Global Sumud Flotilla: la più grande spedizione umanitaria civile e nonviolenta della storia è partita verso Gaza

Con 50 imbarcazioni e attivisti da 44 paesi, la Global Sumud Flotilla porta 300 tonnellate di aiuti verso Gaza. Un’azione di solidarietà senza precedenti contro il blocco e la crisi umanitaria in corso.

Sono partite ieri, 31 agosto 2025, dirette a Gaza, le prime navi della Global Sumud Flotilla, la più grande spedizione umanitaria della storia. Oltre 300 tonnellate di materiali di prima necessità sono in viaggio per rompere, simbolicamente e concretamente, il blocco navale israeliano che da anni isola la Striscia. Le prime cinquanta imbarcazioni sono salpate dai porti di Genova e Barcellona, e nei prossimi giorni ne seguiranno altre: un’iniziativa internazionale civile e nonviolenta senza precedenti per dimensioni e mobilitazione, che unisce attivisti, professionisti e volontari provenienti da 44 Paesi. Una missione che lancia un messaggio forte di pace, resistenza civile e solidarietà, e che punta a sensibilizzare l’opinione pubblica globale e a smuovere la comunità internazionale.

Purtroppo, a causa del maltempo con venti forti che hanno superato i 30 nodi, le venti imbarcazioni della Global Sumud Flotilla partite da Barcellona sono state costrette a rientrare all’alba di oggi, 1° settembre, nel porto catalano. Gli organizzatori hanno confermato che si tratta di una sosta forzata per motivi di sicurezza e che la missione ripartirà appena possibile.

Chi sono i protagonisti della Global Sumud Flotilla

Nata dalla collaborazione tra associazioni umanitarie, movimenti per i diritti umani e attivisti internazionali, la Global Sumud Flotilla prende il nome dal termine arabo Sumud, che significa resilienza, perseveranza, fermezza. L’iniziativa ha coinvolto circa 30.000 sostenitori, che hanno contribuito con oltre 2 milioni di euro, utilizzati per l’acquisto e l’allestimento delle imbarcazioni e per raccogliere 300 tonnellate di aiuti umanitari. Tra i partecipanti anche figure pubbliche di rilievo, come l’attivista ambientale Greta Thunberg.

Le barche, principalmente navi leggere e imbarcazioni a vela, salpano da diversi Paesi del Mediterraneo, tra cui Italia, Spagna, Tunisia, Marocco e Grecia, oltre a porti di Paesi extraeuropei come Qatar, Australia, Nuova Zelanda, Sri Lanka e Malesia. In totale, circa 500 persone si stanno coordinando per confluire nel Mediterraneo centrale e avanzare verso Gaza in una missione congiunta.

Un viaggio che unisce il Mediterraneo: tappe e organizzazione della flotta

Il primo nucleo della flotta è partito il 31 agosto 2025 da Genova e Barcellona. A breve, il 4 settembre, salperanno anche le imbarcazioni da Tunisi e Sicilia, con ulteriori rinforzi provenienti da Grecia e Marocco. L’arrivo nella Striscia di Gaza è previsto entro metà settembre, tempo permettendo.

Questa iniziativa si inserisce nella tradizione di missioni civili come la Freedom Flotilla, ma si distingue per scala, rete organizzativa e varietà geografica dei partecipanti. È una mobilitazione coordinata su scala globale, costruita con metodi partecipativi e finanziata interamente dal basso.

Un messaggio di pace che sfida il blocco e la disumanizzazione

La missione ha un duplice obiettivo: consegnare aiuti umanitari essenziali — tra cui medicinali, alimenti, materiali sanitari — e contestare il blocco navale imposto da Israele alla Striscia di Gaza, che da anni limita l’ingresso di beni vitali e aggrava la già drammatica crisi umanitaria. La Global Sumud Flotilla intende attirare l’attenzione internazionale sulla condizione dei palestinesi e chiedere l’apertura di corridoi umanitari stabili. Un modello di resistenza nonviolenta e partecipazione civile che richiama i governi mondiali a una presa di posizione chiara: cessare le ostilità, sostenere la pace e proteggere i diritti umani.

Un blocco lungo diciotto anni: l’assedio navale su Gaza

Il blocco navale imposto da Israele sulla Striscia di Gaza è in vigore dal 2007, anno in cui Hamas ha preso il controllo del territorio. Da allora, Israele ed Egitto hanno istituito un assedio terrestre, aereo e marittimo giustificato da ragioni di sicurezza, ma fortemente contestato a livello internazionale. Il blocco marittimo, in particolare, limita la navigazione a sole tre miglia nautiche dalla costa, impedendo l’ingresso libero di merci e persone. In questi diciotto anni, l’accesso a beni essenziali come cibo, carburante e medicinali è stato soggetto a restrizioni sempre più severe, contribuendo al peggioramento costante delle condizioni di vita nella Striscia. Molte voci della comunità internazionale definiscono questo isolamento una punizione collettiva, che colpisce duramente una popolazione già vulnerabile.

Le prossime mosse e il potenziale impatto globale

La missione comporta rischi reali, sia sul piano militare che legale. Le autorità israeliane hanno già dichiarato che la flotta sarà considerata una minaccia alla sicurezza nazionale, e i partecipanti potrebbero essere etichettati come “terroristi” e arrestati. I precedenti storici rendono plausibile il rischio di intercettazioni aggressive, abbordaggi forzati e possibili azioni legali internazionali.

La Global Sumud Flotilla continuerà comunque la navigazione verso Gaza nei prossimi giorni, coordinandosi con organizzazioni umanitarie per la distribuzione degli aiuti, e proseguendo le attività di sensibilizzazione pubblica e raccolta fondi. Gli organizzatori hanno dichiarato che, qualunque sia l’esito, questa esperienza sarà un modello replicabile di cooperazione civile internazionale, capace di unire persone e paesi intorno a valori comuni.

Il successo della missione — che sia nell’arrivo a destinazione o nell’impatto mediatico e politico — potrebbe rappresentare (ci si augura) un punto di svolta nella narrazione sul conflitto israelo-palestinese e stimolare un nuovo approccio diplomatico e umanitario da parte della comunità internazionale.

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