
Da una parte la propaganda politica racconta di una Nazione in continua crescita: salari rialzati, disoccupazione ai minimi termini, inflazione sotto controllo e benessere collettivo a livelli stellari. Dall’altra è sufficiente aprire gli occhi o confrontarsi con chiunque per avere consapevolezza che l’Italia non se la sta passando benissimo praticamente in tutti i settori e soprattutto se paragonata agli altri Paesi europei: gli stipendi medi sono tra i più bassi d’Europa, la pressione fiscale sta mettendo moltissimi imprenditori e aziende alle strette e le prospettive in generale non sono buone.
Non si tratta di un trend dovuto a governi di destra o di sinistra. Si tratta di un problema comune a causa del quale stiamo tutti fallendo.
In questo contesto, viene quindi da chiedersi realmente come vengano spesi i fondi necessari alla crescita e allo sviluppo del Paese e quando si leggono alcuni dati certe domande sorgono spontanee.
Una di queste è: “Considerando che la situazione attuale, è davvero necessario spendere 30 miliardi di euro all’anno per la Difesa?”.
Per rispondere a questa domanda abbiamo analizzato i dati relativi a settori importanti come Sanità, Istruzione e Famiglia e li abbiamo paragonati con quelli relativi alla Difesa, con l’obiettivo di comprendere sia i trend e sia cosa rappresentino in valore assoluto questi 30 miliardi.
Difesa
Negli ultimi 5 anni il settore della Difesa ha visto un incremento progressivo degli investimenti:
- 25 miliardi di euro nel 2019;
- 27 miliardi di euro nel 2020;
- 28 miliardi di euro nel 2021;
- 30 miliardi di euro nel 2022;
- 32 miliardi di euro nel 2023.
Le crescenti tensioni geopolitiche ci hanno portato, tra le altre cose, all’acquisto di sistemi aerea di difesa di ultima generazione, come il Surface-to-Air Missile Platform/Terrain (SAMP/T), per intercettare missili balistici, droni e aerei nemici. Abbiamo anche acquistato una novantina di caccia F35 Lightining II per circa 14 miliardi di euro.
Per cui se potete gustarvi una cena romantica nella vostra terrazza senza che un missile balistico rovini l’atmosfera, potete ringraziare il SAMP/T.
Abbiamo anche modernizzato la Marina Militare con il programma PPA, pattugliatori polivalenti d’altura, che ha previsto la costruzione di sette nuove navi multifunzione, per operazioni di sorveglianza, difesa aerea e antisommergibile.
Per cui se potete mangiare la pasta al forno in spiaggia a Ferragosto senza che un sommergibile vi faccia saltare in aria, potete ringraziare il PPA.
Passiamo agli altri settori.
Sanità
La pandemia e i conseguenti sussidi europei hanno portato grandi investimenti in Sanità negli ultimi anni:
- 115 miliardi di euro nel 2019;
- 122 miliardi di euro nel 2020;
- 127 miliardi di euro nel 2021;
- 130 miliardi di euro nel 2022;
- 132 miliardi di euro nel 2023.
Famiglia
Anche gli investimenti per la Famiglia hanno beneficiato della pandemia:
- 18 miliardi di euro nel 2019;
- 21 miliardi di euro nel 2020;
- 23 miliardi di euro nel 2021;
- 23 miliardi di euro nel 2022;
- 25 miliardi di euro nel 2023.
Istruzione
Anche nel caso dell’Istruzione è stato necessario investire parecchio denaro in digitalizzazione per garantire la possibilità di continuare le attività:
- 50 miliardi di euro nel 2019;
- 54 miliardi di euro nel 2020;
- 56 miliardi di euro nel 2021;
- 58 miliardi di euro nel 2022;
- 60 miliardi di euro nel 2023.
Riflettiamo
I dati relativi agli ultimi cinque anni sono influenzati dalla pandemia e supportati da fondi europei dedicati alla ripresa dalla crisi.
Un primo aspetto che emerge è che investiamo di più nella Difesa che in politiche dedicate alla Famiglia, nonostante la famiglia sembri essere prioritaria nei manifesti elettorali di qualsiasi politico. Una seconda domanda da porsi è se la redistribuzione dei 30 miliardi dedicati alla Difesa comporterebbe una differenza sostanziale negli altri settori.
