
Gli aerei inquinano enormemente. Stando ai dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente un aereo produce in media 285 grammi di anidride carbonica per ogni passeggero, ogni chilometro. L’automobile, per dire, si ferma a 104 grammi, laddove il tram a pieno carico ne produce appena 14.
Le compagnie aeree sono consapevoli sia delle proprie emissioni, sia della necessità di migliorare la situazione, non fosse altro per mantenere tra i propri clienti anche quella crescente fetta di persone che desiderano fare delle scelte di trasporto più sostenibili. Ecco allora che British Airways, per fare un esempio, ha dichiarato di voler raggiungere la neutralità carbonica entro la metà del secolo, imitata da altre compagnie.
In che modo si stanno muovendo per raggiungere questo obiettivo?
Certo, si sta lavorando per rendere i mezzi meno inquinanti, ma gran parte dell’impegno sembra essere speso nelle compensazioni delle emissioni degli aerei stessi. Il problema è che, guardando ai risultati di indagini recenti, questo sistema non sembra particolarmente accurato: le stime dei cosiddetti crediti di carbonio non sarebbero infatti affidabili.
Come funzionano le compensazioni delle emissioni delle compagnie aeree
Le diverse compagnie affrontano il tema delle compensazioni in modo diverso. C’è chi offre ai propri clienti la possibilità di “acquistare” dei crediti di carbonio al momento del pagamento del biglietto, compensando quindi in autonomia l’inquinamento del proprio viaggio. Altre invece si impegnano direttamente, con dei contributi fissi per dei progetti di rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera.
Nella maggior parte dei casi, le compagnie si affidano a delle organizzazioni specializzate proprio per calcolare quanto una certa iniziativa possa ridurre le emissioni di anidride carbonica, stimando di conseguenza i crediti di carbonio spettanti. Ecco allora che si stima quante emissioni verranno compensate con un progetto di riforestazione finanziato da una compagnia aerea, o quante emissioni verranno evitate finanziando delle ronde locali che possano vigilare sulla salvaguardia forestale, prevenendo il disboscamento illegale in aree specifiche. O ancora, in certi casi i crediti di carbonio vengono acquistati andando a finanziare delle pratiche agricole sostenibili.
E di certo sulla carta questi progetti sono ottimi: da una parte si tutela l’ambiente, dall’altra si crea lavoro in aree svantaggiate.
Il principale ente che si occupa di stimare le compensazioni di emissioni di gas serra è Verra, un’organizzazione no profit che rilascia la certificazione Verified Carbon Standard.
Diverse indagini hanno però dimostrato che le stime fatte da Verra e da altre simili realtà presentano spesso dei risultati quantomeno discutibili: il reale risparmio di emissioni di anidride carbonica in tanti casi sarebbe concretamente minore rispetto a quello dichiarato dalle compagnie aeree, che in questo modo illuderebbero i propri passeggeri di avere fatto una scelta effettivamente sostenibile.
Le criticità del sistema delle compensazioni
Greenpeace è da sempre contraria al sistema dei crediti di carbonio e delle compensazioni, nella convinzione che pratiche di questo tipo non solo distolgano l’attenzione dalle attività necessarie per fermare il cambiamento climatico, ma che possano trasformarsi in pericolose azioni di greenwashing.
E proprio Greenpeace, in collaborazione con il “Guardian”, nel 2021 ha messo sotto la lente d’ingrandimento 10 progetti supervisionati da Verra per clienti come easyJet e British Airways, arrivando alla conclusione che «le previsioni su quante emissioni siano effettivamente state risparmiate sono spesso in contrasto con i precedenti livelli di deforestazione» aggiungendo anche che «in certi casi la minaccia a cui sono sottoposte delle foreste potrebbe essere stata sovrastimata».
Un’indagine dell’Università di Cambridge ha dimostrato già nel 2020 che in 12 progetti certificati da Verra in Amazzonia le riduzioni delle emissioni sono sovrastimate, sottolineando peraltro che buona parte della decrescita delle emissioni sarebbe da ricondurre non alle attività finanziate, quanto invece a una precedente moratoria sulla coltivazione della soia, la quale come è noto è legata a stretto filo con la deforestazione.
Risultati simili sono stati raggiunti da un’indagine condotta dall’organizzazione no-profit Carbon Market Watch, che ha esaminato i progetti di compensazione delle emissioni delle compagnie aeree Ryanair, EasyJet, Lufthansa, British Airways, Air France, KLM e Wizz Air. In tutti i casi i ricercatori si sono ritrovati davanti a quelli che hanno definito come low-quality offsetting projects.
Come ha spiegato uno dei ricercatori, Daniele Rao, «pur non pagando per il loro inquinamento, le compagnie aeree inviano segnali fuorvianti di neutralità climatica ai clienti sulla base dell’acquisto di compensazioni di carbonio di scarsa qualità. Questa cattiva pratica deve finire».