
Da oltre vent’anni, in Italia le donne laureate superano nettamente gli uomini. La presenza femminile oltre alla prevalenza numerica, si accompagna a risultati migliori: più lauree conseguite nei tempi previsti, voti più alti e un impegno costante che emerge in ogni statistica. Il dato non è passeggero ma un fenomeno strutturale, che racconta molto sul nostro sistema educativo e sul modo in cui i giovani si avvicinano allo studio. Le laureate donne hanno superato stabilmente i laureati uomini, e questo squilibrio non riguarda soltanto l’università ma si riflette anche sulla società e sul lavoro in Italia. Una differenza che sembra consolidarsi, con gli uomini che rimangono indietro, salvo rare eccezioni, soprattutto nelle discipline STEM.
Sommario
Perché gli uomini si laureano meno delle donne
Secondo i dati di Almalaurea, le donne rappresentano quasi il 60% dei laureati in Italia, con una differenza che si mantiene costante da decenni. Gli uomini scelgono meno spesso l’università e, quando la intraprendono, finiscono più tardi e con voti leggermente inferiori. Alla base c’è un insieme di fattori culturali e pratici: le donne entrano nei percorsi accademici spinte da una motivazione culturale più forte, da una maggiore costanza nello studio e da una consapevolezza che la laurea rappresenti un valore aggiunto per il futuro. Gli uomini, invece, percepiscono più frequentemente il lavoro come un’alternativa immediata e spesso ritengono che la carriera professionale possa svilupparsi anche senza un titolo universitario. Fa eccezione l’area scientifica e tecnologica, dove la componente maschile resta predominante, ma si tratta di un ambito minoritario rispetto al totale dei corsi di laurea.
Cosa influenza la scelta di andare all’università

Le motivazioni che portano un giovane a iscriversi all’università sono molteplici e intrecciano dimensioni personali e familiari. Il contesto socio-culturale della famiglia ha un peso determinante: chi proviene da ambienti in cui almeno un genitore possiede un titolo di studio elevato tende a considerare naturale proseguire negli studi. Anche l’interesse culturale gioca un ruolo forte, soprattutto tra chi ha frequentato i licei, dove la spinta verso la formazione accademica è più marcata. Le differenze di genere emergono anche qui: le donne scelgono l’università soprattutto spinte dalla curiosità e dalla passione per una materia, mentre gli uomini si concentrano più spesso su percorsi legati al ritorno economico. Questo porta a una varia distribuzione nelle facoltà e contribuisce ad aumentare il distacco nei numeri complessivi.
Le differenze tra uomini e donne nel mondo universitario
La fotografia delle università italiane mostra un predominio femminile nelle immatricolazioni: oltre il 57% dei nuovi studenti è donna. Le facoltà umanistiche, sanitarie e sociali sono frequentate in larga parte da studentesse, mentre gli uomini si concentrano nelle aree scientifiche e tecnologiche, con un peso rilevante in ingegneria e informatica. Anche in questi settori la presenza femminile cresce lentamente, riducendo una disparità che fino a qualche anno fa sembrava incolmabile. Dal punto di vista del rendimento, le donne hanno più probabilità di laurearsi nei tempi previsti e con voti medi più alti. Gli uomini, pur scegliendo corsi che spesso offrono sbocchi lavorativi meglio retribuiti, sono in minoranza nella popolazione universitaria complessiva.
Impatto sul mercato del lavoro
Il divario formativo tra uomini e donne ha ripercussioni dirette sul mondo del lavoro. In Italia, solo il 20% dei giovani occupati maschi è laureato, un dato molto più basso rispetto alla media europea. Le donne, invece, pur avendo un livello di istruzione superiore, faticano ancora a tradurre questo vantaggio in opportunità professionali: la loro quota di occupazione tra le laureate è più alta rispetto agli uomini, ma il gap salariale resta forte e la carriera accademica o manageriale si interrompe più spesso a causa di barriere culturali e organizzative.
Ne deriva un paradosso: le donne studiano di più e meglio, ma guadagnano meno; gli uomini studiano meno, ma riescono a mantenere un ruolo centrale nel mercato del lavoro.
Conseguenze sociali e politiche
Questa sproporzione genera effetti che vanno oltre l’università.
- Disuguaglianze lavorative e salariali: le donne, pur più istruite, hanno meno accesso a carriere retribuite e di prestigio, mentre gli uomini mantengono vantaggi occupazionali anche con titoli inferiori.
- Persistenza degli stereotipi di genere: le diversità nei percorsi di studio rafforzano modelli sociali tradizionali e rendono più difficile scardinare ruoli consolidati.
- Aumento dell’abbandono scolastico maschile: il calo degli uomini laureati rischia di alimentare ulteriori disuguaglianze sociali ed economiche.
- Effetti sulla rappresentanza politica e civile: meno uomini istruiti significa anche una riduzione della pluralità nei ruoli decisionali, con il rischio di una leadership meno bilanciata.
Come incentivare più uomini a laurearsi

Affrontare questo squilibrio richiede interventi strutturali. Serve ridurre la dispersione scolastica maschile con programmi di sostegno e tutoraggio personalizzato che accompagnino i ragazzi nei momenti di maggiore difficoltà. È fondamentale potenziare l’orientamento fin dalle scuole superiori, mostrando agli studenti maschi che l’università può aprire opportunità concrete anche in settori non tradizionalmente associati a loro. Allo stesso tempo, bisogna superare gli stereotipi che vedono alcune facoltà come “da donne” e altre come “da uomini”, promuovendo una cultura inclusiva. Un altro punto chiave è la valorizzazione degli istituti tecnici e professionali, che possono diventare trampolini verso la laurea se resi più competitivi e collegati al mondo del lavoro. Un altro elemento che può risultare decisivo è investire in tecnologie e innovazione nelle scuole può aiutare a rendere lo studio più stimolante e vicino agli interessi dei ragazzi.
Un problema globale che può essere superato
La differenza di genere nei titoli di studio non è un’esclusiva italiana: in molti Paesi le donne stanno progressivamente superando gli uomini nella formazione universitaria. Trasformare questo fenomeno in un’opportunità significa valorizzare i talenti femminili senza trascurare quelli maschili, con politiche educative e sociali che favoriscano equilibrio e inclusione. La sfida è costruire un sistema in cui lo studio non abbia genere, ma diventi un diritto e una possibilità concreta per tutti.