Sepp Holzer, il contadino ribelle di cui abbiamo già parlato, nel corso della sua lunga vita (che ancora continua) ha progettato e realizzato paesaggi acquatici di ampia estensione in mezzo mondo, chiamato come consulente da aziende agricole, comunità e organizzazioni preoccupate per la desertificazione e la scarsa produttività dei propri terreni.
Nel libro Come trasformare il deserto in paradiso[1] riporta vari esempi di salvataggio e rigenerazione di aree degradate e improduttive, in Paesi aridi come Grecia, Turchia, Spagna e Portogallo, ma anche in nazioni con condizioni climatiche molto diverse come l’Ucraina e la Russia, oggi tristemente d’attualità.
Molti, quando sentono parlare di desertificazione, pensano a un problema di altri continenti, soprattutto dell’Africa. Invece è presente ovunque, compresa la nostra Europa. Perché la trasformazione del suolo in sabbia non avviene in una notte, ma è un processo che inizia in modo subdolo, impercettibile agli occhi dei più, con la perdita della biodiversità, l’impoverimento della vita microscopica e dell’humus nel suolo, l’abbassamento delle falde acquifere e l’infiltrazione di acqua marina nei pozzi, l’erosione accelerata, gli incendi boschivi.
Il deserto non è un paesaggio naturale: è sempre il risultato di un eccessivo sfruttamento di un ecosistema da parte dell’uomo, attraverso pratiche distruttive come estese monoculture, aratura profonda, uso massiccio di concimi di sintesi e diserbanti, canalizzazioni, perforazione di pozzi profondi, allevamento intensivo, deforestazione. Ripetute per anni – o addirittura per decenni – pratiche di questo tipo portano inesorabilmente alla perdita di fertilità e infine alla sola sabbia, o argilla, o roccia nuda.
Ma allora, come fa la permacultura di Holzer a rimediare agli errori del passato e a invertire le tendenze degenerative?
Tutto il suo processo di rinaturalizzazione è incentrato sull’acqua, l’elemento fondamentale per la vita. Il primo obiettivo è ripristinare il bilancio idrologico naturale, considerando il suolo come un organo di accumulo. Vengono perciò realizzati – in armonia con le curve di livello – bacini di ritenzione idrica non impermeabilizzati artificialmente, da cui l’acqua piovana raccolta può lentamente infiltrarsi nel terreno e saturarlo, anziché essere usata per l’irrigazione.
L’intervento successivo riguarda la riforestazione, improntata alla creazione della massima biodiversità. Per compiere l’operazione in modo efficiente, efficace e poco dispendioso, Holzer si avvale di speciali collaboratori: i maiali. Confinati da una recinzione mobile, col loro comportamento naturale sradicano le sterpaglie e dissodano il terreno, lo scavano e lo rimescolano, lo preparano ad accogliere i miscugli di ghiande, noci, castagne, nocciole e altri semi che poi – continuando a grufolare – contribuiranno a spargere e interrare. Terminato il lavoro, il recinto viene spostato su un’altra porzione di area da rimboschire.
È un ottimo esempio di applicazione di un principio fondamentale della permacultura: lavora con la natura, e non contro.
[1] Sepp Holzer, Come trasformare il deserto in paradiso, Arianna Editrice, 2017.
Da oltre quarant’anni – per passione e per professione – si occupa di ambiente, sostenibilità, stili di vita eco-compatibili. Laureata in scienze naturali, permacultrice diplomata con l’Accademia Italiana di Permacultura, co-promotrice di una “Transition Town”, facilitatrice in formazione di comunità sostenibili. Si è parzialmente auto-scollocata dall’impiego come funzionaria tecnica per dedicarsi a ciò che trova più costruttivo e rigenerativo per la società e per Madre Terra.