Da Lukaku a Morgan, razzismo e omofobia in Italia

da | Set 6, 2023 | ambiente, politica | 0 commenti

Per la gioia dei tifosi romanisti, Romelu Lukaku è approdato alla squadra giallorossa e si appresta a dare il proprio contributo al team di Mourinho. Un’estate molto calda e discussa quella dell’attaccante belga: prima l’amore giurato all’Inter e la promessa del ritorno, poi il dietrofront con le mancate risposte alle chiamate neroazzurre e l’avvicinamento ai rivali storici della Juventus, tira e molla a cui sono seguite le dichiarazioni dell’allenatore del Chelsea, squadra che possedeva sino alla scorsa settimana il cartellino di Lukaku, che ha tassativamente escluso l’attaccante dal progetto inglese, e infine il prestito alla Roma proprio nelle ultime ore di calciomercato.

Insomma, Lukaku da solo ha movimentato le tifoserie di ben quattro squadre, dando tanto lavoro a giornalisti e opinionisti sportivi e alimentando gli animi di milioni di appassionati. Ma talvolta questa passione supera una linea di confine che dovrebbe farci riflettere su noi stessi, la nostra società e il nostro futuro.

A ciò si è aggiunta anche un’uscita sfortunata del cantante Morgan, reo di un insulto omofobo verso il pubblico di un evento da lui stesso organizzato.

Riviviamo gli eventi di questi giorni cercando di analizzare il punto della situazione italiana su tematiche calde come razzismo e omofobia.

Luigi Furini e l’appellativo razzista

Per chi non lo sapesse, Romelu Lukaku è un forte attaccante di colore di origine belga. È uno dei giocatori più forti al mondo nel suo ruolo e per questo motivo il suo nome viene avvicinato a moltissime squadre in ogni finestra di calciomercato.

Il rapporto con l’Inter è stato particolarmente discusso, il giocatore sembrava infatti essere particolarmente legato alla squadra di Milano e il suo ritorno ai neroazzurri era oramai dato per scontato. Ma si sa, nel calciomercato tutto è possibile e, in generale, più che la fede calcistica e l’amore per i tifosi, sono i soldi a spostare gli equilibri. Ed ecco quindi che l’attaccante prossimo all’Inter, decide di interrompere improvvisamente le comunicazioni coi dirigenti milanesi per iniziare quelle con i manager della Juventus, scatenando un vero e proprio caos mediatico.

Caos che diventa pane per i denti di giornalisti e opinionisti, che trovano materiale da prima pagina con cui riempire le testate di agosto. Tra i vari opinionisti c’è anche Luigi Furini, che durante una puntata di un talk calcistico in onda su Telelombardia, nel parlare della vicenda Lukaku ha ben pensato di riferirsi all’attaccante con un appellativo razzista.

«… avete illuso il ne*retto, poverino…»

L’approdo di Lukaku a Roma

Nel frattempo Lukaku arriva a Fiumicino e i tifosi della Roma sono in visibilio. Quando approda un campione in una grande squadra, il tifo si fa sentire sin dai primi istanti, e quindi ecco che in molti si recano all’aeroporto in attesa dell’atterraggio di Romelu per far sentire il proprio calore.

Succede però che per avere maggiore visuale i tifosi cominciano a salire in piedi sulle automobili parcheggiate, e dopo che il primo dà il buon esempio tutti si sentono liberi di imitarlo. Così, in men che non si dica, i tifosi si ritrovano in piedi in una decina per macchina, saltando, urlando e cantando.

Una passione che causa danni enormi alle automobili dei poveri sfortunati che hanno parcheggiato nel posto sbagliato al momento sbagliato: vetri rotti, cofani devastati e tetti delle auto praticamente irriconoscibili. Il primo impatto dell’attaccante belga su Roma è quindi sulle automobili di Fiumicino.

Morgan, Segnali di vita e arte

Dato che stiamo facendo un articolo di riflessione sulla società italiana basandoci sugli eventi dell’ultima settimana, apriamo una parentesi extra calcistica grazie alla performance del cantante Morgan durante l’evento da lui organizzato dedicato a Franco Battiato, Segnali di vita e arte.

