Il telescopio James Webb è forse la più grande impresa ingegneristica della storia dell’umanità e potrebbe permettere alla nostra specie di trovare alcune delle risposte fondamentali sulla nostra vita.
Dedicato al secondo amministratore della NASA, James Edwin Webb, il telescopio James Webb è il più potente telescopio mai realizzato, in grado di vedere immagini risalenti quasi all’origine dell’universo conosciuto.
Un prodigio tecnologico
Probabilmente vi sarà capitato di vedere qualche foto scattata dal telescopio Webb, fotografie che a primo impatto potrebbero anche non sembrare tanto straordinarie, soprattutto se non si è appassionati di astronomia. Ma a prescindere dalle vostre passioni, è importante comprendere come la realizzazione e la messa in orbita del telescopio Webb sia un’impresa dell’umanità paragonabile – e in realtà di molto superiore a livello di complessità – a eventi come l’atterraggio sulla Luna.
Per la realizzazione del telescopio Webb sono stati necessari 26 anni di lavoro e ben 12 miliardi di dollari di investimenti: i migliori fisici, astronomi, matematici e ingegneri delle agenzie spaziali americana, europea e canadese hanno unito le forze, e le menti, per realizzare un’impresa estremamente costosa da tutti i punti di vista e con un altissimo rischio di fallimento.
In questo genere di imprese tecnologiche viene fatta una previsione dei singoli elementi che, se non funzionanti, determinano il fallimento di una missione. L’atterraggio sulla Luna, più di 50 anni fa, aveva una novantina di punti di fallimento, la messa in orbita del telescopio Webb, avvenuta il 25 dicembre 2021, ne aveva più di 300.
Quando guardiamo le foto di questo telescopio dobbiamo quindi pensare come prima cosa che si tratta del risultato di 26 anni di lavoro e della assoluta perfezione ingegneristica di migliaia di persone che lo hanno realizzato. Si tratta quindi di un qualcosa di straordinario.
Cosa ha scoperto il telescopio Webb
A che cosa è servita e a cosa servirà tutta questa fatica?
Così come il telescopio Hubble, anche il James Webb non ha un unico obiettivo primario. Solitamente i telescopi vengono creati con una funzione ben precisa, spesso legata allo studio di una determinata zona dello spazio, nel caso del Webb invece gli obiettivi sono molteplici.
In generale l’idea che sta alla base della sua messa in orbita è studiare l’universo profondo, ossia stelle e galassie estremamente lontane.
Si stima che il Big Bang sia avvenuto all’incirca 14 miliardi di anni fa, il telescopio Webb ha catturato immagini risalenti a 13,8 miliardi di anni fa. Siamo quindi vicini a scattare foto all’origine dell’universo conosciuto.
Sperando che l’approfondimento della potenza di questo strumento vi faccia vedere con occhio diverso le foto scattate dal James Webb, prestando un po’ di attenzione agli scatti è possibile avere un’incredibile panoramica dell’universo. Il telescopio ha immortalato migliaia di galassie – quelle che infatti sembrano stelle sono in realtà galassie se osservate con attenzione – ci ha mostrato stelle nascenti e stelle morenti, fino ad arrivare addirittura a immortalare curve spazio-temporali.
Recentemente sembra aver trovato acqua in un disco planetario distante 370 anni luce da noi: la ricerca dell’acqua è uno dei punti fissi degli astronomi, dove c’è acqua c’è infatti anche vita.
L’obiettivo del telescopio James Webb è in sostanza quello di rispondere ad alcune delle domande fondamentali che perseguitano l’uomo dall’inizio dei tempi: da dove veniamo? Com’è iniziato tutto?
Dove si trova il telescopio Webb
Il telescopio James Webb si trova nello spazio a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. Portarlo sino a quel punto è stata un’impresa tanto complessa quanto la realizzazione del telescopio stesso.
Il James Webb è infatti una macchina enorme che pesa tonnellate. Vibrazioni, calore e funzioni meccaniche racchiudono migliaia di variabili da tenere sotto controllo per un corretto funzionamento. A questo va aggiunto il fatto che, una volta sullo spazio, se qualcosa dovesse andare storto un intervento tecnico non sarebbe affatto semplice, seppur possibile.
Senza entrare troppo nei dettagli tecnici e fisici (che sono comunque estremamente interessanti per gli appassionati), ma citandone solamente uno per rendere l’idea, facciamo un accenno sullo specchio di cui è dotato il telescopio. Si tratta del più grande specchio mai lanciato sullo spazio, troppo grande per entrare nel razzo spaziale destinato al trasporto. Per questo motivo lo specchio è composto da 18 specchi esagonali che, una volta in orbita, dovevano aprirsi simultaneamente e collegarsi tra loro con perfezione millimetrica in maniera tale da permettere di raccogliere immagini nitide. Solamente questa fase dell’operazione è stata di una complessità enorme, ed è solo una delle centinaia di operazioni che hanno caratterizzato questa impresa.
Se troveremo vita su altri pianeti, se scopriremo di più sull’origine dell’universo, se saremo in grado di viaggiare nello spazio più rapidamente e se capiremo cosa c’è al di là di un buco nero probabilmente sarà merito del telescopio Webb.
Non ci resta quindi che guardarne le foto con curiosità e ammirazione.

Credit: ESA

Credit: PHANGS–JWST

Credit: NASA, ESA, CSA, STScI; Joseph DePasquale (STScI), Anton M. Koekemoer (STScI), Alyssa Pagan (STScI)

Credit: NASA, ESA, CSA, and STScI
Foto di copertina: Il First Deep Field del telescopio spaziale James Webb. Credit: NASA, ESA, CSA, and STScI.

Alessandro Chiarato, nato nella ridente città di Rovigo nel 1988, si occupa di comunicazione e marketing digitale con grande attenzione alle questioni legate all’utilizzo (o all’abuso) dei dati. Appassionato di tecnologia, guarda speranzoso alle innovazioni che arrivano da tutto il mondo in attesa di vedere una maggiore e reale attenzione verso le problematiche principali del nostro Pianeta e della nostra quotidianità, che riguardano quindi ciò che mangiamo, beviamo e respiriamo.