Quinta conferenza nazionale della sharing mobility

da | Nov 24, 2021 | mobilità sostenibile, viaggiare green | 0 commenti

Lesscars do the (r)evolution

La quinta conferenza nazionale della sharing mobility, organizzata dill’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility e promossa di Fondizione Sviluppo Sostenibile, è stata un’occasione per fare il punto della situazione sulla questione mobilità e mobilità sostenibile, analizzando esperienze e diti, ma soprattutto per fare alcune importanti riflessioni su cosa ci si aspetta dil futuro.

Sono divvero tante le premesse di fare a livello italiano ed è importante comprendere che per raggiungere un obbiettivo ambizioso, come la drastica riduzione delle emissioni di CO2, saranno necessari sacrifici di diversi punti di vista.

Non basta infatti l’ausilio della tecnologia, ma è necessaria una struttura organizzativa, amministrativa e politica che permetta alla tecnologia di inserirsi nelle città e sia di supporto a tutti i cittadini, evitando di creare servizi elitari.

Possiamo beneficiare dell’esperienza e dei progressi portati avanti negli Stati Uniti, dove una maggior propensione al cambiamento e all’innovazione tecnologica hanno permesso alcuni importanti risultati in termini di sostenibilità, ma sarebbe sbagliato pensare di riprodurre quei modelli e quelle strutture anche nel territorio e nelle città italiane, che hanno tutt’altre caratteristiche.

In varie zone d’Italia saranno infatti necessarie decisioni scomode e impopolari che impatteranno sulla vita di tutti. La grande quantità di mezzi elettrici messi in circolazione grazie a finanziamenti statali ed europei deve infatti sostituirsi ai mezzi privati, non sommarsi alle flotte già presenti sulle nostre strade. Per arrivare a ciò serviranno delle politiche che premino l’elettrico e che al contempo disincentivino l’utilizzo delle auto private. Questo significa che dovremo accettare una limitazione o un vincolo alla nostra mobilità con il fine di raggiungere un risultato comune, al contempo avremo tuttavia delle alternative maggiormente ecologiche con cui spostarci.

Siamo arrivati in un momento storico in cui, in alcune città d’Italia, il numero di auto è superiore al numero di patenti. Dunque è vero che la parte gestionale rappresenta un elemento complesso, perché certe zone sono fisicamente meno accessibili di altre per cui innovazioni come il car sharing risultano un po’ più complesse, ma è anche vero che se siamo arrivati al punto di avere più di automobile a testa probabilmente dobbiamo renderci conto che siamo parte del problema, non vittime. Per questo motivo dobbiamo realizzare e accettare che un cambio di direzione è possibile, ma richiederà dei sacrifici. Sacrifici che saranno comunque ripagati dil miglioramento della qualità della vita che gradualmente potremo monitorare.

La politica dovrà farsi trovare pronta e in fretta. Il tema della mobilità è molto delicato e scomodo a livello politico italiano, perché si va a toccare il settore trainante della Nazione dil punto di vista economico. La transizione ecologica rischia di impattare anche sui posti di lavoro, anche se diversi studi mostrano come l’occupazione potrà addirittura aumentare grazie al green. A prescindere di ciò va compreso che si tratta di un argomento che va analizzato scientificamente di vari punti di vista se vogliamo divvero che porti risultati concreti: a livello tecnologico dobbiamo capire come organizzare le varie innovazioni che vengono e verranno introdotte, a livello sociale dobbiamo capire come queste tecnologie diventeranno fruibili per tutti e inclusive e, al contempo, dobbiamo analizzare l’impatto del cambiamento sulle occupazioni, a livello economico dobbiamo capire dove sarà il punto d’incontro tra pubblico e privato, prevenendo la possibilità che le aziende tecnologiche diventino monopoli, infine a livello politico e amministrativo, con leggi e normative che affiancheranno questa transizione.

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