Trasforma il pelo del tuo cane o gatto in maglione: la rivoluzione della lana di Fattoria La Rocca

Nel cuore dei Sibillini, Fattoria La Rocca trasforma il pelo dei nostri animali in maglioni affettuosi e crea lana sostenibile da pecore autoctone. Un progetto di vita che intreccia amore per la natura, filati artigianali, educazione e cultura.

Nel cuore dei Monti Sibillini, tra boschi antichi e silenzi pieni di storia, esiste un luogo dove il pelo del tuo cane può diventare un maglione. Non è uno slogan da pubblicità new age, ma il risultato concreto di un progetto visionario, dolce e profondamente radicato nella sostenibilità: quello di Giulia e Alessandro, fondatori della Fattoria La Rocca. La loro è una storia d’amore – per gli animali, la natura e la vita lenta – che nasce nel 2016, in un momento di crisi profonda, quando il terremoto che colpì il Centro Italia li spinse a lasciare i loro lavori sicuri a Fermo e a rifugiarsi a Montefortino, in provincia di Fermo. Da una roulotte come riparo temporaneo è nata un’idea rivoluzionaria: trasformare la vita in un atto di cura quotidiano. Anzi: trasforma il pelo del tuo cane e gatto in lana e vestiti.

Dal sottopelo all’arte: come nasce un filo d’affetto

Tutto ha avuto inizio grazie ad Asaki, il loro cane, che ogni primavera perdeva ciuffi di sottopelo così morbido da sembrare una promessa. Giulia, con un’intuizione che unisce sapere antico e affetto moderno, ha cominciato a raccoglierlo, filarlo e tesserlo. Quel gesto affettuoso è diventato il cuore di un’attività unica in Italia: la filatura del sottopelo di cani e gatti per trasformarlo in sciarpe, cappelli e maglioni che non sono solo indumenti, ma veri e propri ricordi da indossare. Un modo tenero e originale per tenere vicino chi ci accompagna silenziosamente ogni giorno. A differenza delle fibre sintetiche o delle lane industriali, questa lana domestica ha un valore affettivo e una tracciabilità affascinante: ogni filo racconta una storia a quattro zampe.

La lana Sibillana: bellezza resiliente di una razza dimenticata

Ma l’amore per gli animali di Giulia e Alessandro non si è fermato a quello che potrebbe essere il pelo del tuo cane o gatto. Anzi, ha abbracciato un’intera specie in via d’estinzione: la pecora Sopravissana, autoctona dell’Appennino centrale. Da qui è nata la lana Sibillana, un filato pregiato, caldo e resistente, prodotto nel pieno rispetto dell’ambiente e dell’animale. La tosatura avviene a mano, la lavorazione è artigianale, le tinture sono esclusivamente naturali, e il packaging è ecologico. Una filiera che non fa compromessi, e che restituisce dignità a un mestiere antico, riportando in vita una tradizione che rischiava di scomparire insieme ai suoi protagonisti lanosi.

Un’utopia realizzata: figli, pecore e rivoluzioni silenziose

La scelta di trasferirsi in montagna, per Giulia e Alessandro, è stata anche un atto pedagogico. Volevano offrire ai propri figli un modo diverso di crescere: meno schermi e più orizzonti, meno plastica e più terra sotto le unghie. Fattoria La Rocca è oggi un esempio concreto di vita fuori dal paradigma urbano, dove il benessere animale si intreccia con quello umano e dove ogni gesto – dalla tosatura alla filatura – è compiuto con la consapevolezza di chi abita il mondo senza consumarlo. Le scelte quotidiane della coppia sono un atto politico silenzioso, che rifiuta le scorciatoie dell’industria per abbracciare i tempi lunghi della qualità e dell’etica.

Cultura, territorio e macchinari che raccontano

Fattoria La Rocca è anche un luogo di cultura, non solo di produzione. Il Museo della Lana, inaugurato da Giulia e Alessandro, è uno spazio vivo dove si possono osservare macchinari storici ancora funzionanti e scoprire, attraverso esperienze interattive, il viaggio affascinante della fibra che da animale diventa tessuto. Non è un museo da visitare in silenzio, ma un luogo da attraversare con le mani e con la mente. La fattoria si è inserita in una rete territoriale virtuosa, collaborando con altre realtà locali, promuovendo attività didattiche, laboratori per bambini, incontri culturali. Ogni filo, ogni gomitolo, ogni maglione che nasce qui è il frutto di una comunità che ha scelto la bellezza lenta contro la frenesia usa-e-getta.

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