È di nuovo settembre, è di nuovo ora di prestare orecchio alla campanella: il primo giorno di scuola è arrivato. Tornare tra i banchi significa rivedere i compagni, proseguire sull’arduo sentiero della formazione e trovare, ogni giorno, sé stessi e quel che si vuole essere – prima che fare – nella vita. Non è però tutto così idilliaco. Nei corridoi scolastici, infatti, serpeggiano anche tristezza, malumori e, nei casi peggiori, depressione. Tutte queste sensazioni, tutt’altro che positive, sono causate dallo stesso demone: il bullismo.
Chiunque si occupi di scuola, dall’insegnante di quartiere al Ministro della Pubblica Istruzione, sa bene quali siano i rischi connessi al fenomeno. Oggi è possibile affrontare la situazione in maniera efficace, anche negli sparuti istituti nei quali non si presta troppa attenzione al bullismo, o non lo si considera un problema, purché si abbia la ferma intenzione di farlo e non si sottovalutino gli episodi.
Bullismo come veleno
In psicologia clinica il bullismo viene definito secondo la definizione di Guarino e altri , risalente al 2011: una forma di violenza verbale, fisica e psicologica ripetuta nel tempo, perpetuata da una o più persone (i bulli) nei confronti di un’altra (la vittima), al fine di prevaricare e arrecare danno.
Ci troviamo dunque di fronte a un comportamento intenzionale, ripetuto nel tempo e non occasionale, il quale fa leva su un rapporto di forza sbilanciato a danno della vittima. Le forme del bullismo sono varie e non sempre tutte contemporaneamente presenti; esse spaziano dalla violenza fisica, contraddistinta da aggressioni, percosse e spintoni, a quella verbale più consueta e caratterizzata da insulti, minacce oppure derisione, fino al cyberbullismo. Indipendentemente dalla forma in cui si presenta, il bullismo resta tossico quanto un potente veleno.
La lotta al bullismo
Subire atti di bullismo a scuola può essere deleterio per il futuro di uno studente. Il ragazzo che subisce violenza di questo tipo vede la propria sicurezza minata, la sua serenità sequestrata e può reagire chiudendosi, diventando violento a sua volta o, nei casi peggiori, ricorrendo ad atti estremi contro sé stesso oppure gli altri.
Esistono delle soluzioni che vanno messe immediatamente in pratica, non appena si rimane vittima di atti di bullismo, per contrastare le prepotenze. Bisogna riferire subito ai propri insegnanti che cosa stia accadendo. Se si assiste ad atti di questo tipo senza rimanerne coinvolti, occorre evitare di voltarsi dall’altro lato e incoraggiare chi li subisce a riferirlo ai docenti oppure farlo in prima persona, consigliando anche a chi rivela di avere assistito alle prevaricazioni di fare lo stesso, qualora la vittima non ne avesse la forza o la possibilità.
Intraprendere percorsi formativi con psicologi esperti del tema è una buona strada per spiegare questi principi agli studenti e creare gruppi classe coesi, uniti e affiatati nella lotta contro il bullismo, che è una battaglia collettiva dell’universo scuola, non individuale della vittima.
Crescere figli, non bulli
Gli educatori, e in maniera particolare i genitori, possono fare molto per arginare il bullismo nei giovani che hanno sotto la propria tutela. Minacciare, ignorare, etichettare, manipolare, insultare, ricattare e deridere non sono cose da bambini e mai dovrebbero esserlo. Educarli al rispetto dell’altro è fondamentale per inaridire il terreno sul quale potrebbe germogliare il bullismo.
«Occorre agire tempestivamente. Fin dal primo dubbio che si abbia a che fare con un bimbo vittima di bullismo. Né genitori né insegnanti devono mai lasciarsi sfuggire frasi come “se ti colpiscono, colpiscili” o si finirebbe soltanto per perpetuare comportamenti violenti.»
È il pensiero di Tania Garcia, educatrice spagnola e fondatrice di Edurespeta, una scuola internazionale per famiglie che desiderano educare le nuove generazioni al rispetto. Garcia ha stilato tre regole per indicare a ogni genitore il giusto percorso da seguire:
- Trattare i bambini come vorremmo essere trattati noi stessi.
