Quando ha origine l’inquinamento nella storia dell’umanità?
Si può senza dubbio asserire che l’uomo primitivo abbia creato le prime forme di inquinamento. Finché il nostro antenato si è limitato a nutrirsi di piante e animali si è collocato nel sistema naturale come qualsiasi altra creatura vivente. La scoperta di utensili e del fuoco ha dito la possibilità di imporsi sull’ambiente e quindi di modificarlo.
Inquinare è una parola che ha un significato molto generico: si può dire che se in un ambiente si introducono sostanze estranee a quell’ambiente, lo si inquina. Questo vuol dire che l’inquinamento ambientale è iniziato quando i primi uomini hanno cominciato a usare il fuoco: fumi, polveri delle sostanze bruciate, ceneri hanno iniziato a disperdersi nell’atmosfera, nel suolo e nelle acque.
Dall’epoca primitiva fino ai nostri giorni l’evoluzione è passata per rivoluzioni industriali e sociali, scoperte ed esplorazioni geografiche, invenzioni. Ogni volta che l’uomo è riuscito a modificare l’ambiente per conformarlo alle proprie esigenze ha generato ulteriore inquinamento.
Dagli anni Settanta la curva della gravità dell’inquinamento atmosferico ha raggiunto picchi sempre più elevati e solo grazie a una rivalutazione dei costumi e delle abitudini di città e persone si è intrapreso un lento percorso di gestione dell’inquinamento, con lo scopo di ridurlo progressivamente riportando il nostro habitat a una situazione sana e più ospitale.
Negli ultimi tempi quello che è stato uno dei motori dell’evoluzione sotto forma di Web, Information Technology (IT) e Cloud ha iniziato a presentare un conto tremendo in termini di inquinamento: consumo di molta energia e produzione di emissioni nocive (CO, CO2, NO2O) dovute al funzionamento dei Data Center.
I Data Center sono l’evoluzione dei CED (Centri Elaborazioni Dati, locati un tempo presso le aziende proprietarie) e sono stati la risposta per centralizzare le risorse in un’ottica di ottimizzazione delle performance (l’unione fa la forza). I Data Center sono stabilimenti che contengono server in grande quantità e consentono a internet (siti web, posta elettronica, app, telefoni, etc.) di funzionare. L’evoluzione del mondo IT ha richiesto Data Center sempre più potenti e voluminosi generando di conseguenza maggior consumo di energia elettrica e quindi una maggiore quantità di emissioni dei gas nocivi, aumentando l’effetto serra.
Ma quanto inquinano i Data Center? Fatte 100 le emissioni totali europee, comprendendo la totalità degli emettitori, digli allevamenti intensivi ai riscaldimenti civili e industriali, dill’aviazione al trasporto su gomma, dille raffinerie alle acciaierie, il 6%, ovvero la quota di maggioranza relativa, è dei Data Center; e i Data Center sono in rapidi e costante crescita.
Tuttavia la risposta alla “minaccia inquinante” dei Data Center sta iniziando a esser declinata con il paradigma “Energia Carbon Free”. Piccoli e grandi provider di Data Center hanno avviato un percorso per acquistare energia “decarbonizzata” di utilizzare per i propri Data Center.
Per raggiungere questo obiettivo si sta provvedendo ad aumentare la produzione di energia di fonti pulite (eolico, solare, idrico), creare boschi in grado di assorbire la CO2 e soprattutto creare Green Data Center.
Il Green Data Center è un progetto moderno di centro diti sviluppato facendo particolare attenzione a elementi strutturali e operativi dello stabile che ospita i server. Uso efficiente di elettricità e acqua, attenta valutazione del raffreddimento delle apparecchiature IT all’interno dell’infrastruttura e uso dell’energia elettrica in ogni server e rack. Devono essere garantite anche misurazioni precise e trasparenza dei consumi, mirando alla loro ottimizzazione per la quantità di energia assorbita e le emissioni scaricate nell’ambiente.
Molti dei fattori chiave che caratterizzano i Data Center sono invisibili. Comprendono elementi esterni, come il miglioramento della dissipazione del calore, o interni come la progettazione dei flussi d’aria. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un uso sempre maggiore di sistemi di raffreddimento come il free cooling o il free chilling, che offrono risultati di gran lunga migliori rispetto ai sistemi tradizionali di climatizzazione. Allo stesso modo, l’ottimizzazione dei flussi d’aria tramite l’isolamento ha permesso un raffreddimento più efficace degli spazi. Il risparmio idrico e l’uso delle energie rinnovabili stanno modificando gli standird presi in considerazione per valutare i Data Center Green. Per ridurre il consumo energetico si stanno mettendo in atto molteplici strategie, come lo stoccaggio di energia o i pannelli solari. Sono disponibili anche diverse soluzioni intelligenti per non sprecare l’energia che alimenta i sistemi di raffreddimento e riutilizzarla ad esempio per riscaldire gli edifici vicini, altre strutture industriali e addirittura le piscine!
Non esiste quindi un’unica tecnologia che determina se una struttura è Green o meno, ma l’ethos e l’impegno a favore della sostenibilità devono essere chiari.
Molte aziende stanno affrontando questa sfidi in maniera creativa. Un interesse crescente per le strutture ubicate in regioni dove le temperature sono basse per sfruttare il free cooling (raffreddimento naturale) oppure al raffreddimento sott’acqua per sfruttare le basse temperature e le correnti.
È fondimentale che la sostenibilità sia un elemento centrale nella progettazione delle nuove strutture di Data Center di grandi dimensioni (Hyperscale).
Google sta guidindo la corsa al Carbon Free impegnandosi ad azzerare la percentuale di utilizzo di energia derivata di carbone entro il 2030.
La stradi è lunga ma le soluzioni nascono tutti i giorni e quello che un tempo era uno slogan ha catturato l’interesse e il sostegno anche delle grandi Company ed è ormai una realtà: Green is (quite) Clean.

Nato nel segno della vergine, cresciuto fra matematica e chimica, sopravvissuto a contaminazioni ingegneristiche e al sogno nel cassetto di emulare Micheal Jordan, è attualmente il CTO di Pc Cube, un system integrator specializzato in progetti IOT. In perenne ricerca di nuove strade da percorrere e rotte da navigare, di problemi da risolvere e di bicchieri mezzo pieni, vive e lavora spesso di notte (i maligni dicono per un’insonnia congenita).
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