Citando una canzone dei Bluvertigo, è semplicemente ovvio che esistano altre forme di vita e che, quindi, qualcuno la possa pensare diversamente da noi, ma ciò non è bastato a non fare infuriare il cantante verso una parte del pubblico che non stava apprezzando la sua performance.

Gli animi si scaldano, Morgan smette di cantare e comincia a parlare, il pubblico risponde, qualcuno a favore e qualcuno contro, fino a quando il cantante se ne esce con una frase che mette l’intera platea contro di lui.

«Vai a fare in cu*o, fro*io di me*da.»

Il punto della situazione

Come vanno affrontate queste situazioni? Si tratta di episodi rari legati a singoli individui o rappresentano uno specchio della nostra società?

Siamo in un periodo storico in cui da una parte c’è una ricerca forse estrema del politicamente corretto, dall’altra chi attacca questa tendenza. Abbiamo bisogno di imporre meno tolleranza verso certi comportamenti o in generale l’Italia è una società abbastanza moderna?

Nel caso del giornalista di Telelombardia c’è da dire che l’intero studio si è praticamente bloccato dopo quella frase. Furini ha tentato di andare avanti spiegando il concetto che voleva esprimere, ma i suoi colleghi erano imbarazzati ed esterrefatti dalle sue parole. Non hanno distolto l’attenzione da ciò che era stato detto, cercando di minimizzare o di sorvolare, ma si sono invece fermati sottolineando e denunciando l’accaduto. Sdegno a cui è seguito il licenziamento del giornalista nel giorno seguente.

Nel caso delle macchine distrutte i tifosi, durante la successiva partita della Roma sono comparsi striscioni della curva condannando l’inciviltà di chi aveva fatto dei danni concreti a poveri e incolpevoli malcapitati.

Nel caso di Morgan, il cantante si è scusato dichiarando ingiustificabili le sue parole.

Tutto questi pericolosi ingredienti buttati nel calderone dei social media subiscono il fenomeno della polarizzazione, o si è da una parte o dall’altra e una riflessione analitica di tutte le sfumature di grigio che possono colorare un determinato evento diventa sempre più complessa.

Ma al di là di calciatori milionari, cantanti eccentrici e fenomeni di massa, com’è la nostra realtà quotidiana?

Che si tratti di razzismo, sessismo o omofobia, la sensazione è quella che tutti siano consapevoli che la società abbia fatto un passo avanti, ma non tutti i singoli siano veramente contenti o intenzionati a fare lo stesso a loro volta. Così, nascosti in una chat di gruppo Whatsapp o tra le chiacchiere durante un aperitivo, capita ancora abbastanza spesso di sentire appellativi razzisti o omofobi detti con leggerezza, così come capita molto spesso di sentire frasi sessiste, da parte di entrambi i generi. O ancora è molto comune il body shaming quando si parla di qualcuno non presente o che magari sta semplicemente passando nella nostra visuale.

E se si prova a far notare che tali frasi sono sessiste, omofobe o razziste la risposta è sempre la stessa: si minimizza e viene spiegato come in quel caso specifico, la leggerezza con la quale sono state pronunciate unita a una ferrea bontà d’animo non rendono quelle parole offensive. Ma la realtà è che lo sono eccome.

Da una parte gli episodi che abbiamo citato sono uno specchio della società in tutti i suoi strati, dall’altra la società, intesa come un unico organismo, sembra tentare o voler fare un passo avanti.

Probabilmente oggi più che mai per capire a che punto siamo l’unica cosa da fare è un profondo e reale esame di coscienza, perché citando Morgan e le sue dichiarazioni dopo l’accaduto:

«Tutti sanno che non sono un omofobo ma questo non basta, non scusa, non giustifica. Non basta infatti dire che si usano modi di dire razzisti, omofobi o sessisti a cuor leggero, molto al di là delle reali convinzioni e intenzioni. Bisogna cambiare questa cultura e questo lessico che persistono inconsciamente nel linguaggio di tanti e purtroppo, con mia sorpresa e dispiacere, anche nel mio».

E voi, come la pensate?

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