La rivoluzione dei Repair Café: ecco come salvare piccoli e grandi elettrodomestici dall’obsolescenza programmata

da | Gen 16, 2025 | ambiente, Speciale: Zero Waste Life, tecnologia verde | 0 commenti

Recuperare elettrodomestici e altri dispositivi non funzionanti, per dar loro una seconda vita: è questa la filosofia alla base dei Repair Café, un’iniziativa di sostenibilità da qualche anno sempre più gettonata. Nati nei Paesi Bassi in risposta al fenomeno dell’obsolescenza programmata, i Repair Café uniscono le competenze di instancabili volontari che, in modo del tutto gratuito, si offrono di sistemare non solo piccoli e grandi elettrodomestici, ma anche mobili, abiti e molto altro ancora.

Ma come funzionano questi happening della riparazione e, soprattutto, quali sono i vantaggi di iniziative analoghe in termini ambientali?

Tra rifiuti elettronici e obsolescenza programmata

Riparazione dispositivo

Con un universo tecnologico che corre a velocità sempre più spedite, assistiamo da qualche anno a un vero e proprio sovraconsumo di dispositivi elettronici, elettrodomestici e altre soluzioni analoghe. Basti pensare che, in media, uno smartphone viene sostituito ogni due anni, nella maggior parte dei casi solo per aver fra le mani l’ultimo modello, nonostante il pieno funzionamento del dispositivo già in proprio possesso.

Secondo un rapporto di Global E-Waste Monitor, nel 2020 sono stati generati ben 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici a livello globale, scarti che difficilmente possono essere recuperati, tanto da finire – nella migliore delle ipotesi – in discariche a cielo aperto. Basti pensare che, di questa enorme porzione di rifiuti altamente inquinanti, solo il 17,4% è stata correttamente riciclata.

Credere che siano solo le smanie di consumo a generare una richiesta anomala di dispositivi elettronici ed elettrodomestici, però, sarebbe sbagliato. Spesso la colpa è della cosiddetta obsolescenza programmata, ovvero la tendenza di questi dispositivi a guastarsi – oppure, a non accedere a tutte le loro funzionalità – in tempi molto brevi. Sebbene i produttori neghino specifiche responsabilità, sempre più analisi indipendenti dimostrano come i device vengano spesso fabbricati in modo da avere scadenze molto ristrette, a volte scegliendo componenti hardware di bassa qualità – destinate a guastarsi entro pochi mesi – altre semplicemente escludendo dal mercato dispositivi pienamente funzionanti con degli aggiornamenti software. E così, mentre i produttori battono cassa, il Pianeta si riempie di rifiuti scarsamente gestibili, quando non addirittura pericolosi.

I Repair Café contro l’obsolescenza programmata

Per cercare di dare risposta a un mercato elettronico sempre più orientato al consumo forsennato, nel 2009 sono nati i Repair Café. Ideati nei Paesi Bassi da Martine Postma, una giornalista e convinta ambientalista, i Repair Café offrono a tutti la possibilità di riportare in vita device ed elettrodomestici non funzionanti, per prolungarne il più possibile la durata.

La logica alla base di questa filosofia è d’altronde molto semplice: più esteso è il ciclo di vita di un dispositivo, minori sono i rifiuti generati. Un concetto che trova conferma anche nella ricerca scientifica, così come rivela uno studio dell’Università di Delft: un prodotto riparato permette di risparmiare fino al 30% di emissioni di anidride carbonica rispetto a un dispositivo di nuovo acquisto.

Come funzionano i Repair Café

Riparazione abiti al Repair Café

I Repair Café vengono solitamente organizzati da volontari in spazi pubblici – biblioteche, scuole, oratori, centri comunitari e via dicendo – a cadenza regolare. Nelle giornate dedicate, i cittadini possono recarsi al Repair Café portando dispositivi ed elettrodomestici non più funzionanti, oppure altri oggetti che richiedono assistenza, trovando decide di esperti pronti a riparlarli in modo del tutto gratuito.

Di solito, i volontari presenti al Repair Café sono in grado di gestire:

  • piccoli elettrodomestici, come phon, frullatori, tostapane, frullatori e molto altro;
  • elettrodomestici di dimensione maggiore, come ad esempio lavatrici e frigoriferi, previa prenotazione;
  • dispositivi elettronici come smartphone, tablet, laptop, console di gaming e via dicendo;
  • abiti e tessuti da rammendare;
  • mobili danneggiati o altri utensili rotti.

Il processo di riparazione avviene dal vivo, spesso coinvolgendo il proprietario del device non funzionante, affinché possa acquisire specifiche competenze per riparare in autonomia il proprio prodotto, in caso un guasto dovesse nuovamente verificarsi in futuro.

I benefici dei Repair Café

Riparazione scheda madre

Iniziative come quelle dei Repair Café assicurano degli innegabili benefici:

  • contrastano l’obsolescenza programmata, donando nuova vita a numerosi oggetti e dispositivi di uso comune che, altrimenti, verrebbero buttati;
  • riducono la produzione di rifiuti di difficile smaltimento, in un’ottica di maggiore sostenibilità ambientale;
  • permettono ai consumatori di risparmiare perché, oltre ad approfittare di una riparazione gratuita, si elimina la spesa per l’acquisto di un nuovo dispositivo;
  • offrono la possibilità di apprendere tecniche di riparazione, formando i cittadini nell’essere autonomi con le loro riparazioni;
  • creano comunità virtuose, fra esperti e cittadini, che si ritrovano a cadenza regolare, migliorando così anche la società e la solidarietà a livello locale.

Allo stesso tempo, i Repair Café – e tutti i movimenti analoghi, online e offline, dedicati alla riparazione – subiscono sfide e pressioni sempre maggiori. I produttori di device ed elettrodomestici stanno rendendo le possibilità di riparazione sempre più complesse, a volte con prodotti dall’impossibile smontaggio, altre saldando componenti consumabili che, così, non possono essere sostituite. Ancora, spesso subendo la pressione di grandi multinazionali, diversi Paesi mondiali stanno introducendo specifiche normative per limitare il Right to Repair – ovvero, il diritto alla riparazione – limitando così la capacità di azione di esperti e volontari. Un problema che sfiora meno l’Europa dove, fortunatamente, da qualche tempo si stanno approvando sempre più direttive di contrasto all’obsolescenza programmata, puntando sull’estensione del ciclo di vita di tante soluzioni di uso quotidiano.

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