Resta quindi da capire se Sanità, Famiglia e Istruzione potrebbero fare significativi passi avanti qualora avessero a disposizione più fondi. La pandemia ha fatto emergere chiaramente che il settore della Sanità non solo non era preparato a contenere un evento di quella portata, ma aveva risentito notevolmente di un progressivo taglio di fondi negli anni precedenti.
Lo stato attuale dell’Istruzione
Nonostante l’aumento delle risorse destinate all’Istruzione, la qualità del sistema educativo italiano rimane al di sotto degli standard europei. La dispersione scolastica è un problema persistente, e le competenze degli studenti italiani sono inferiori rispetto a quelle dei coetanei europei.
Un ulteriore incremento dei fondi per modernizzare le strutture scolastiche, investire in formazione continua per i docenti e promuovere l’inclusione digitale sarebbe essenziale per garantire un futuro competitivo al Paese.
Lo stato attuale della Famiglia
Con una natalità in costante calo, l’Italia si trova a fronteggiare una crisi demografica che potrebbe mettere a rischio la sostenibilità del sistema pensionistico e il welfare.
Anche se le risorse per le famiglie sono aumentate, servirebbe un impegno più forte per incentivare la natalità e fornire servizi di sostegno alla genitorialità, come asili nido accessibili e politiche di conciliazione tra vita lavorativa e familiare. Maggiori investimenti potrebbero aiutare a contrastare questa tendenza garantendo un futuro più stabile al Paese.
Lo stato attuale della Sanità
Nonostante gli ingenti investimenti nella Sanità durante la pandemia, rimangono ampie disparità territoriali nella qualità dell’assistenza sanitaria. Occorre rafforzare la sanità di prossimità, potenziando i servizi locali e prevenendo le malattie croniche, il che a lungo termine potrebbe ridurre i costi sanitari e migliorare la qualità della vita.
Secondo un recente studio basterebbero cinque miliardi di euro in più all’anno per permettere al settore sanitario un netto miglioramento della qualità generale.
Settori in cui si potrebbe risparmiare
Difesa
Gli investimenti in Difesa sono cresciuti significativamente negli ultimi anni, fino a raggiungere i 32 miliardi di euro nel 2023. Pur riconoscendo l’importanza della sicurezza nazionale, si potrebbe valutare una revisione della spesa per alcune voci legate agli armamenti convenzionali e ai progetti militari più costosi. Un approccio più mirato, orientato verso la cyberdifesa e la sicurezza interna, potrebbe permettere di risparmiare senza compromettere la sicurezza.
Burocrazia
Un’area che potrebbe offrire margini di risparmio è la semplificazione della Pubblica Amministrazione. Investire nella digitalizzazione dei processi burocratici e nella riduzione delle inefficienze potrebbe non solo ridurre i costi, ma anche migliorare la qualità dei servizi offerti ai cittadini e alle imprese, stimolando così la produttività del Paese.
E dunque: 30 miliardi per la Difesa sono indispensabili?
Non si tratta quindi di decidere se sia giusto o sbagliato acquistare sommergibili e aerei militari di ultima generazione, ma di fare una valutazione su cosa necessita il nostro Paese in relazione al periodo storico in cui ci troviamo e alle esigenze della popolazione.
In questo momento, sembra essere prioritario un maggiore investimento nelle strutture ospedaliere, in istruzione e in politiche che supportino le famiglie, in maniera tale da rilanciare anche economicamente l’Italia. Se è necessario fare dei tagli è giusto che si ragioni su come spendere meno in Difesa, che a tutti gli effetti non ha avuto funzioni di primaria importanza negli ultimi decenni. Allo stesso tempo è fondamentale rivedere gli sprechi della nostra burocrazia.
Stiamo attraversando anni in cui il nostro Paese non gode della crescita economica di cui ha goduto in passato e in cui non possiamo più permetterci gli enormi sperperi che hanno caratterizzato l’inizio del nuovo millennio.