Sempre più persone rinunciano a fare figli anche per colpa della crisi climatica. A rendere evidente l’impatto dell’eco-ansia sulla scelta di fare figli è stata una ricerca dell’University College di Londra pubblicata sulla rivista “Plos climate”.
La Terra sta diventando sempre più inospitale e la crisi climatica non può non aggiungersi alle tante cause legate al calo della natività globale. L’impatto del cambiamento climatico sulle decisioni riguardanti la riproduzione diventa sempre più significativo, con l’eco-ansia che influisce sulla salute mentale globale.
Lo studio dell’University College
Lo studio della University College di Londra, pubblicato su “Plos Climate”, ha esaminato diversi studi con oltre 11mila intervistati condotti tra il 2012 e il 2022 principalmente nei Paesi occidentali, con l’obiettivo principale di identificare le possibili influenze delle preoccupazioni legate al cambiamento climatico sulle decisioni riguardanti la riproduzione.
La crisi climatica influenza la scelta di fare figli: l’incertezza sul futuro dei figli, le opinioni ambientaliste sulla sovrappopolazione e il consumo eccessivo di risorse, la soddisfazione dei bisogni familiari e i sentimenti personali e politici in materia ambientale sono i quattro temi che incidono sulla decisione.
Soprattutto per quest’ultimo aspetto, molti intervistati hanno rivelato che la genitorialità potrebbe sminuire gli sforzi quotidiani per mitigare il cambiamento climatico: a confermare questa tesi, uno studio svedese del 2017 secondo cui avere un figlio in meno per famiglia farebbe risparmiare quasi 60 tonnellate di carbonio di emissioni ogni anno nei Paesi sviluppati.
Ragioni totalmente diverse emergono invece da due studi condotti in Zambia e in Etiopia: i partecipanti desideravano avere meno figli per riuscire a soddisfare le esigenze di sussistenza durante i periodi di calo della produttività agricola. La narrativa dominante in questi studi suggerisce che in condizioni ambientali avverse, le famiglie più piccole sono avvantaggiate, poiché possono meglio soddisfare i bisogni essenziali dei loro membri. Ciò ha portato a un aumento della domanda di servizi di pianificazione familiare in queste aree, anche se in alcune zone un maggior numero di figli è considerato un vantaggio per il lavoro agricolo.
Crisi climatica e figli
Oltre agli impatti diretti sulla salute riproduttiva, il cambiamento climatico è collegato a effetti indiretti catastrofici, come l’insicurezza alimentare e idrica, che alimentano sfollamenti, migrazioni forzate, conflitti armati e violenza.
Gli studi della University College suddividono le preoccupazioni ambientali in tre sottogruppi: egoistico (preoccupazione per sé), altruistico (preoccupazione per l’umanità) e legato alla biosfera (preoccupazione per l’ambiente).
Da sottolineare che i timori degli intervistati che volevano avere figli erano focalizzati sulle conseguenze del cambiamento climatico per sé stessi e la loro comunità, piuttosto che per l’ambiente stesso. Una maggiore preoccupazione egoistica e altruistica è infatti correlata ad atteggiamenti a favore della riproduzione; individuata invece una correlazione inversa per la preoccupazione per la biosfera.
Infine, un ultima corrente collega la scelta di non avere figli con una forma di ribellione politica, una sorta di protesta volta a evidenziare l’urgenza dell’emergenza attuale e attirare l’attenzione sull’argomento, con l’obiettivo di ottenere un cambiamento sistemico.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).