Il 2024 potrebbe essere ancora più caldo: cosa dicono gli scienziati

da | Gen 4, 2024 | news | 0 commenti

Come sarà il 2024? Cosa prevedono gli scienziati per il nuovo anno?

Le climate stripes di Ed Hawkins rappresentano di un rosso intenso l’anno appena passato, il più caldo di sempre, con vaste aree negli oceani che hanno registrato temperature record per gran parte dell’anno.

Con una temperatura media di 1,37°C in più rispetto alla media preindustriale, il 2023 si avvicina pericolosamente al limite stabilito per il contenimento del global warming. Gli scienziati non escludono che l’anno appena iniziato possa essere ancora più caldo.

Quanto inciderà El Niño sul clima

El Niño, fenomeno climatico periodico che causa un forte riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano, dura solitamente un anno: raggiunge il suo picco durante i mesi invernali, per poi sparire in primavera.

Gli scienziati sottolineano che ogni volta questo fenomeno presenta caratteristiche diverse, ma mantiene una certa dose di prevedibilità: quello di quest’anno, che sta per raggiungere il suo picco, potrebbe essere forte come quello del 2015 che, raggiungendo il suo picco a giugno 2016, ha fatto registrare un caldo record. Se questo modello dovesse replicarsi, potremmo trovarci a fronteggiare un nuovo caldo record, accentuato dal calore accumulato negli ultimi sei mesi.

El Niño ha un notevole impatto sul clima globale: il calore anomalo che investe la superficie del mare assieme alle tempeste che El Niño porta nel Pacifico centrale e orientale hanno effetti domino che causano siccità in altre parti del mondo, tra cui l’Indonesia, il sud-est asiatico e l’Africa meridionale. E questo non può che avere un impatto diretto anche sulla terraferma.

Molto difficile, dunque, che possa verificarsi un rallentamento imminente nell’ondata di calore globale, la quale non ha fatto altro che potenziare la tendenza al riscaldamento dovuta a decenni di emissioni di combustibili fossili.

Incertezze sul futuro

Secondo il Met Office britannico, ci sono quindi le condizioni perché si verifichi un aumento della temperatura media globale fino a 1,5 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali del XIX secolo. Nei mesi recenti, il Pianeta si è avvicinato più che mai a questa temuta soglia e ci ha offerto un primo assaggio di un mondo in cui un aumento costante e persistente potrebbe scatenare nuovi e sempre più intensi eventi meteorologici estremi.

Se l’impatto del riscaldamento sarà predominante durante tutto il 2024 dipenderà da quanto avverrà dopo l’attenuazione dell’attuale El Niño. Questo verosimilmente avverrà entro giugno, riportando il Pacifico a condizioni neutre: l’assenza di El Niño o del suo contrario, La Niña. Oltre a questo, rimane incerto se le condizioni neutre rimarranno per più tempo, se si svilupperà La Niña (che andrebbe a raffreddare il Pianeta) oppure se El Niño farà nuovamente la sua comparsa. Finora, non esiste un’indicazione chiara di ciò che il futuro potrebbe riservare.

Il climate change incide anche sui modelli climatici

Nonostante El Niño anche questa volta abbia in qualche modo rispettato le previsioni degli scienziati, è stato particolarmente complesso categorizzare altri aspetti. Alcune variazioni che i climatologi si aspettano normalmente di osservare alla fine di El Niño non si sono ancora manifestati.

Alcuni modelli climatici che si sono verificati nel passato non sono più così affidabili e prevedibili. Il cambiamento climatico infatti sta modificando le tendenze globali.

Se gli ultimi otto anni sono stati i periodi più caldi mai registrati, un 2023 indubbiamente caldo e un 2024 potenzialmente ancora più caldo andranno a completare un decennio decisamente eccezionale per quanto riguarda il clima. L’impulso di El Niño attraverso il Pacifico, continuerà a esercitare un forte impatto sulle temperature globali e sui modelli meteorologici, come affermato da Andrew Kruczkiewicz, ricercatore senior dell’Istituto Internazionale di Ricerca sul Clima e la Società della Columbia University. “Ci vuole tempo perché quell’energia si dissipi”, ha detto. “C’è persistenza nel sistema climatico”.

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