Il 18 settembre l’Albania ha presentato ufficialmente al mondo Diella, la prima ministra creata con l’intelligenza artificiale. Un avatar digitale che veste i panni di una donna in abiti tradizionali, che porta un nome evocativo (diella significa sole in albanese) e che dovrà sorvegliare gli appalti pubblici, settore segnato storicamente da corruzione e opacità. La promessa è quella di garantire processi “100% trasparenti e incorruttibili”.
Introdotta dal primo ministro Edi Rama, è stata accolta da una parte con entusiasmo per l’innovazione e il salto tecnologico, dall’altra ha sollevato dubbi costituzionali, timori etici e accuse di propaganda politica.
Diella: chi è e cosa farà
Diella non è un essere umano ma un avatar virtuale, costruito attraverso sistemi di intelligenza artificiale integrati nella piattaforma governativa e-Albania. Prima della nomina ministeriale, era già attiva come assistente digitale: aiutava i cittadini a navigare nei servizi online, gestendo documenti e procedure, fino ad arrivare a elaborare decine di migliaia di richieste. Il passaggio da “segretaria virtuale” a “ministra degli appalti” rappresenta dunque un’evoluzione simbolica ma anche funzionale.

Alla sua presentazione ufficiale, Diella è apparsa con un volto femminile modellato sulle sembianze dell’attrice Anila Bisha, voce e tratti che la rendono più vicina al pubblico. Non si tratta di una semplice interfaccia grafica: il sistema che la anima è stato sviluppato dall’Agenzia nazionale per la società dell’informazione, in collaborazione con partner tecnologici internazionali, e si basa su modelli linguistici avanzati e su infrastrutture digitali che operano in cloud.
Il suo compito ministeriale è quello di garantire gare d’appalto trasparenti, eliminando le possibilità di manipolazioni umane. L’idea del governo è che un sistema digitale, privo di interessi personali, possa applicare criteri uniformi e ridurre drasticamente il rischio di corruzione. In conferenza stampa, Rama ha sottolineato che Diella non sostituirà i funzionari in carne e ossa, ma agirà come strumento di supporto, capace di accelerare i processi, registrare ogni passaggio e rendere accessibili al pubblico tutte le fasi delle procedure.
Resta però la questione centrale: quanto realmente “autonoma” sia Diella e quali siano i meccanismi di supervisione umana. Il governo non ha ancora diffuso dettagli tecnici completi sul modello che la anima, né sui protocolli di audit previsti in caso di malfunzionamenti. Per ora, il progetto si fonda su una promessa: fare di Diella un esempio unico di amministrazione digitale, al servizio della collettività.
Perché è stata creata
L’Albania è da anni al centro di discussioni sul tema della corruzione. Secondo i rapporti internazionali, il settore degli appalti pubblici rimane uno dei nodi più critici: intrecci politici, favoritismi, tangenti e clientelismo hanno rallentato lo sviluppo e indebolito la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Ed è proprio in questo contesto che Diella si inserisce come simbolo e come strumento operativo.
Per il premier Edi Rama, la ministra virtuale rappresenta un atto di rottura con il passato. Non solo una risposta interna ai cittadini, sempre più diffidenti verso le pratiche amministrative, ma anche un segnale all’Unione Europea: Tirana vuole mostrarsi pronta a standard più elevati di trasparenza e governance.
La tecnologia diventa quindi parte di una strategia politica e diplomatica. Il progetto Diella nasce anche come passo naturale dopo l’introduzione di e-Albania, la piattaforma digitale che ha digitalizzato gran parte dei servizi amministrativi. Trasferire agli algoritmi parte della gestione degli appalti significa capitalizzare quell’esperienza, estendendola a un settore ad alto rischio.
Un messaggio chiaro

A differenza delle riforme tradizionali, che richiedono anni e spesso si scontrano con resistenze burocratiche, l’intelligenza artificiale viene presentata come un acceleratore, un modo per semplificare procedure, ridurre i margini di discrezionalità e mettere fine a pratiche opache.
Il messaggio politico è forte: laddove le persone possono fallire, corrompersi o subire pressioni, un sistema automatizzato può invece mantenere una linea di coerenza e rigore. Una visione che punta a rafforzare la fiducia nelle istituzioni, ma che non elimina la necessità di un controllo umano, soprattutto per garantire equità, accessibilità e rispetto delle norme costituzionali.
Dubbi e polemiche
Se l’arrivo di Diella ha suscitato curiosità e ammirazione internazionale, in Albania le critiche non si sono fatte attendere.
Il primo fronte è quello costituzionale. L’opposizione ha denunciato l’incarico come illegittimo: la Carta albanese stabilisce che i ministri debbano essere cittadini e quindi persone fisiche. Un avatar digitale non rientra in questa definizione e, secondo i detrattori, non dovrebbe avere alcun potere esecutivo. Alcuni giuristi parlano apertamente di un “vuoto normativo”, una zona grigia che rischia di trasformarsi in un contenzioso politico e legale.
Il secondo riguarda la responsabilità. Chi risponde di un errore di Diella? Se un algoritmo esclude indebitamente un’impresa da una gara o se un bug compromette un processo, chi ne porta le conseguenze? L’assenza di trasparenza sui criteri di funzionamento alimenta i timori di manipolazione: anche un sistema presentato come “incorruttibile” potrebbe essere vulnerabile a influenze occulte, soprattutto se non sottoposto a controlli indipendenti.
Poi c’è la questione politica e simbolica. Per i partiti di opposizione, Diella è soprattutto una trovata propagandistica: una “facciata tecnologica” per coprire i problemi reali del Paese. Alcuni commentatori la definiscono un esperimento vetrina, utile a catturare l’attenzione internazionale ma poco efficace nel risolvere i nodi strutturali della corruzione.
Infine, emergono dubbi più generali legati ai limiti dell’intelligenza artificiale. Un algoritmo non ha esperienza umana, non conosce le sfumature sociali, non può interpretare contesti culturali complessi. C’è il rischio che, di fronte a situazioni non standardizzabili, Diella risponda con rigidità, incapace di modulare decisioni che richiederebbero sensibilità umana. A ciò si aggiunge la vulnerabilità ai cyberattacchi: affidare a un sistema digitale un settore strategico come gli appalti significa aprire nuove superfici di rischio.
Il futuro di Diella
Nonostante tutto, il governo insiste sulla narrazione positiva. Diella viene presentata come un “sole” capace di illuminare un ambito opaco e di portare un salto di qualità. Ed è forse proprio qui che si gioca la sfida più grande: trasformare una promessa tecnologica in un cambiamento reale e credibile, senza scivolare nel terreno del marketing politico.
Con Diella, quindi, l’Albania diventa il primo Paese al mondo a nominare un ministro virtuale basato su intelligenza artificiale. Una scelta che unisce ambizione tecnologica, necessità di riforma e desiderio di proiettarsi verso l’Europa. Ma la novità solleva anche questioni di legittimità, etica e sicurezza che nessun algoritmo potrà risolvere da solo.
Se il futuro dell’amministrazione pubblica passerà davvero dall’IA, lo dirà il tempo. Per ora, Diella resta soprattutto un esperimento destinato a far discutere.
