Sempre più persone si stanno convertendo a una dieta a chilometro zero, poiché considerata non solo più salutare, ma anche più sostenibile in termini ambientali. La possibilità di approfittare di produttori locali, dai quali acquistare frutta, verdura o prodotti caseari, riduce infatti i costi ambientali di trasporto connessi all’alimentazione. Eppure, se scegliere una dieta a chilometro zero è relativamente semplice in campagna o in provincia, non lo è di certo in città. Come fare?
Come facile intuire, in contesti urbani altamente urbanizzati è molto difficile – se non impossibile – trovare agricoltori o allevatori locali che possano garantire una spesa a chilometro zero. Tuttavia, seguendo qualche utile consiglio è comunque possibile non rinunciare a una dieta a bassissimo chilometraggio o, quantomeno, a chilometro Italia.
L’autoproduzione per una dieta a chilometro zero anche in città

Per quanto sia difficile seguire una dieta a chilometro zero in contesti urbani, una prima ed efficace soluzione permette di avvicinarvisi. È l’autoproduzione di quante più pietanze possibili, compatibilmente con lo spazio a propria disposizione. Ad esempio, sempre più di frequente spuntano orti in balcone in città, seppur con tutte le premure del caso per proteggere quanto coltivato dalla contaminazione degli inquinanti atmosferici. Ma può bastare anche un semplice davanzale sfruttato in maniera sapiente o, ancora, qualche vasetto da tenere in cucina a propria disposizione.
Certo, con l’autoproduzione cittadina non si riuscirà a coprire completamente il proprio fabbisogno di verdure e ortaggi, ma si potrà comunque cominciare a ridurre il proprio impatto ambientale. Fatta questa premessa, quali sono le varietà da coltivare per un piccolo orto urbano a chilometro zero? In linea generale, si può procedere con:
- le principali erbe aromatiche, facilissime da coltivare in vaso e perfette anche da tenere in casa, ad esempio in cucina, e utilizzare al bisogno;
- molte varietà d’insalata, come le principali lattughe, il radicchio, la scarola e molte altre;
- gli ortaggi più disparati, come pomodori e pomodorini, peperoncini, coste da taglio, ravanelli, carote, patate, pak-choi, sedano e molti altri.
Dove trovare prodotti a chilometro zero in città

Per quanto in città non esistano molti produttori locali, per ovvie questioni d’urbanizzazione, è anche vero che i contesti cittadini offrono una moltitudine di negozi e mercati specializzati proprio in soluzioni a chilometro zero. Ma dove trovare questi prodotti, magari presso esercenti a pochi passi dalla propria abitazione?
In linea generale, è utile informarsi sulla disponibilità di:
- mercati contadini rionali, spesso gestiti da piccoli agricoltori o da realtà produttive dedite all’agricoltura biologica. Spesso si tratta di produttori che dispongono di aree coltivare, o allevate, nei pressi della cerchia cittadina;
- orti urbani, spesso gestiti anche a livello pubblico, dove acquistare le più svariate pietanze. In alcune località è inoltre possibile ottenere una piccola area di terreno, dove coltivare autonomamente verdura e ortaggi;
- botteghe specializzate in alimentazione biologica e slow food, spesso rifornite da produttori tradizionali nelle vicinanze;
- gruppi di acquisto solidali (GAS), che permettono ai consumatori di riunirsi per acquistare direttamente da produttori limitrofi, approfittando di elevatissima qualità delle pietanze e prezzi decisamente più vantaggiosi rispetto alla grande distribuzione.
Per chi non ha molto tempo a disposizione, è comunque possibile prestare attenzione alla scelta dei supermercati: diverse catene propongono soluzioni a produzione locale che, per quanto non sempre a chilometro zero, sono almeno a chilometro Italia.
Altri consigli per una dieta a basso impatto anche in città

Naturalmente, per approfittare di una dieta a basso impatto – e possibilmente a chilometraggio ridottissimo anche in città – si possono adottare delle buone abitudini, che possono ridurre sensibilmente il proprio carbon footprint alimentare.
Seguire la stagionalità dei cibi
Seguire la stagionalità dei cibi – anche sui prodotti ittici, come ad esempio il pesce di stagione – facilita la ricerca di pietanze prodotte localmente. Quando non è possibile affidarsi al chilometro zero per l’intero regime alimentare, si può procedere almeno scegliendo alcuni alimenti chiave stagionali, che presentano una maggiore probabilità di essere stati coltivati localmente. Tra i principali, si elencano:
- lattuga, asparagi, carciofi, piselli, agrumi e prime fragole in primavera;
- meloni, pomodori, zucchine, cetrioli, pesche e angurie in estate;
- radicchio, funghi porcini, zucca, mele, pere, uva e ribes in autunno;
- cavoli, cavolfiore, lattuga iceberg, porri e radicchio rosso in inverno.
Adottare abitudini a basso impatto
Infine, è utile adottare delle abitudini alimentari a basso impatto che possano compensare, se necessario, le difficoltà cittadine nell’approfittare del chilometro zero. In particolare, è necessario concentrarsi:
- sull’eliminazione degli sprechi alimentari, con l’intelligente recupero di avanzi di cucina o scarti del tutto commestibili come le bucce, poiché permettono di risparmiare diverse decine di chilogrammi di CO2 emessa ogni anno;
- sul prestare maggiore attenzione a locali e ristoranti scelti quando si vuole mangiare fuori, preferendo tutte quelle attività che garantiscono menu preparati con pietanze da filiera corta certificata.
- sulla scelta di verdura, frutta, ortaggi e derivati animali almeno da chilometro Italia, quindi evitando tutte quelle pietanze di origine esotica o tropicale che, per essere disponibili per il consumo sullo Stivale, richiedono viaggi intercontinentali e l’emissione di enormi quantità di gas climalteranti.
In definitiva, anche in città si può scegliere una dieta sana ed ecologica come quella a chilometro zero: indipendentemente sia completa o parziale, rappresenta comunque un passo importante per la protezione dell’ambiente.

Giornalista pubblicista dal 2012, collabora con diverse testate in qualità di Digital Content Specialist, concentrandosi soprattutto su due delle sue grandi passioni: l’ambiente e la tecnologia. In particolare, negli anni si è occupato di fonti rinnovabili, risparmio energetico, tecnologie per batterie e sistemi d’accumulo e mobilità sostenibile, non disdegnando alcune incursioni nell’universo della tutela della biodiversità, del giardinaggio e dei rimedi naturali.