Una nuova analisi di Save the Children presenta dati decisamente preoccupanti: gli eventi climatici estremi, come inondazioni, incendi, cicloni, tempeste e frane, hanno causato 12mila morti nel 2023, il 30% in più rispetto all’anno scorso.
La fonte utilizzata dall’ONG è il database internazionale dei disastri (EM-DAT). I dati per il 2023 sono ancora incompleti (l’EM-DAT arriva per ora solo al 6 dicembre), quindi le proiezioni da un anno all’altro sono state calcolate sulla base delle medie mensili. La statistica inoltre non ha valutato siccità e temperature estreme: pur essendo correlate al climate change è piuttosto complesso raccogliere tutti i dati in merito.
L’analisi di Save the Children
Inondazioni, cicloni, tempeste, frane e incendi: queste, nel 2023, le cause di morte di 12mila persone nel mondo. Il 30% in più rispetto all’anno scorso: un incremento direttamente associabile all’aggravamento della crisi climatica.
Dei 240 eventi climatici estremi registrati nel 2023, la banca dati EM-DAT ha indicato un aumento (rispetto all’anno precedente) del 60% delle morti dovute a frane, un aumento del 278% per gli incendi e del 340% per le tempeste.
Nonostante, nel secolo scorso, il miglioramento delle previsioni e della gestione delle catastrofi abbia ridotto il numero di morti legati a disastri meteorologici, l’Organizzazione meteorologica mondiale sottolinea che il numero di eventi meteorologici estremi a livello mondiale è aumentato di cinque volte solo negli negli ultimi 50 anni.
Una ricerca condotta dall’Università di Bruxelles (Vrije Universiteit Brussel) indica che un bambino nato nel 2020, rispetto a uno nato nel 1960, vivrà, in media, un numero 7 volte superiore di ondate di calore e due volte superiore di incendi e sarà esposto almeno tre volte di più a inondazioni fluviali, crolli dei raccolti e siccità.
Maggiormente esposti i Paesi a basso reddito
La nascita del Fondo Loss and Damage, pensato durante la Conferenza per il Clima dell’anno scorso e finalizzato in quella di quest’anno, è dovuto proprio alla maggiore esposizione dei Paesi in via di sviluppo alle conseguenze dirette del climate change, pur essendone compartecipi in una piccolissima percentuale.
Sono proprio questi Paesi a subire il numero maggiore di danni e di vittime, sostenendo il peso maggiore della crisi climatica anche nel 2023. Oltre la metà delle vittime provengono da Paesi a reddito basso o medio-basso. Inoltre, quasi la metà (45%) delle persone uccise (5.326) proveniva da Paesi responsabili di meno dello 0,1% delle emissioni mondiali (secondo i dati dell’EDGAR dell’Unione Europea).
Gran parte delle morti legate ad eventi climatici estremi, infatti, sono correlate alle devastanti inondazioni in Libia provocate dalla tempesta Daniel a settembre 2023.
Una serie di catastrofi climatiche hanno caratterizzato il 2023, colpendo duramente bambini e famiglie. A febbraio, il ciclone Freddy causato gravissimi danni in Madagascar, Malawi e Mozambico, colpendo poi il Mozambico nuovamente a marzo. Un ciclone tropicale tra i più lunghi mai registrati che ha provocato circa 1.400 morti in tutta la regione, sfollando migliaia di persone e distruggendo più di 1.600 scuole in Mozambico e Malawi.
In Pakistan, come evidenziano i report delle Nazioni Unite, quasi 200 persone, di cui la metà bambini, sono state uccise in incidenti legati alla pioggia durante la stagione dei monsoni iniziata a fine giugno. Le inondazioni di quest’anno hanno aggravato la difficile situazione delle comunità dopo le alluvioni del 2022, una delle peggiori nella storia del Paese, dove quasi 500 bambini persero la vita.
Aumentare i finanziamenti per il clima
Come ha sottolineato Kelley Toole, responsabile globale per i cambiamenti climatici di Save the Children: «L’analisi mostra chiaramente come la crisi climatica colpisca in modo sproporzionato coloro che hanno contribuito meno a causarla e che sono meno in grado di resistere ai suoi effetti più dannosi, rafforzando ulteriormente condizioni di disuguaglianza, povertà e sfollamento. Le migliaia di morti causate dagli eventi meteorologici estremi di quest’anno sono un esempio particolarmente drammatico dell’enorme impatto che i cambiamenti climatici hanno sui bambini, sulle famiglie e sulle comunità. Questi disastri lasciano le bambine e i bambini senza casa, senza scuola, affamati e con la paura che inondazioni, tempeste e incendi possano togliere la vita ai loro cari».
«Dobbiamo aumentare in modo significativo i finanziamenti per il clima e far sì che tengano in considerazione le esigenze dei bambini, anche per quanto riguarda le risorse necessarie a riparare le perdite e i danni causati dalla crisi climatica. L’accordo raggiunto a COP28 che sancisce la transizione dai combustibili fossili va nella giusta direzione, ma è ben lontano dalla rapida eliminazione dei combustibili fossili, disperatamente necessaria per garantire una giusta transizione per i bambini di tutto il mondo» ha concluso.

Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).