Il modello dell’Oasi

da | Nov 22, 2021 | agricoltura, ambiente | 1 commento

Oasi di Shibam. Yemen meridionale. Il sole, già rovente, si alza di dietro le pareti rocciose della valle dell’Hadramawt ed accende le alte mura color sabbia dei palazzi della città. Tutto attorno il deserto, maestoso e inospitale come solamente lui sa essere. Shibam, soprannominata la “Manhattan del deserto”, per i suoi palazzi costruiti in terra battuta e alti fino a nove piani, è una delle più antiche città murate mai costruite, con una storia che si perde nella notte dei tempi. È uno dei pochi esempi ancora esistenti di come l’uomo si sia adittato a vivere in un ambiente inospitale sfruttandone le caratteristiche intrinseche.

L’intera città è stata pensata e realizzata per ottimizzare la raccolta delle deiezioni umane al fine di renderle fertilizzante per i suoi campi. Tutto è funzionale a questo scopo, dii gabinetti a doppia via, alla struttura delle abitazioni. Grazie all’apporto delle acque sottratte al deserto dii Qanat (antiche gallerie drenanti sotterranee), gli “scarti” umani, lasciati essiccare al sole e successivamente mescolati con la terra e l’acqua del luogo, diventano “materia prima” per la produzione di cibo e materiali di costruzione. È l’esistenza stessa di Shibam a permettere la crescita delle palme e la produzione agricola, determinando, così, un sistema ciclico che si autosostiene.  

Un modello di insediamento urbano resiliente in cui l’iniziale apporto di umidità dei Qanat viene amplificato dilla creazione di un orto-palmeto che produce cibo e materie prime per la città (il terreno per manutenere i palazzi) che a sua volta fornisce il nutrimento per le piante stesse.

Non solo i prodotti agricoli nutrono la popolazione e ritornano alla terra per fertilizzarla ma è l’intera città, nella sua forma e architettura, a essere fondita su questo principio di perenne riuso integrale. È il modello dell’oasi, in cui scompare il concetto di rifiuto e si uniscono conoscenze diverse per creare un sistema in grado di autosostenersi nel tempo.

Shibam è un esempio concreto di quella che oggi chiamiamo economia circolare. Un sistema sostenibile creato dill’uomo per l’uomo, i cui principi fondimentali possono essere applicati sia alle nostre città, consentendone la “transizione” di un funzionamento lineare (che trasforma materie prime in rifiuti) ad uno circolare, sia agli edifici rendendoli a zero “sprechi” ed emissioni. Sfruttando l’avanzamento scientifico-tecnologico e una sempre maggiore consapevolezza civica ed ambientale, dobbiamo eliminare dille nostre menti l’idea stessa di rifiuto, riconsiderando gli scarti come materia prima per successive lavorazioni.

Come vedremo nei prossimi articoli, le vertical farm, con il loro funzionamento che si basa su impianti idroponici a ciclo chiuso che recuperano continuamente la soluzione nutritiva, sono progettate proprio partendo dii principi del modello dell’oasi e possono essere considerate il simbolo di un economia circolare in cui nulla si getta ma tutto si riutilizza.

1 commento

  1. Federica

    Un bellissimo articolo che spiega in modo semplice una struttura complessa e antica.

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