- Abbandonare l’individualismo e comprendere i bisogni del bimbo. Vanno considerate le necessità legate alle loro fasi di vita, non a quelle dell’adulto. Sembra scontato ma è in realtà molto difficile quando si vive dentro i panni di un genitore.
- Agire sin dal primo momento. Quando si cominciano a nutrire dei sospetti, è già il momento di intervenire. Dietro frasi quali «non mi hanno fatto giocare in cortile con loro» oppure «hanno riso dei miei occhiali», ad esempio, è il caso di incontrare gli insegnanti e chiedere un confronto o parere. Il bullismo parte da questi episodi: scaramucce dietro le quali potrebbe nascondersi qualcosa di più. Guidiamo, proteggiamo e difendiamo i più piccoli.
Decalogo contro il bullismo
Spesso il bullismo tende a ingrandirsi come una palla di neve che, scendendo a valle, diventa sempre più grande e pericolosa. Per chi si trovi a subire intimidazioni e aggressioni, ecco di seguito un pratico decalogo di comportamento per fronteggiare l’insistenza di un bullo, in aula come altrove:
- Ignora completamente il bullo. Specialmente nelle fasi iniziali, questo atteggiamento può già essere sufficiente per farlo desistere.
- Affronta il timore guardando in faccia chi ti attacca ed esclamando «Basta!» in maniera chiara e netta. Dopodiché vattene, senza cercare ulteriori confronti. Se non ha chi lo ascolta, frequentemente il bullo si scoraggia.
- Non perdere calma e tranquillità. In assenza di reazione, ira o fastidio, il prepotente spesso si infastidisce e chiude ogni provocazione.
- Evita di reagire in maniera violenta. Oltre a essere una pessima decisione, si corre seriamente il rischio di farsi male. Il bullo spesso se la prende con chi è meno prestante ed è facile che possegga una stazza ben più imponente di quella delle sue vittime.
- Prepara in anticipo risposte da usare come scudi e non tentennare di fronte alla prepotenza: se chi si macchia di bullismo non ti terrorizza e ha solo bisogno di essere zittito, o zittita, ribattere in maniera netta e puntuale è sufficiente per ripristinare l’armonia. Esercitarsi di fronte allo specchio può renderci abbastanza carismatici da riuscire a gestire bene questa fase.
- Gira al largo dai luoghi nei quali sei più vulnerabile, ove i bulli potrebbero preparare un agguato, per così dire, specialmente se non ti sta accompagnando nessuno.
- Fai gruppo e socializza anche con chi conosci poco, o per nulla: la rete sociale è un potente antidoto contro il bullismo.
- Dialoga con i prepotenti senza perdere le staffe, chiedendo loro di ripetere esattamente quel che hanno appena detto, quando ti attaccano. Non sempre avranno il coraggio di ribattere, raddoppiando l’offesa, perché potrebbero essere consci del sopruso che stanno compiendo. In tal caso avrai ripreso un pò di controllo sulla situazione.
- Non mostrarti vulnerabile. Per chi è timido, questo step può essere impegnativo. Si tratta però di una fase altrettanto gratificante: se sarai deciso e sicuro nelle relazioni con altri, terrai il bullo lontano. Il prepotente infatti preferisce scagliarsi contro chi reputa solo, debole e indifeso.
- Tieni un diario scritto della situazione che stai vivendo. Anche se è dura, riporta quanti più dettagli possibili in scrittura chiara e comprensibile. Quando deciderai di parlarne con qualcuno, ti sarà utile rileggere questi appunti, evitando di tralasciare episodi e malessere.
Non soffrire in silenzio. Parlane con adulti, parenti, educatori, amici… la solitudine non aiuta la vittima di bullismo, anzi, ne accentua il dolore.
Classe 1991, non nasce amante della scrittura. Tutto cambia però quando viene convinto a entrare nella redazione del giornalino d’istituto del liceo: comincia a occuparsi di musica e poi in seguito di sport, attualità, cultura, mondialità e tendenze nel globo, ambiente ed ecologia, globalizzazione digitale. Dall’adolescenza in poi, ha riposto la penna soltanto per sostituirla con una tastiera.