Al via un importante appuntamento per l’Agenda 2030, ovvero i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ratificati da tutti i Paesi ONU il 25 settembre del 2015. Da oggi 18 settembre 2023 si terrà infatti a New York il nuovo SDG Summit delle Nazioni Unite, un incontro voluto per riflettere sul percorso che, entro il 2030, dovrebbe portare al conseguimento di tutti gli obiettivi concordati. Eppure la strada sembra ancora in salita, almeno a giudicare dai risultati raggiunti fino a oggi. In altre parole, riusciremo davvero a raggiungere questi target?
L’Agenda 2030 in pillole
Abbiamo già parlato diffusamente dell’Agenda 2030 ratificata nel 2015, un progetto voluto dalle Nazioni Unite per raggiungere a livello mondiale una maggiore equità ambientale, sociale, economica entro la fine di questo decennio. È tuttavia utile fare un passo indietro, per riprenderne i concetti fondamentali, per chi non fosse al corrente di questo importante percorso e dei suoi 17 obiettivi di sostenibilità.
L’Agenda 2030 nasce nel 2015, inserendosi nel percorso già tracciato dai precedenti Obiettivo di Sviluppo del Millennio. Tramite la Risoluzione A/RES/70/1 del 25 settembre dello stesso anno, tutti i 193 Paesi appartenenti alle Nazioni Unite hanno ratificato il raggiungimento entro il 2023 di 17 importanti obiettivi, dei traguardi di sostenibilità a 360 gradi. Non si parla infatti soltanto di tutela ambientale, come la sostenibilità viene intesa nel pensiero comune, ma anche di lotta alla povertà, eliminazione delle diseguaglianze di genere, uguale accesso alle risorse, istruzione universale e molto altro ancora. A differenza degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, che prevedevano una diversificazione dei target tra Paesi ricchi e nazioni in via di sviluppo, nel 2015 si è optato per un nuovo carattere universale, poiché “non vi è sviluppo sostenibile senza uguale accesso alle risorse per tutti“.
Eppure, a 8 anni di distanza dalla promessa sottoscritta da ogni singola nazione partecipante, il raggiungimento di questi obiettivi di sostenibilità appare ancora lontano. Certo, la pandemia e il recente conflitto tra Russia e Ucraina hanno giocoforza rallentato il percorso, tuttavia serve maggiore impegno dai governi di tutto il mondo. Ed è proprio per questo che, in occasione del summit di New York, le Nazioni Unite hanno lanciato la campagna di sensibilizzazione Unite To Act affinché i singoli possano chiedere ai loro governatori un maggiore impegno nel mantenimento della promessa data.
17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile: a che punto siamo?

Per comprendere a che punto si trova il tragitto che porterà al raggiungimento dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile, di recente le stesse Nazioni Unite hanno reso disponibili studi, dati e statistiche. E, purtroppo, la situazione appare meno rosea di quanto si possa pensare, con molti target ancora lontani da un effettivo miglioramento. Proprio per questo motivo serve un maggiore sforzo a livello internazionale, così come emerge alla vigilia del Summit di New York.
Entrando nel dettaglio di ogni singolo SDG – ovvero di ogni Sustainable Development Goal, così come sono definiti ufficialmente gli obiettivi – questi sono i traguardi a oggi non ancora raggiunti:
- Eliminazione della povertà: è probabilmente uno degli obiettivi più difficile da raggiungere entro il 2030, poiché le stime dell’ONU – in assenza di interventi mirati nei prossimi anni – parlano purtroppo di 575 milioni di persone sotto la soglia di sussistenza minima entro la fine del decennio.
- Eliminazione della fame nel mondo: anche in questo caso, ci si trova molto distanti dal traguardo fissato entro il 2030. Ben 600 milioni di persone potrebbero non avere accesso a risorse alimentari sufficienti per garantire almeno un pasto al giorno.
- Salute universale: la possibilità di accedere a servizi per la salute, e di vivere una vita di sostanziale benessere, rappresenta uno degli obiettivi di sostenibilità più importanti da raggiungere entro il decennio. La situazione attuale è però ancora preoccupante e, anzi, a causa della pandemia le condizioni globali sembrano essere addirittura peggiorate. A oggi, quasi 400 milioni di persone non possono permettersi cure farmacologiche ed ospedaliere, a esserne maggiormente colpite sono le donne e i loro figli.
- Istruzione per tutti: anche questo traguardo sembra ancora lontano. Ai ritmi attuali, nel 2030 più di 300 milioni di bambini non potranno contare su livelli di alfabetizzazione adeguati. Di questi, quasi 90 milioni non cominceranno nemmeno la scuola.
- Inclusione, genere e uguaglianza: purtroppo, anche questo obiettivo appare ancora un miraggio e difficilmente si riuscirà a eradicare nei prossimi sette anni. Basti pensare che, con le attuali normative mondiali, potrebbero essere necessari più di 150 anni affinché sia possibile una perfetta equità salariale tra uomini e donne. E quasi 300 per eliminare le discriminazioni di genere in ogni ambito di vita.
