Il documentario To Kill a Tiger candidato agli Oscar 2024 racconta uno spaccato di vita di una comunità in India e denuncia l’alta frequenza di stupri in questa zona del mondo, analizzando il modo in cui vengono affrontati, non solo dal punto di vista legale, ma soprattutto da quello sociale.
Il documentario segue la vita di Ranjit, contadino indiano la cui figlia tredicenne subisce uno stupro da tre uomini della comunità in cui vivono. Ranjit dedica la sua vita alla ricerca di giustizia per la figlia, attraverso complesse diatribe legali e importanti pressioni sociali, che lo spingono quotidianamente alla salvaguardia dello status quo e a evitare scandali.
Preservare lo status quo
Ma che cosa rappresenta lo status quo in questo contesto?
In molte comunità indiane si pensa che una ragazza o una bambina vittima di uno stupro non potrà più trovare marito, per questo motivo l’unica cosa che rimane da fare (nonché la prassi) è di far sposare la ragazza con il suo aggressore.
Il documentario dà voce a tutti, nel bene e nel male: dalle vittime ai carnefici, dagli avvocati alle anziane della comunità. Viene descritto un sistema e una mentalità con radici profonde, apparentemente impossibili da sradicare anche di fronte alle brutalità umane.
Guardando To Kill a Tiger viene da pensare che la realtà raccontata sia lontana: lontana dall’Occidente in cui viviamo e lontana dalla mentalità che ci appartiene. Ma nelle risposte, nei silenzi e negli sguardi degli intervistati possiamo invece ritrovare alcuni elementi della nostra realtà, moderna sì, ma talvolta retrograda allo stesso modo.
Ciò che ci insegna To Kill a Tiger è che non basta cambiare le leggi, è necessario cambiare le menti, attraverso il confronto, la cultura e la voglia di fare un passo avanti.
Un bellissimo documentario che, seppur non leggero, ti consigliamo di vedere. Lo puoi trovare sulla piattaforma Netflix.
In copertina: dettaglio della locandina di To Kill a Tiger di Nisha Pahuja