Negli ultimi anni è notevolmente cresciuto il numero di persone passate a un’alimentazione vegana, eliminando dalla propria dieta tutti i prodotti derivati dagli animali, dalla carne al formaggio, dal pesce alle uova.
Assieme al numero di vegani è cresciuto anche l’odio verso i vegani, accusati di un atteggiamento troppo ostile verso chi non abbraccia la loro filosofia.
Chi scrive questo articolo è onnivoro, ma ciò non toglie che alcuni dubbi di varia natura sul trattamento che l’uomo ha riservato agli animali possano nascere a prescindere dalla propria dieta. Recentemente mi è capitato di essere a cena con un’attivista vegana, avete presente? Una di quelle che lancia secchiate di sangue sui muri delle macellerie, che urla nuda in mezzo alla strada e che protesta ogni volta che ne ha la possibilità, e non ho perso l’occasione per farle alcune domande sulla sua attività e su ciò che la spinge a essere un’attivista.
Tash Peterson
L’attivista in questione si chiama Tash Peterson, è una giovane ragazza australiana che assieme al fidanzato, anch’egli attivista vegano, sta viaggiando per il mondo per protestare contro le violenze sugli animali.
L’ho conosciuta durante un evento culinario (una pizzata) in cui eravamo tutti estranei e durante le classiche domande di rito – di dove sei, che cosa fai, etc. – Tash ha accennato di essere un’attivista vegana, senza aggiungere altro a riguardo durante tutta la serata.
A fine cena sono stato io ad avvicinare i due ragazzi per chiedere maggiori informazioni su che cosa significhi essere un’attivista vegano, su cosa fanno e sul perché delle loro azioni, cercando anche di punzecchiarli per vedere le reazioni.
Potete visitare il sito internet di Tash cliccando qui, quando l’ho conosciuta aveva anche un profilo Instagram molto seguito, ma attualmente risulta bloccato (@vganbooty).
La mia esperienza
L’argomento vegani contro il resto del mondo mi ha sempre incuriosito, perché rappresenta una delle tante tematiche in cui la mia esperienza personale è completamente diversa da quella mostrata dai mass media.
In televisione, sui social network o addirittura chiacchierando con amici e familiari, ho sentito spesso parlare di ipocrisia vegana, di nazivegani e di vegani noiosi, fastidiosi e prepotenti, ma non mi è mai capitato di conoscerne uno personalmente. Speravo che Tash potesse essere la prima della mia lista per avere a mia volta qualcosa da raccontare, i presupposti c’erano tutti, ma non è stato così.
L’attivismo vegano
Nonostante la pacatezza della cena e dei miei rapporti con la coppia di giovani attivisti, le azioni di questi ragazzi e il messaggio veicolato sui media è molto forte, diretto e radicale.
“Se non sei vegano, sei un assassino!”
Tash è ad esempio entrata in un ristorante che aveva recentemente dichiarato di non servire i vegani, urlando e sbraitando nel bel mezzo del servizio condannando il proprietario del locale.
Oppure la si può vedere in bikini davanti a banchetti che vendono carne durante fiere o mercati, sventolando cartelli con messaggi molto diretti e pronta a confrontarsi con chi la attacca.
O ancora la si può trovare in prossimità degli allevamenti intensivi con l’obiettivo di raccontare che cosa succede al loro interno.
Utilizza il proprio corpo per attirare l’attenzione sul concetto di carne e il proprio cervello per argomentare la sua tesi. Chiede ai passanti quale sia la differenza tra mangiare un maiale e un cane, quale sia la logica per cui riteniamo lecito il trattamento che abbiamo riservato agli animali. Mostra come negli allevamenti intensivi di galline, i pulcini maschi vengano gettati a terra e calpestati, mentre le future galline vengano tenute in vita, destinate unicamente a soddisfare il nostro fabbisogno di uova.
Certamente i modi possono non essere condivisi, però si fa fatica a non condividere i suoi contenuti.
O perlomeno, nei vari video in cui interagisce con l’altra fazione, non ho sentito argomentazioni realmente sensate da parte dei carnivori, per lo più rispondono infatti con frasi come “l’uomo è sempre stato carnivoro”, “per produrre verdure si uccidono gli insetti” o “Dio era carnivoro”. Ma nessuno spiega quale sia la differenza tra macellare un cane e un maiale, se sia giusto o meno mangiare un animale che in molti ritengono domestico, come il coniglio, o un animale che da sempre ha rappresentato un forte alleato dell’uomo, come il cavallo.
Conclusioni
Nonostante i modi, l’intento degli attivisti vegani è quello di invitare a riflettere sulla nostra società e in particolare modo sul rapporto con gli animali. Ci troviamo in un’era caratterizzata dalla polarizzazione, ossia dalla necessità di estremizzare i concetti, fenomeno evolutosi grazie ai social network che ci hanno divisi su tutte le questioni. Per forza di cose quindi anche l’attivismo vegano deve essere forte, estremo e radicale per avere un senso.
Nonostante la nostra dieta e le nostre convinzioni, dobbiamo prendere atto che i tempi cambiano, e che negli ultimi decenni i cambiamenti sono stati enormi. L’industrializzazione e l’evoluzione tecnologica hanno aumentato in maniera esponenziale la possibilità di produrre carne e di esportarla, e ad oggi i numeri legati alla produzione e al consumo di prodotti derivati dagli animali in tutto il mondo sono enormi. O forse sarebbe meglio dire eccessivi.
Certamente l’uomo ha fondato la propria evoluzione sul consumo di carne, ma c’è una grossa differenza tra la caccia finalizzata alla sopravvivenza e calpestare e uccidere un pulcino perché inutile all’uomo.
Come spesso accade, probabilmente la verità sta nel mezzo.
Se non sei vegano non sei un assassino, ma allo stesso tempo fare finta che certe pratiche di cui siamo tutti complici non rappresentino una barbarie non ci rende certamente persone migliori.

Alessandro Chiarato, nato nella ridente città di Rovigo nel 1988, si occupa di comunicazione e marketing digitale con grande attenzione alle questioni legate all’utilizzo (o all’abuso) dei dati. Appassionato di tecnologia, guarda speranzoso alle innovazioni che arrivano da tutto il mondo in attesa di vedere una maggiore e reale attenzione verso le problematiche principali del nostro Pianeta e della nostra quotidianità, che riguardano quindi ciò che mangiamo, beviamo e respiriamo.