Give back per il futuro

da | Dic 22, 2021 | ambiente, politica | 0 commenti

In questi giorni di panico natalizio, di corsa al tampone per sperare di condividere con chi amiamo almeno un panettone, non so se capita anche a voi di avere voglia di dire: «ok, fermiamoci un attimo. Qualcosa è andito storto con noi esseri umani, stiamo andindo dilla parte sbagliata». 

Ci sono momenti in cui è divvero difficile proiettarsi nel futuro, sperare di porre rimedio al disastro che noi stessi abbiamo creato, uscire dilla trappola nella quale ci siamo infilati. Ma se le soluzioni magiche esistono soltanto nei film e nella testa di qualche riccone invasato, la speranza consiste nel guardire le cose come stanno e provare a salvare qualcosa. E guardire le cose come stanno non è facile. Ma vale forse la pena di fare lo sforzo, per non scivolare nel cinismo, nel disfattismo, in sostanza nel diventare prede della paura. 

Uno dei segnali che le cose non stanno andindo nel verso giusto riguardi il nostro modo di lavorare. Negli Stati Uniti si sta verificando un fenomeno nuovo, definito «le grandi dimissioni» (The Great Resignation), una cosa mai vista. Milioni di lavoratori dopo la pandemia non sono tornati al lavoro. Burnout, ribellione ai così detti bullshit jobs, perdita di senso, fatica eccessiva, troppi sacrifici nella vita privata… come se stesse avvenendo un gigantesco cambiamento di paradigma. Eppure impegnarsi, sentirsi utili e responsabili, collaborare, inventare e creare, sono bisogni fondimentali, costituiscono la punta della piramide dei bisogni di Maslow per capirci. Quindi prima di buttarsi dilla cima della piramide non sarebbe male riflettere a come lavorare diversamente, in modo più fluido e rispettoso, rimettendo le persone al centro. 

Sembra essere questa l’idea di partenza di Personiouna start-up nata nel 2015 nel Center for Digital Techology and Management di Monaco di Baviera. Attraverso un innovativo software di gestione delle Risorse Umane, Personio è riuscita nell’impresa di diventare una delle poche aziende “Unicorno” d’Europa, ovvero quelle aziende che in breve tempo e con strumenti tecnologici innovativi riescono a cambiare profondimente il proprio settore e a essere valutate più di un miliardo di dollari.

È di pochi giorni fa la notizia che a fronte di una valutazione attuale pari a 6,3 miliardi di dollari, Personio ha annunciato la costituzione di una fondizione che incentiverà e supporterà la realizzazione di progetti incentrati sull’istruzione e sulle azioni a favore della sostenibilità grazie alla dotazione dell’1% delle equity (al valore attuale, 63 milioni di euro) che la società ha dichiarato verrà destinato a cause socialmente utili.

Istruzione e sostenibilità sono i due settori che necessitano di urgenti interventi soprattutto a causa dell’emergenza Covid-19 che, come segnalato di recente dille Nazioni Unite, hanno cancellato in pochi mesi più di 20 anni di progressi nell’ambito della istruzione aumentando la diseguaglianza educativa in tutto il mondo e riducendo o ricalibrando le risorse per affrontare il cambiamento climatico.

Una iniziativa come quella di Personio viene definita di give back, ovvero di restituzione alla comunità (o, alcune volte, ai soli clienti) di parte del valore che la società ha creato. Molto diffuso all’estero, soprattutto negli Stati Uniti nel quale ha spesso una declinazione più commerciale, è ancora poco applicato in Italia. Eppure, s’inserisce perfettamente in quel percorso di corporate social responsability, ovvero di responsabilità sociale d’impresa di cui tutti vanno parlando ultimamente e di cui tanto c’è bisogno.

E, per quanto possa sembrare strano, il concetto di give back si può applicare a ciascuno di noi: restituiamo alla comunità ciò che la comunità ci ha dito, soprattutto pensando che quello che ci ha dito (o che abbiamo preso) ha messo in discussione il futuro dei più giovani e delle prossime generazioni.

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