Chi ha i capelli bianchi ricorderà i figli dei fiori. Anche se è passato più di mezzo secolo, le istanze anti-capitaliste ed eco-pacifiste del movimento hippy sembrano oggi attualissime. I tentativi di sperimentare modelli sociali alternativi attraverso le comuni – per decenni poi considerate accozzaglie di sballoni anarchici – si collegano al desiderio di fuga dalle città e al boom d’interesse per gli ecovillaggi che caratterizzano questo post-pandemia.
La permacultura nacque in quegli stessi anni Settanta e fin dall’inizio pose l’accento non sulla ricerca dell’autosufficienza individuale o familiare, ma sullo sviluppo di relazioni comunitarie ed economie locali. Il focus veniva spostato dall’io al noi, proprio come nelle prime comunità intenzionali che stavano nascendo. E il legame con gli ecovillaggi si consolidò nel tempo, tanto che oggi la progettazione permaculturale ne caratterizza molti, ovunque nel mondo.
In una società basata sull’individualismo, costruire comunità può sembrare una missione impossibile. Eppure, visitando il sito della RIVE – Rete Italiana Villaggi Ecologici, si trovano esempi che vantano quarant’anni di vita. In realtà, solo una comunità intenzionale su dieci sopravvive, per quanto visionari e ispirati possano esserne i fondatori. L’altro 90% si arena, principalmente a causa di conflitti, spesso dolorosi.
Se già convivere con familiari e collaborare con colleghi di lavoro può mettere a dura prova, figuriamoci con estranei! Perciò gli ecovillaggi sono laboratori viventi di relazioni, palestre di auto-moderazione, ascolto, empatia. E dalla loro esperienza pluridecennale sono nati anche gli strumenti per contrastare le tendenze disgregative.
Il Global Ecovillage Network (GEN) Europe ha messo a punto il CLIPS – Community Learning Incubator Program for Sustainability (Programma di incubazione per l’apprendimento collettivo alla sostenibilità), che offre una piattaforma online ricca di risorse, casi studio e strumenti per supportare formatori, facilitatori e aderenti a progetti comunitari. Una di queste è il manuale CLIPS, scaricabile in italiano: un punto di riferimento non solo per gli ecovillaggi, ma per qualsiasi gruppo in cui si voglia collaborare con un intento comune. Contiene spunti che richiamano le etiche, i principi e le attitudini della permacultura.
PermaCLIPS è invece uno strumento specifico per interpretare le dinamiche di gruppo alla luce dell’interazione tra modello CLIPS e principi permaculturali, che ho sviluppato insieme a Lucilla Borio (facilitatrice e fondatrice dell’ecovillaggio Torri Superiore).
Un altro modello interessante è ECOPOL, derivato dall’esperienza di venticinque anni di vita comunitaria nella Svizzera Francese. Comprende un marchio di qualità degli ecovillaggi e un servizio di incubazione dei nuovi poli ecologici, basati sull’integrazione di molteplici fattori: dall’efficienza energetica degli edifici agli accordi di base per la condivisione di spazi, attività e risorse; dal modello organizzativo alle strategie per la sostenibilità economica.
Sono innumerevoli i motivi per cui un gruppo potrebbe litigare, ma l’esperienza insegna che alcune questioni risultano particolarmente delicate e dovrebbero perciò essere definite il prima possibile, di comune accordo:
– la vision del gruppo;
– il metodo decisionale adottato: le decisioni prese a maggioranza (come avviene in Parlamento o nelle assemblee condominiali) non recepiscono tutti i punti di vista, come invece fanno la sociocrazia o il metodo del consenso, utilizzati negli ecovillaggi;
– il riconoscimento e la distribuzione del potere e dell’autorità;
– il modo di affrontare e risolvere i conflitti;
– la definizione delle questioni economiche e relative alla proprietà;
– le modalità di comunicazione interna al gruppo e verso l’esterno;
– la procedura per entrare nel gruppo e per uscirne.
Conoscere queste criticità e concordare i relativi accordi di base è un buon punto di partenza. Anche se poi tutto può accadere, quando si ha a che fare con elementi imprevedibili come le persone.
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Da oltre quarant’anni – per passione e per professione – si occupa di ambiente, sostenibilità, stili di vita eco-compatibili. Laureata in scienze naturali, permacultrice diplomata con l’Accademia Italiana di Permacultura, co-promotrice di una “Transition Town”, facilitatrice in formazione di comunità sostenibili. Si è parzialmente auto-scollocata dall’impiego come funzionaria tecnica per dedicarsi a ciò che trova più costruttivo e rigenerativo per la società e per Madre Terra.