- Servizi igienici e accesso all’acqua: spesso diamo per scontata l’importanza di poter accedere a servizi igienici, la misura di prima linea per evitare pericolose conseguenze sulla salute e la diffusione di pericolose epidemie. Eppure, più di 2 miliardi di persone non dispongono di strutture igieniche tali da garantire la pulizia quotidiana delle mani e quasi 2.5 miliardi di persone non dispongono di fonti d’acqua sicure.
- Energia pulita per tutti: si parla spesso degli investimenti in fonti rinnovabili, e di altre affascinanti tecnologie, per produrre sempre più energia pulita, a impatto quasi zero a livello ambientale. Eppure queste soluzioni, oggi accessibili anche a prezzi mediamente contenuti, rimangono una prerogativa dei Paesi sviluppati. Quasi 700 milioni di persone non dispongono di energia sufficiente per accendere una lampadina e, senza troppe sorprese, si trovano tutte in Paesi dall’economia ancora precaria, dove approfittare di impianti fotovoltaici o eolici a basso prezzo è impossibile.
- Dignità del lavoro: il lavoro è essenziale per la sussistenza umana, sia come fonte di realizzazione personale che di reddito. Eppure, il trend – anche nelle nazioni più ricche – è quello di una sempre più evidente precarizzazione del lavoro, sempre più saltuario e privo di tutele. Entro fine decennio, più di 2 miliardi di persone potrebbero trovarsi in condizioni lavorative non sicure.
- Sviluppo industriale e infrastrutture: nonostante i buoni propositi, sul fronte dello sviluppo industriale e la disponibilità di infrastrutture, il mondo continua a procedere a due velocità. Ritmi di crescita costanti in Europa, Stati Uniti, Brasile e Cina, grandi difficoltà nel resto dell’Asia, in Africa e in Oceania. In particolare, preoccupa il sempre più diseguale accesso alle tecnologie di comunicazione, essenziali in un’era di globalizzazione.
- Diseguaglianze fra popoli: ancora moltissime persone lasciano i loro Paesi d’origine a causa di condizioni di vita impossibili, come guerra e povertà estrema. Solo nel 2022, più di 35 milioni di persone hanno chiesto lo status di rifugiato in un Paese estero.
- Diritti abitativi: più di un miliardo di persone oggi non dispone di una residenza stabile, tra capanne e ripari improvvisati. E senza politiche d’integrazione adeguate, questo numero è destinato a crescere vertiginosamente entro il 2030.
- Consumi e accesso alle risorse: la diseguaglianza all’accesso alle risorse è ancora molto elevata in tutto il mondo, con i Paesi industrializzati che consumano fino a 10 volte di più di quelli in via di sviluppo.
- Cambiamenti climatici: purtroppo, l’obiettivo di rimanere sotto agli 1.5 gradi di aumento della temperatura media globale rispetto al periodo preindustriale, così come definito dagli Accordi di Parigi nel 2015, va sempre più sfumando. Senza interventi immediati di contenimento delle emissioni, questo target non potrà essere raggiunto.
- Protezione della biodiversità marina e terrestre: anche questi due obiettivi degli SDG rischiano di non essere raggiunti. Negli oceani la biodiversità diventa sempre più povera, a causa dell’acidificazione degli oceani e del surriscaldamento di mari. Nel frattempo, l’uomo continua a distruggere le risorse naturali sulla terraferma, al ritmo di più di 100 milioni di ettari l’anno.
- Giustizia sociale e pace universale: con la guerra tra Russia e Ucraina in corso, e decine di altri conflitti a livello mondiale, l’obiettivo della pace universale sembra ancora lontano. Nel 2022 si sono registrati quasi 110 milioni di sfollati a causa dei conflitti, mentre crescono il numero di omicidi e di reati di discriminazione.
- Cooperazione internazionale: servono ancora accordi adeguati tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo, per la ridistribuzione delle risorse e della ricchezza, affinché tutte le nazioni possano davvero approfittare di un processo di sviluppo sostenibile.
Insomma, la strada per raggiungere questi 17 obiettivi sembra ancora lunga e tortuosa: la speranza è che il summit di New York possa accelerare questo processo, con una nuova linfa affinché tutti i governi si accordino per uno sviluppo davvero sostenibile ed equo.

Giornalista pubblicista dal 2012, collabora con diverse testate in qualità di Digital Content Specialist, concentrandosi soprattutto su due delle sue grandi passioni: l’ambiente e la tecnologia. In particolare, negli anni si è occupato di fonti rinnovabili, risparmio energetico, tecnologie per batterie e sistemi d’accumulo e mobilità sostenibile, non disdegnando alcune incursioni nell’universo della tutela della biodiversità, del giardinaggio e dei rimedi naturali.
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