Conoscete la convergenza evolutiva? È quel fenomeno per cui i delfini – pur essendo mammiferi – assomigliano ai pesci, come risultato dell’adattamento alla vita acquatica, nel corso della loro evoluzione.
Qualcosa di simile è avvenuto anche nel mondo della permacultura, in due nazioni quasi agli antipodi, che curiosamente condividono la prima parte del nome. Mentre in Australia – negli anni Settanta del secolo scorso – Bill Mollison e David Holmgren mettevano a fuoco il concetto di agricoltura e cultura permanente[1], in Austria Sepp Holzer sperimentava da tre decenni tecniche di coltivazione che copiavano la natura, rifiutandosi di seguire norme e pratiche agricole che gli apparivano insensate, tanto da essere definito “il contadino ribelle”.
Gli australiani e l’austriaco – a reciproca insaputa – partivano da analoghi presupposti e avevano sviluppato approcci molto simili: l’osservazione della natura, per trarne ispirazione e creare ecosistemi produttivi che ne imitino il funzionamento, basato sulle interconnessioni e sulla biodiversità.
Fin da piccolo, Sepp Holzer aveva sempre avuto un atteggiamento di curiosa ammirazione nei confronti della natura, che considerava un’insuperabile maestra. A diciannove anni aveva assunto la responsabilità del Krameterhof, l’azienda agricola di famiglia posta nelle Alpi Tirolesi. Ne aveva fatto un luogo di continua ricerca e sperimentazione, molto diverso dalle aziende monocolturali circostanti: a un’altitudine compresa tra i 1100 e i 1500 metri, in condizioni climatiche severe, cresceva rigogliosa una gran varietà di alberi da frutto e di ortaggi. Com’era possibile?
Osservando gli ambienti naturali, il contadino ribelle aveva appreso che i microclimi influenzano la crescita delle piante molto più del macroclima. Aveva imparato a leggere il paesaggio per modellarlo armoniosamente, creando terrazzamenti e bacini idrici che sembravano essere lì da sempre. Aveva sfruttato affioramenti rocciosi, mucchi di pietre e muretti a secco come masse termiche, per accumulare calore poi lentamente rilasciato nello spazio circostante. Aveva capito come riparare dal vento e proteggere dalle gelate le specie più delicate.
In poche parole, aveva creato una gran quantità di microclimi favorevoli. Ma aveva pure massimizzato i vantaggi della ricchezza di specie diverse, privilegiando le interazioni benefiche non solo tra piante, ma anche con gli animali allevati.
Oggi il Krameterhof rappresenta un centro dimostrativo di fama internazionale, e l’ottantenne Sepp ne ha passato la guida ai figli, pur rimanendo un punto di riferimento[2].
Migliaia di visitatori vi si recano ogni anno per ammirare esempi pratici di quella che viene definita permacultura di Holzer, dai paesaggi acquatici alle aiuole a cumulo.
Le tecniche che la caratterizzano, tuttavia, si basano su principi analoghi a quelli della permacultura classica di Mollison, come la multifunzionalità (ogni elemento di un sistema svolge più funzioni e ogni funzione viene svolta da più elementi), l’efficienza energetica, l’utilizzo di risorse naturali e rinnovabili, lo sfruttamento intensivo dei piccoli spazi e dell’effetto margine (la zona di contatto tra due sistemi adiacenti, particolarmente produttiva).
Delfini e pesci – benché solo lontanissimi parenti – possono entrambi nuotare benissimo.
[1] https://managaia.eco/la-permacultura-questa-sconosciuta/
[2] http://krameterhof.at/en/
http://www.seppholzer.info/
Da oltre quarant’anni – per passione e per professione – si occupa di ambiente, sostenibilità, stili di vita eco-compatibili. Laureata in scienze naturali, permacultrice diplomata con l’Accademia Italiana di Permacultura, co-promotrice di una “Transition Town”, facilitatrice in formazione di comunità sostenibili. Si è parzialmente auto-scollocata dall’impiego come funzionaria tecnica per dedicarsi a ciò che trova più costruttivo e rigenerativo per la società e per Madre Terra.