Dopo il duro comunicato di Usigrai, il più importante sindacato dei giornalisti Rai, contro le nuove regole sulla par condicio, a protestare sono ora studentesse e studenti nelle scuole e nelle università di tutto il Paese. La Rete degli Studenti Medi e l’Unione degli Universitari si sono espresse in difesa della libertà di informazione, denunciando “la grave repressione che il Governo sta tentando di mettere in campo nei confronti dell’informazione”.
A destare preoccupazione sono due questioni emerse in questi ultimi giorni, “dall’introduzione di pene detentive per il reato di diffamazione all’eliminazione della par condicio nei dibattiti Rai fino alla trasmissione dei comizi sui canali del servizio pubblico senza contraddittorio. Sono solo alcuni degli emendamenti proposti dai partiti di governo per controllare, impaurire e censurare la libertà dei giornalisti. Un quadro inquietante, che si inserisce in una situazione già critica, in cui il governo ha il controllo totale sui dirigenti Rai”.
Il comunicato Usigrai
Qualche giorno fa nei tg di prima serata, infatti, i giornalisti hanno letto un comunicato stampa di Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai.
“La maggioranza di governo ha deciso di trasformare la Rai nel proprio megafono. Lo ha fatto attraverso la Commissione di Vigilanza che ha approvato una norma che consente ai rappresentanti del governo di parlare nei talk senza vincoli di tempo e senza contraddittorio. Non solo, Rainews24 potrà trasmettere integralmente i comizi politici, senza alcuna mediazione giornalistica, preceduti solamente da una sigla.
Questa non è la nostra idea di servizio pubblico, dove al centro c’è il lavoro delle giornaliste e dei giornalisti che fanno domande (anche scomode) verificano quanto viene detto, fanno notare incongruenze. Per questo gentili telespettatori vi informiamo che siamo pronti a mobilitarci per garantire a voi un’informazione indipendente, equilibrata e plurale.”
Il comunicato arriva in risposta all’aggiornamento della Vigilanza Rai in tema di par condicio.
Che cosa è successo
Innanzitutto: da chi è composta e a cosa serve la Commissione di Vigilanza Rai? Si tratta di una Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. In particolare, quest’organo è composto da 20 deputati e 20 senatori; la presidenza della commissione va a un membro dell’opposizione, per garantire il pluralismo anche nell’informazione. Sono diversi i compiti che spettano alla Commissione, dalla nomina di alcuni membri del consiglio di amministrazione della Rai al controllo dell’aderenza del servizio pubblico alle direttive date.
Nella riunione del 9 aprile, la Commissione ha esaminato e rielaborato (sulla base delle proposte fatte da Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati) il testo della delibera dell’AGCOM sulle “disposizioni in materia di comunicazione politica” in vista della campagna elettorale per le europee dell’8 e 9 giugno. In particolare, l’AGCOM mirava a valutare non solo la quantità, ma anche la qualità delle apparizioni dei politici nei programmi televisivi durante la campagna elettorale, tenendo conto della rilevanza delle fasce orarie basate sugli ascolti registrati dall’Auditel.
I punti caldi
Due sono gli emendamenti che hanno suscitato particolare attenzione e sono stati particolarmente contestati dall’opposizione:
- la Commissione ha modificato il comma 6 dell’articolo 4 della delibera: “Nel periodo disciplinato dalla presente delibera i programmi di approfondimento informativo, qualora in essi assuma carattere rilevante l’esposizione di opinioni e valutazioni politico-elettorali, sono tenuti a garantire la più ampia possibilità di espressione ai diversi soggetti politici, facendo in ogni caso salvo il principio e la necessità di garantire ai cittadini una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative, secondo le regole stabilite dalle citate leggi n. 28 del 2000 e n. 515 del 1993”. L’ultima parte del comma, secondo l’opposizione, favorirebbe i politici di maggioranza che ricoprono cariche governative. Questi politici potrebbero avere più spazio durante i programmi informativi se discutono delle loro attività governative. Tutto starebbe nella frase: “La più ampia possibilità di espressione”.
- Il comma 4 dell’articolo 4 è stato modificato in questo modo: “Per quanto riguarda i programmi di informazione di cui al presente articolo, i rappresentanti delle istituzioni partecipano secondo le regole stabilite dalla legge 22 febbraio 2000, n. 28, e dalla legge 10 dicembre 1993, n. 515, per tutti i candidati e gli esponenti politici, salvo intervengano su materie inerenti all’esclusivo esercizio delle funzioni istituzionali svolte”. Anche in questo caso, potrebbe essere concesso più ampio spazio (rispetto agli altri politici dell’opposizione) ai rappresentanti istituzionali, come ministri o sottosegretari, proprio perché avrebbero più “materie” di cui discutere (il loro operato nella legislatura vigente).
Se per i sostenitori di questa modifica, questo spazio servirà esclusivamente per garantire maggiore informazione sulle attività di governo e istituzioni, per chi critica il nuovo emendamento la situazione è ben diversa. Infatti, tale variazione favorirà naturalmente i politici della maggioranza candidati alle Europee e, in particolare, i membri del governo che dovessero scegliere candidarsi. Allo stesso tempo, in questo contesto, il ruolo dei giornalisti verrà notevolmente ridotto, ne verrà compromessa la legittimità e il ruolo di moderatori che vigilano sulla discussione e che verificano le informazioni.
E le reti private?
Il testo sulla par condicio varato dal Consiglio dell’AGCOM al quale le emittenti private dovranno conformarsi differisce da quello della commissione di Vigilanza per la Rai. Come previsto dalla legge 28 del 2000, sarà l’AGCOM a decidere sulle sanzioni per tutti e l’unica novità introdotta avrà a che fare con le fasce orarie.
La decisione dell’AGCOM di non omologarsi anche per le reti private al testo approvato dalla Commissione di Vigilanza può essere interpretata in modi diversi.
L’Usigrai si è mostrata soddisfatta della scelta dell’AGCOM “di non accogliere le modifiche varate dalla maggioranza di governo in commissione di Vigilanza che avrebbero consentito agli esponenti dell’esecutivo di parlare nei talk senza limiti di tempo e senza contraddittorio”. Secondo i membri di Fratelli d’Italia in Vigilanza Rai, invece, “grazie all’AGCOM si è finalmente fatta chiarezza sulla par condicio, mettendo fine alle polemiche dell’opposizione”. Maurizio Gasparri ha commentato che “le decisioni della Vigilanza Rai e dell’Autorità sono totalmente coincidenti” e quindi “non c’è quindi nessuna sconfessione della Vigilanza Rai da parte dell’AGCOM, perché le delibere sono assolutamente sovrapponibili, né ci sono equivoci, anche se la materia per la sua complessità sembra quasi facilitarli”.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).