La tecnologia per la transizione ecologica
La blockchain è una tecnologia di registrazione digitale e distribuita. Essa consente di registrare e condividere informazioni in modo sicuro, trasparente e immutabile nel corso del tempo. L’intera infrastruttura poggia su un sistema di nodi interconnessi che mantengono sempre una copia del registro condiviso, chiamato ledger, nodo dopo nodo. La singola transazione viene validata e registrata, in modo permanente e non modificabile, sul registro, senza che vi sia bisogno di un’organizzazione centrale, come una banca, o un intermediario a fare da notaio tra le parti.
Questa tecnologia presenta svariati vantaggi per la sostenibilità.
La blockchain consente una tracciabilità continua e imperitura, lungo l’intera catena di approvvigionamento. Produzione, distribuzione, vendita… tutto può essere monitorato in tempo reale da chiunque sappia leggere il registro. È dunque possibile, tramite blockchain, identificare e verificare ogni aspetto sociale, ambientale ed economico dei prodotti: provenienza delle materie prime, condizioni di lavoro dei coinvolti nella produzione, emissioni di CO2 associate a essa… Tutto può essere controllato dall’ultimo nodo della catena, purché le informazioni siano state registrate.
Immutabile e resistente alla frode, la blockchain garantisce che tutti i dati salvati siano affidabili, verificati e genuini. Potrebbe dunque essere uno strumento decisivo per promuovere trasparenza e responsabilità all’interno dei processi produttivi aziendali e prevenire il greenwashing.
In molte filiere, alimentari e non, tra cui agricoltura biologica, commercio equo e solidale, pesca sostenibile e gestione dei rifiuti, è possibile implementare la blockchain. Grazie alla sua capacità di tracciare e condividere informazioni in modo sicuro e trasparente, essa può garantirti provenienza e qualità dei prodotti sostenibili e ridurre gli impatti ambientali e sociali negativi. Dal lato del consumatore, i vantaggi dello sfruttamento di questa tecnologia appaiono evidenti.
D’altra parte, l’interesse di un produttore attento all’ecosostenibilità potrebbe essere quello di utilizzare la blockchain per migliorare la tracciabilità della propria filiera di produzione, garantendo la sostenibilità dei suoi prodotti in maniera finalmente verificabile.
Il ledger consente di registrare ogni singola fase produttiva. Pensiamo alle materie prime: da dove provengono? Gli animali dove pascolano? In quali condizioni sono allevati? Tutte queste informazioni possono essere riportate sulla catena e condivise. Come avviene la distribuzione? Chi se ne incarica? Quali mezzi di trasporto utilizza? Con l’intera filiera condivisa, chiunque può verificare l’esistenza di criticità sociali o ambientali durante il processo. A partire dal produttore stesso, il quale può promuovere la sua attività invitando il potenziale cliente a verificare da sé le virtù della propria azienda.
Un simile discorso può essere fatto per i consumi. Hai mai desiderato conoscere gli effettivi dispendi energetici e idrici della catena produttiva del tuo marchio preferito? La blockchain ti consentirà di farlo. Questa tecnologia ci darà modo di acquisire numerose informazioni sul produttore, tante da renderti potenzialmente edotto come se fossi un dipendente. Quante aziende possono vantare una simile trasparenza?
La domanda è naturalmente retorica ma, fuori dal campo delle ipotesi e delle possibilità tracciate finora, esistono brand che abbiano già intrapreso la strada della blockchain?
Alcuni gruppi più lungimiranti si sono effettivamente mossi in questa direzione. Carrefour, ad esempio, ha implementato la blockchain per tracciare la filiera di produzione del pollo; Walmart si è fatta assistere da IBM per registrare sulla catena numerose sue distribuzioni e produzioni, in modo da consentire ai tanti cittadini statunitensi che giornalmente la scelgono di informarsi sull’origine del cibo che acquistano e persino Nestlé, non esattamente l’azienda più sostenibile al mondo, ha realizzato una catena che segue passo passo la linea distributiva del suo caffè.
Sulla blockchain operano milioni di persone al giorno: pensiamo soltanto ai trader di criptovalute o a chiunque possieda un portafoglio virtuale. Per loro l’utilizzo di questa tecnologia è pane quotidiano. Inizialmente sarà difficile avvicinare le masse, specialmente quelle più ostiche o che non dispongano di una connessione rapida e stabile ma sul medio-lungo periodo, l’implementazione della blockchain potrebbe davvero originare un circolo virtuoso e spingere sempre più aziende a impegnarsi tangibilmente per il Pianeta.
Meglio questo brand o il suo diretto concorrente? Basterà connettersi, consultare i registri pubblici e verificare quale sia più attento alla sostenibilità. I tempi sembrano maturi, perché non tentare la via della tecnologia? Sfruttarla potrebbe rivoluzionare il concetto di fiducia verso le aziende. Bisogna solo cominciare.
Crediti fotografici: Reto Scheiwiller su Pixabay
Classe 1991, non nasce amante della scrittura. Tutto cambia però quando viene convinto a entrare nella redazione del giornalino d’istituto del liceo: comincia a occuparsi di musica e poi in seguito di sport, attualità, cultura, mondialità e tendenze nel globo, ambiente ed ecologia, globalizzazione digitale. Dall’adolescenza in poi, ha riposto la penna soltanto per sostituirla con una tastiera.