Electronicos Fantasticos: l’orchestra post-industriale che suona i rottami

Electronicos Fantasticos è un collettivo giapponese che trasforma vecchi elettrodomestici in strumenti musicali, fondendo arte, tecnologia e memoria in un progetto partecipativo e visionario.

Electronicos Fantasticos: l’orchestra post-industriale che suona i rottami - immagine di copertina

    C’è chi getta via i vecchi elettrodomestici, chi li tiene per nostalgia, e chi – come il collettivo giapponese Electronicos Fantasticos – li trasforma in strumenti musicali. In un mondo sempre più afflitto da un consumismo bulimico e da un’ossessione per il nuovo, il progetto guidato da Ei Wada rovescia il paradigma: ciò che è obsoleto non è inutile, anzi, può diventare arte. Una techno tribale generata da ventilatori, lettori di codici a barre e televisori a tubo catodico è quanto di più contemporaneo si possa immaginare. E proprio nella collisione fra archeologia elettronica e invenzione sonora risiede il fascino irresistibile degli Electronicos Fantasticos, un laboratorio artistico dove il passato industriale del Giappone vibra ancora – letteralmente – sotto forma di frequenze.

    Il collettivo, nato nel 2015, è attivo in diverse città giapponesi e ha conquistato anche la scena internazionale, partecipando a festival, eventi culturali e collaborazioni nel campo della moda. Ma Electronicos Fantasticos è soprattutto un’idea: quella di restituire voce agli oggetti dimenticati, connettendo persone e memorie attraverso la musica. Una filosofia tanto poetica quanto politica.

    La genesi di un sogno elettrico

    Ei Wada non è un artista come gli altri. La sua ossessione per la tecnologia ha radici infantili: da bambino immaginava una festa sotto una torre fatta di televisori e gambe di granchio – una visione surreale che si è concretizzata in un progetto che mescola arte partecipativa, scienza applicata e mitologia urbana. Il collettivo da lui fondato è la manifestazione viva di questo immaginario. Non si tratta solo di riciclare, ma di reincarnare: ridare anima agli oggetti defunti, come se il fantasma dell’elettricità che li abitava trovasse nuove forme per manifestarsi. I membri di Electronicos Fantasticos – un centinaio circa, tra ingegneri, designer, musicisti e persino bambini – non si limitano a costruire strumenti, ma reinventano il modo stesso di intendere la musica.

    Gli strumenti che non ti aspetti

    Ogni creazione degli Electronicos Fantasticos è un ibrido impossibile, un Frankenstein sonoro in cui la funzione originaria dell’oggetto viene capovolta. La CRTelecaster, ad esempio, è una chitarra costruita su un vecchio televisore a tubo catodico; la Fan Guitar trasforma un ventilatore in una chitarra elettrica che suona con le pale; il Barcodress è un abito decorato con codici a barre, che genera suoni quando viene “letto” da uno scanner. Questi strumenti non solo funzionano, ma spesso diventano il fulcro di performance spettacolari che mescolano danza, suono e installazioni luminose. Una delle più celebri è stata l’Electro-Magnetic Bon-Dance, svoltasi sotto la Tokyo Tower, che ha reinterpretato in chiave elettronica una danza tradizionale giapponese dedicata agli spiriti dei defunti – compresi quelli delle macchine.

    Musica, memoria e post-capitalismo

    Non si può comprendere il senso profondo di Electronicos Fantasticos senza considerare il suo messaggio sociale e culturale. Il collettivo opera in uno spazio liminale tra utopia e rottamazione, immaginando un mondo in cui la tecnologia non è solo un mezzo per produrre ma anche per ricordare. Ogni vecchio dispositivo è un frammento di memoria collettiva, un fossile elettronico che racconta la storia dell’industrializzazione giapponese, ma anche delle vite quotidiane che lo hanno attraversato. Così, la musica generata da questi strumenti non è solo innovativa: è un atto di resistenza poetica contro l’obsolescenza programmata e l’amnesia digitale.

    Il gruppo si muove in un orizzonte post-capitalista, dove il valore non è determinato dalla novità ma dalla capacità di connettere persone, epoche e tecnologie. Il fatto che tutto avvenga attraverso il gioco, l’invenzione e la partecipazione rende Electronicos Fantasticos una delle esperienze artistiche più radicali e stimolanti del nostro tempo. È un manifesto in suoni e cavi elettrici, un rave analogico in cui la nostalgia diventa futuro.

    Oltre il Giappone: una rivoluzione sonora globale

    L’eco degli esperimenti del collettivo ha superato i confini del Giappone, arrivando a influenzare artisti, maker e musicisti di tutto il mondo. I loro strumenti compaiono in festival internazionali e persino sulle passerelle della Paris Fashion Week, grazie alla collaborazione con Issey Miyake. L’estetica del progetto, che mescola cyberpunk e artigianato urbano, rappresenta un nuovo tipo di bellezza: quella dell’errore, del recupero, della scintilla che scocca tra una saldatura e un frammento di passato. E mentre il mondo si interroga su come affrontare la crisi ambientale e il diluvio dell’e-waste, Electronicos Fantasticos offre una risposta: fare musica con ciò che resta.

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