Che cos’è il doomscrolling

da | Mar 8, 2024 | vivere green | 0 commenti

Hai mai sentito parlare di doomscrolling? Tra i comportamenti più nocivi per la nostra psiche che hanno a che fare con il nostro rapporto con la tecnologia, questo rientra sicuramente nella top ten.

Secondo la definizione dell’Oxford Dictionary, doomscrolling è un neologismo piuttosto recente (parliamo del 2020) che indica “l’azione di scrollare (= spostarsi verso il basso su uno schermo) costantemente e leggere notizie deprimenti su un sito di notizie o sui social media“.

Un’azione che si fa prevalentemente con lo smartphone, il nostro insostituibile compagno nei momenti morti della giornata, e che si conferma essere il miglior mezzo a nostra disposizione per incentivare comportamenti psicologicamente deleteri come il doomscrolling.

Ma perché abbiamo bisogno di leggere brutte notizie?

Sebbene quello del doomscrolling è un comportamento che abbiamo adottato massivamente solo da qualche anno a questa parte (piuttosto comune dopo il lockdown), la curiosità verso le brutte notizie è in realtà un atteggiamento tipicamente umano. La notizia a effetto, il titolo shock, l’ultimo caso di cronaca nera (con i più sordidi dettagli) ci attraggono da sempre. Ma perché?

Kelly McCain, responsabile del progetto Shaping the Future of Health and Healthcare al World Economic Forum, ha spiegato meglio questo fenomeno facendo emergere una serie di dati interessanti.

Come abbiamo detto, alla base del doomscrolling c’è sicuramente la curiosità umana, ma non si tratta solo di questo.

Sono soprattutto le persone che già soffrono di una qualche forma di ansia e depressione a risentire maggiormente del doomscrolling (e dei suoi effetti negativi). Parliamo in questo caso di bias cognitivi di conferma: se già vedo il mondo in modo negativo, mi concentro maggiormente su quelli che sono i dettagli che confermano quello in cui credo.

Tale atteggiamento cognitivo, dalla pandemia in poi, si è insinuato molto più facilmente tra le persone: molto si deve molto agli sconvolgimenti che il Covid ha portato con sé. Con la pandemia, le nostre abitudini di vita e di lavoro sono state stravolte e molti di queste rivoluzioni sono ancora attuali nonostante la fine dell’emergenza. Allo stesso modo, è cambiato anche il nostro modo di informarci e di stare a contatto col resto del mondo: “I modi in cui accediamo alle informazioni sono cambiati. Prima le persone avrebbero potuto prendersi una pausa dal lavoro e fare una chiacchierata con un collega mentre bevevano un bicchiere d’acqua: questo è stato sostituito dallo stare semplicemente al telefono, sempre con noi come compagno di sventura”.

Quali sono gli effetti del doomscrolling?

Anche se sono ancora limitati gli studi che correlano un utilizzo prolungato del telefono a problemi di salute mentale, si deve considerare che sempre più persone possono accedere in modo illimitato alle informazioni su temi generano stress e ansia, come la pandemia, l’occupazione, la disparità sociale, le guerre. E non è assolutamente un caso che questo fenomeno si sia consolidato proprio quando la nostra unica finestra sul mondo erano i cellulari e la tv.

Oltre ad ansia e stress, sicuramente il doomscrolling incide anche sul sonno: guardare il cellulare prima di andare a dormire, fare tardi alla ricerca ossessiva di nuove brutte notizie, altera i ritmi circadiani e di conseguenza anche l’umore che tenderà ad essere sempre peggiore.

Cosa possiamo fare per fermare il doomscrolling?

Per fermare questo circolo vizioso, è consigliabile identificare i pensieri e i sentimenti che alimentano il bisogno di scorrere notizie negative e affrontarli in modo diretto: è sicuramente la cosa meno facile e che potrebbe richiedere anche un consulto con un esperto.

Se sentiamo che si tratta di un qualcosa di poco radicato o comunque di un atteggiamento comparso solo recentemente, potrebbero essere utili alcuni consigli pratici.

Se tale atteggiamento deriva da un eccessivo isolamento, potremmo riconoscere la necessità di connessioni sociali reali e il supporto di amici o colleghi.

Da un punto di vista estremamente pragmatico, poi, cerchiamo di impostare dei limiti di tempo precisi per la lettura delle notizie o la navigazione sui social media, magari solo al mattino o alla fine della giornata (mai prima di andare a dormire): questo aiuta a ridurre il peso del flusso costante di contenuti. Lasciare dispositivi e schermi fuori dalla camera da letto crea una barriera fisica contro il doomscrolling notturno.

Infine, uscire dall’idea di voler conoscere tutte le notizie e affidarsi solo a fonti affidabili può contribuire a limitare l’eccesso di informazioni dannose.

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