie da guardare se ti è piaciuto Adolescence, direttamente dai nostri consigli di Managaia.
Euphoria
La regina indiscussa del trauma adolescenziale contemporaneo. Euphoria di Sam Levinson fa sembrare qualsiasi altro teen drama una festa di compleanno al McDonald’s. Rue, interpretata da una Zendaya in stato di grazia, fluttua tra tossicodipendenza, depressione e relazioni malsane mentre lo spettatore è trascinato in un incubo psichedelico a base di neon, glitter e lacrime vere. Non è solo una serie, è una discesa agli inferi.
The Virtues
Stephen Graham — garanzia di disagio emotivo — interpreta Joseph, uomo che tenta di ricucire un passato devastato dall’abuso e dalla solitudine. Jack Thorne e Shane Meadows firmano una serie che ti strappa l’anima con la delicatezza di una pinza arrugginita. Se Adolescence ti ha dato l’illusione che il peggio fosse passato, The Virtues è pronta a smentirti.
13 Reasons Why
Bersagliata, discussa, censurata e idolatrata. La serie prodotta da Selena Gomez ha riportato al centro del discorso pubblico il suicidio adolescenziale, il bullismo e l’omertà scolastica. Seppur accusata di voyeurismo, ha avuto il merito (o il demerito, dipende da chi chiedi) di squarciare il velo di ipocrisia che avvolge certi temi. E anche qui, come in Adolescence, nessuno è davvero innocente.
Baby Reindeer
Spostiamoci su un terreno meno esplorato: l’abuso psicologico raccontato dal punto di vista maschile. La miniserie di Netflix — cruda, disturbante, quasi teatrale — narra la storia vera di Richard Gadd, tra stalking, manipolazione e traumi mai risolti. Non è una serie sull’adolescenza in senso stretto, ma mostra bene come i fantasmi piantino le tende già da giovani e non se ne vadano più.
Mare of Easttown
Kate Winslet si trasforma nella detective Mare Sheehan e ci trascina in una cittadina americana corrosa dal dolore e dai segreti. Come Adolescence, Mare of Easttown scava nel fango delle famiglie spezzate e delle comunità che si fingono compatte solo fino alla prossima tragedia. Una serie magistrale che ci ricorda che l’adolescenza è fragile anche quando non è più la nostra.
Skins
Vecchia scuola? Forse. Ma Skins ha aperto la strada a tutte le serie citate finora. Quando la BBC la trasmise nel 2007, fu accusata di eccessi e immoralità. In realtà, raccontava con feroce onestà l’adolescenza disfunzionale e sballata di una generazione che preferiva autodistruggersi piuttosto che ascoltare prediche da adulti distratti. E, nonostante gli anni passati, regge ancora botta.
Unorthodox
Chiudiamo con una serie che, pur non trattando l’adolescenza in senso stretto, racconta con una lucidità disarmante la fuga da un sistema familiare e sociale oppressivo. Unorthodox, ispirata alla storia vera di Deborah Feldman, segue Esty, giovane donna che si ribella a una comunità ultra-ortodossa e cerca, letteralmente, di riscrivere il proprio destino. Per chi cerca storie di emancipazione, anche a costo di ferite profonde.
