Una nuova legge per metterle definitivamente a tacere: in Afghanistan le donne non potranno più cantare, né recitare né leggere in pubblico. Coperte da capo a piedi e in silenzio, perché la voce è un elemento troppo intimo secondo i principi talebani, così come il viso che deve essere essere coperto per evitare qualsiasi tentazione.
I talebani hanno conquistato Kabul nel 2021, promettendo alle donne la libertà di studiare e lavorare e di essere parte attiva nella società. Eppure, la nuova legge introdotta dal Ministero per la Prevenzione dei Vizi e la Promozione delle Virtù è un nuovo pericoloso attacco diretto alla libertà femminile, l’ultimo di una serie di provvedimenti che in questi 3 anni hanno progressivamente privato le donne afghane dei loro diritti.
Talebani al governo: cosa è successo negli ultimi 3 anni
Il ritiro delle forze NATO dall’Afghanistan nel 2021 si conclude in modo caotico e affrettato. Il presidente afghano Ashraf Ghani fugge all’estero; l’esercito, nonostante gli ingenti investimenti in addestramento e risorse, crolla sotto la pressione talebana.
Il 15 agosto 2021 i talebani riconquistano Kabul e riprendono il controllo del Paese. Inizialmente affermano che le donne potranno studiare e lavorare e avere un ruolo attivo nella società, ma presto è chiaro che queste promesse non saranno mai mantenute. Da tre anni, infatti, le donne afghane hanno subìto una progressiva erosione dei loro diritti: le restrizioni hanno colpito l’istruzione, la libertà di movimento, l’abbigliamento, la partecipazione alla vita pubblica e la possibilità di lavorare.
Appena un mese dopo l’ascesa dei talebani, alle ragazze viene vietato l’accesso alle scuole secondarie, giustificando il provvedimento con la necessità di preservare la sicurezza delle studentesse. Allo stesso tempo, si ordina alle donne impiegate nell’amministrazione pubblica di Kabul di rimanere a casa.
A dicembre, si limita ulteriormente la capacità di spostamento delle donne, che potranno compiere viaggi oltre i 72 chilometri solo se accompagnate da un parente maschio.
Da maggio 2022, il nuovo codice di abbigliamento impone di coprire integralmente il viso, tranne gli occhi. Da novembre, le donne non possono più accedere a parchi, giardini pubblici, palestre, piscine e bagni pubblici; da dicembre, non possono più frequentare le università e lavorare nelle organizzazioni non governative (comprese quelle internazionali come l’ONU). Un dato preoccupante, considerando che prima dei talebani, erano più di 100mila le donne iscritte a università pubbliche o private in Afghanistan.
Da luglio 2023, chiudono centri estetici e parrucchieri, tra gli ultimi spazi di socializzazione per le donne afghane. Perdono il lavoro (e per molte l’unica fonte di sostentamento per la famiglia) oltre 60mila donne.
Afghanistan: una nuova legge contro le donne
Dopo aver preso potere nel 2021, i talebani istituiscono il Ministero per la Prevenzione dei Vizi e la Promozione delle Virtù, un organo che vigila su ogni aspetto della vita sociale e personale afghana per garantire il rispetto della Sharia, la legge di Dio.
Con un effetto sproporzionato su donne e ragazze, la polizia morale ha creato un clima di terrore, tra minacce, arresti, violenza e detenzioni arbitrarie.
La nuova legge “sul vizio e sulle virtù”, emanata in questi giorni, si articola in 35 punti e codifica restrizioni già note nel Paese, ma la sua attuazione controllerà in modo più rigoroso e serrato la popolazione.
L’articolo 13, in particolare, riguarda le donne che:
- dovranno coprire interamente volto e corpo in presenza di uomini che non fanno parte della famiglia;
- non potranno indossare abiti attillati o corti;
- non potranno cantare, recitare o leggere ad alta voce in pubblico;
- potranno viaggiare solo se accompagnate da un parente maschio;
- non potranno incontrare uomini estranei alla famiglia.
La legge riguarda anche altri aspetti e restrizioni, come il divieto di ascoltare musica e di produrre e diffondere immagini su dispositivi elettronici di esseri viventi. Proibiti omosessualità, adulterio e scommesse.
Gli uomini inoltre avranno l’obbligo di curare adeguatamente la loro barba che non potrà essere troppo corta e non potranno portare pantaloni sopra al ginocchio.
Nata a Roma nel 1993, si è laureata in Lettere, con specializzazione in Storia Contemporanea. Attenta al mondo che la circonda, crede fortemente nel potere della collettività: ognuno, a modo suo, può essere origine del cambiamento. Amante del cinema e della letteratura, sogna di scrivere la storia del secolo (o almeno di riuscire a pensarla).