Dal 1° gennaio, cioè da quando è entrato in vigore il divieto di fumo in alcune aree pubbliche all’aperto a Milano, sono state comminate le prime 16 multe. La misura, concepita per migliorare la qualità dell’aria e tutelare la salute pubblica, prevede sanzioni che variano da un minimo di 40 euro a un massimo di 240 euro per i trasgressori.
Le nuove regole sul fumo a Milano
Il divieto di fumo a Milano è parte di una strategia più ampia per ridurre l’inquinamento atmosferico e promuovere comportamenti più responsabili. Secondo le nuove normative, è vietato fumare all’aperto in presenza di altre persone entro un raggio di 10 metri, soprattutto in aree frequentate come parchi, fermate dei mezzi pubblici, stadi e altre strutture pubbliche. Il divieto si applica anche agli spazi adiacenti agli ingressi delle scuole e agli ospedali.
Questa regolamentazione è un aggiornamento dell’ordinanza già introdotta nel 2021, che limitava il fumo solo in alcune situazioni specifiche come fermate dei mezzi pubblici (comprese le aree di attesa di tram, autobus e metropolitane), spazi all’aperto dedicati ai bambini e aree sportive all’aperto (come stadi o campi sportivi durante gli eventi).
Le nuove regole, invece, estendono il divieto a contesti più ampi, rendendo Milano una delle prime città in Italia a implementare restrizioni così stringenti.
Gli obiettivi sperati
Gli obiettivi del provvedimento sono piuttosto ambiziosi: migliorare la qualità dell’aria, ridurre i danni alla salute e diminuire l’inquinamento da mozziconi di sigaretta, una delle principali cause di degrado ambientale urbano. Ogni anno, tonnellate di mozziconi finiscono nei tombini, nei fiumi e nelle aree verdi, con un impatto devastante sulla fauna e sull’ecosistema.
Assolutamente da sottolineare, dal punto di vista della salute pubblica, l’obiettivo di limitare l’esposizione al fumo passivo, un fattore di rischio per malattie respiratorie e cardiovascolari. Iniziative di questo tipo hanno l’enorme potenziale, sul lungo periodo, di ridurre le patologie legate al fumo e favorire una maggiore consapevolezza tra i cittadini riguardo ai rischi associati.
Il quadro normativo nel resto d’Italia
Non solo Milano: anche altre città italiane hanno adottato misure per limitare il fumo all’aperto.
A Roma il divieto si applica nei parchi e nelle aree verdi in presenza di bambini fino a 12 anni e donne in gravidanza, oltre che durante eventi culturali all’aperto, come rappresentazioni teatrali o musicali. A Torino, invece, il regolamento prevede una distanza di cortesia di almeno 5 metri tra fumatori e non fumatori, con divieti specifici in presenza di bambini e donne in gravidanza. Napoli ha introdotto divieti nelle aree gioco per bambini e nei parchi pubblici, puntando a tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione.
Anche alcune località balneari si sono mosse in questa direzione. In Emilia-Romagna, Rimini ha imposto il divieto di fumo sulla spiaggia, una misura già adottata in parte anche da Bibione, in Veneto, che è stata una delle prime a introdurre regole di questo tipo.
Questi interventi riflettono una crescente attenzione verso la salute pubblica, anche se l’applicazione delle norme varia a seconda delle priorità locali.
Esperienze internazionali
E all’estero? Il divieto di fumo all’aperto non è una novità assoluta: in molte città del mondo, misure simili sono già operative.
A Tokyo, ad esempio, è vietato fumare in strada, con eccezioni per aree designate. In Australia, città come Sydney hanno esteso il divieto alle spiagge e alle fermate dei mezzi pubblici. Negli Stati Uniti, San Francisco e New York hanno adottato politiche stringenti che includono parchi, spiagge e persino marciapiedi adiacenti ai locali pubblici.
