
Contenitori di ogni forma e dimensione, un gran numero di utensili, pellicole e packaging per alimenti: la plastica ormai abbonda nella nostra cucina. E, per quanto si tratti di un materiale molto versatile ed economico, non è una buona notizia: né per l’ambiente, né per la nostra salute. Ma come ridurre l’ormai irrinunciabile presenza dalle nostre cucine? Quali alternative maggiormente ecologiche, e possibilmente anche più salubri, possiamo adottare?
La progressiva eliminazione della plastica superflua, soprattutto quando esistono valide e ben più sostenibili soluzioni, rappresenta il primo e fondamentale passo per ridurre l’impatto delle nostre esigenze. E partire dalla cucina è un’ottima idea, poiché è proprio in questo ambiente che si rilevano le maggiori concentrazioni di plastica in casa.
Perché eliminare la plastica in cucina

Innanzitutto, è utile chiedersi perché sia vantaggioso eliminare quanta più plastica possibile dalla cucina. D’altronde, si tratta di un materiale così comodo, che di primo acchito potrebbe essere un peccato abbandonarlo. In realtà, non bisogna sovrastimare l’utilità della plastica, dimenticando invece i suoi versanti problematici.
Innanzitutto, è necessario considerare l’impatto ambientale di questo materiale. La plastica è di certo uno degli inquinanti ambientali più pericolosi, poiché presenta dei tempi di degradazione molto elevati: un classico contenitore da cucina, ad esempio, può richiedere fino a 600 anni per decomporsi, se esposto agli agenti atmosferici. Considerando come non tutte le tipologie di plastica possano essere facilmente riciclate, il rischio è quello di contribuire alla produzione di rifiuti che, quando non abbandonati in discarica, possono danneggiare le aree naturali del Pianeta. Vi è poi il problema delle microplastiche: con l’usura o l’esposizione sempre agli agenti atmosferici, frammenti di plastica di dimensioni infinitesimali si diffondono nell’ambiente, con effetti a dir poco devastanti. Basti pensare che le microplastiche sono state rinvenute sia sui fondali oceanici più profondi che sulle vette delle più alte montagne e, di recente, anche nelle nuvole. Invisibili e leggere, si diffondono infatti velocemente con i venti e le piogge.
La questione ambientale non è però l’unica da prendere in considerazione. La plastica in cucina non è nemmeno particolarmente amica della salute, soprattutto quando a contatto con i cibi:
- i contenitori e gli utensili possono trasferire microplastiche agli alimenti;
- è possibile la contaminazione dei cibi con sostanze chimiche note per essere degli interferenti endocrini, come ad esempio i BPA e gli ftalati, degli inquinanti perenni che possono alterare l’assetto ormonale umano e la fertilità.
Quali alternative alla plastica in cucina
Evidenziati i problemi ambientali e di salute della proliferazione della plastica in cucina, quali sono le migliori alternative da prendere in considerazione? Fortunatamente, sono moltissimi i materiali dal profilo ecologico e dalla salubrità maggiore, tanto che l’obiettivo di trasformare la cucina in un luogo plastic-free è tutto fuorché utopico.
Soluzioni alternative per i contenitori

L’uso più diffuso della plastica in cucina è probabilmente per la conservazione degli alimenti: i contenitori realizzati in questo materiale abbondano nel frigorifero e nella credenza. Eppure, le alternative non mancano:
- i contenitori in vetro, perfetti sia per il frigorifero che per la dispensa. Oltre a essere facile da pulire, il vetro garantisce un profilo igienico superiore alla plastica e, soprattutto, non trasferisce contaminanti ai cibi;
- l’acciaio inossidabile, davvero versatile perché può essere utilizzato per la conservazione dei cibi anche nel congelatore, ma anche per piccole necessità quotidiane, come comode e resistenti scatole per portare il cibo a scuola o in ufficio;
- le ciotole e i contenitori in ceramica o in terracotta, non solo raffinati, ma anche perfetti per mantenere a lungo il calore degli alimenti;
- le scatole in silicone alimentare, completamente riutilizzabile e adatto sia alle basse che alle alte temperature, tanto da essere ideale anche per il freezer. Per quanto non sia a impatto zero, il suo peso sull’ambiente è nettamente inferiore a quello della plastica.
Sacchetti e pellicole? La plastica non serve

Non si può dire che sacchetti e pellicole non abbondino in cucina, soprattutto per la conservazione a breve e a lungo termine dei cibi. Eppure, oltre a essere molto inquinanti e non semplici da riciclare, si tratta di materiali plastici perennemente a diretto contatto con gli alimenti, con il rischio che rilascino microplastiche o sostanze chimiche dannose. Ma con quali soluzioni sostituirli?
Per le necessità quotidiane, come ad esempio la conservazione in frigorifero di avanzi, non c’è niente di più comodo dei panni in cera d’api. Resistenti, lavabili e malleabili, basta avvolgerli attorno ai cibi per garantire un’ottima protezione, data anche l’azione blandamente antibatterica della stessa cera d’api. Per bisogni più complessi, ad esempio il congelatore, si può sempre far ricorso al silicone alimentare. Se, invece, servono solo delle buste per raccogliere pane, avanzi, biscotti e altri alimenti secchi, cosa c’è di meglio che recuperare un vecchio sacchetto del pane in carta?
Utensili, bicchieri e posate: stop alla plastica

Da qualche anno, spopolano gli utensili da cucina in plastica: palette, mestoli e matterelli coloratissimi, dalle forme ergonomiche e dai prezzi assolutamente ridotti. Ma sono indispensabili? No, anche perché altri materiali presentano maggiori vantaggi: l’acciaio è resistente e facilmente igienizzabile, mentre il legno ha un impatto ambientale decisamente ridotto. Quando possibile, è utile anche sostituire piccoli elettrodomestici – frullatori, fruste e simili – con soluzioni in acciaio alimentate meccanicamente, con tanto olio di gomito.
Allo stesso modo, bisognerebbe dire addio alla plastica usa e getta – per fortuna, già parzialmente vietata nell’Unione Europea – poiché prima causa della produzione di rifiuti, nonché del rilascio di microplastiche. Ma come fare con posate, bicchieri e piatti, ad esempio quando si vuole organizzare una festa per i bambini o, ancora, un pranzetto fuori porta? Basta scegliere le soluzioni in carta o, ancora, in bambù compostabile: si degradano molto velocemente e non inquinano.
Strofinacci, presine e dintorni: solo fibre naturali
Infine, bisogna prestare anche grande attenzione ai tessili della cucina. È infatti meglio evitare:
- strofinacci in fibre sintetiche, anche in microfibra, poiché rilasciano quantità enormi di microplastiche sia durante l’uso che con il lavaggio;
- spugne in derivati della plastica;
- presine in microfibra, spugna o altri materiali analoghi.
Ma cosa utilizzare, in alternativa? Basta scegliere le fibre naturali, meglio se organiche, come ad esempio il cotone. In definitiva, eliminare la plastica dalla cucina è semplice, con grandi vantaggi sia per il Pianeta che per la salute.