Saudi Pro League: calcio arabo e petroldollari

da | Set 4, 2023 | ambiente, greenwashing | 0 commenti

La Saudi Pro League è il campionato di calcio più chiacchierato dell’estate, grazie alle centinaia di milioni di dollari investiti per acquistare calciatori di tutto il mondo, la lega araba ha raggiunto l’obiettivo di attirare l’attenzione dei media internazionale e di cominciare a farsi conoscere seriamente da appassionati e addetti ai lavori.

Il calciomercato arabo, ossia la finestra temporale entro la quale una squadra di calcio può acquistare giocatori per rinforzare la propria rosa, chiuderà il 20 settembre, per cui potrebbero essere ancora molti gli acquisti clamorosi che si guadagneranno la prima pagina delle nostre testate giornalistiche. Tra campioni a fine carriera, giovani talenti, petroldollari e diritti umani, scopriamo di più sul calcio arabo e sulla Saudi Pro League.

Come funziona il campionato arabo

La Saudi Pro League è nata della stagione 1973-1974, periodo storico in cui quella zona del mondo stava vivendo una vera e propria rivoluzione economica grazie ai proventi del petrolio. I cittadini di diversi stati arabi si sono ritrovati clamorosamente ricchi ed enormi investimenti sono stati riversati su moltissimi aspetti della società, tra cui il calcio.

Quante squadre partecipano alla Saudi Pro League

Il primo campionato arabo, quello degli anni Settanta, ha visto la partecipazione di tre squadre solamente, che tuttavia sono aumentate anno dopo anno, sino ad arrivare alle 18 odierne. Gli ultimi anni, e in particolare la stagione 2023-2024, rappresentano un momento di svolta per la federazione calcio araba, è infatti evidente la volontà di attirare l’attenzione del mondo sul loro campionato. Per questo motivo, nella precedente stagione, sono retrocesse eccezionalmente solamente due squadre, mentre ne sono state promosse quattro, in maniera tale da avere 18 team nella massima serie araba e allungare il campionato, imitando le competizioni europee.

Le quattro squadre principali del campionato arabo sono quelle controlla dal fondo PIF, che approfondiremo più avanti in questo articolo: l’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, l’Al-Hilal che ha prelevato giocatori conosciuti in Italia come Koulibaly e Milinkovic-Savic, l’Al-Ittihad che quest’estate ha acquistato i campioni francesi Kantè e Benzema, e l’Al-Ahli che ha acquistato l’attaccante Bobby Firmino.

Molte squadre della Saudi Pro League, ma non tutte, cominciano con Al, termine che in arabo significa famiglia.

Quanto dura il campionato arabo

Le squadre totali sono quindi 18 e si scontrano in due gironi, andata e ritorno, per un totale di 34 partite per squadra.

Con l’intenzione di diventare sempre più simili ai campionati europei, la data di inizio della Saudi Pro League è stata organizzata in concomitanza con la partenza della Premier League, il campionato inglese più ricco e seguito tra quelli europei. La Saudi Pro League è iniziata quindi l’11 agosto e terminerà il 25 maggio 2024.

Chi sono i calciatori più famosi della Saudi Pro League e quanto guadagnano

Al momento il calcio arabo ha acquistato diversi campioni dalle massime leghe europee, attirati sicuramente dagli stipendi faraonici assolutamente impensabili nel nostro continente, seppur sia la zona del mondo da sempre più appassionata a questo sport con investimenti che sino a qualche anno fa sembravano da capogiro.

Il più pagato della Saudi Pro League non è Cristiano Ronaldo, che deve accontentarsi del secondo posto in questa classifica e di 70 milioni a stagione, ma l’ex compagno del Real Madrid Karim Benzema, tripla cifra per lui con un biennale da 100 milioni a stagione. Il centrocampista francese Kantè chiude il podio con 50 milioni a stagione.

Nella fascia dei giocatori che guadagnano più di 40 milioni a stagione troviamo Henderson, Fabinho e Mane. Tra i 20 e i 30 milioni a stagione per Mahrez, Koulibaly, Brozovic, Firmino e Milinkovic-Savic.

Devono accontentarsi di 10-15 milioni a stagione giocatori come l’ex Udinese Fofana, Malcom, Ruben Neves, Mendy, Jota, Sain-Maximin e Telles.

Dove vedere il campionato arabo in televisione

Il calciomercato arabo non è ancora finito, per cui a questa lista potrebbero tranquillamente aggiungersi altri nomi famosi del panorama europeo.

La Saudi Pro League, nonostante gli investimenti, non è ancora a un livello tecnico paragonabile ai campionati europei, ma sta chiaramente attirando l’attenzione dei media internazionali. In Italia potete seguirla su SportItalia e La7, che mostreranno i match più importanti di ogni giornata.

Il fondo PIF

Abbiamo accennato al fondo PIF, proprietario dei quattro maggiori club della Saudi Pro League. Le centinaia di milioni di euro che ruotano attorno al calcio arabo sono infatti il frutto di investimenti statali, che supportano i progetti tecnici di alcuni dei team del campionato. L’idea che sta alla base di questo progetto è di partire finanziando e potenziando quattro squadre, per poi dedicarsi ad altre quattro squadre e così via, supportando in questo modo l’intera Lega. L’obiettivo è quello di rendere l’intero movimento calcistico arabo maggiormente appetibile e attirare investitori privati a cui vendere le squadre, passando quindi da una lega a gestione statale a una lega a gestione privata.

Si tratta a tutti gli effetti di un progetto di Super Lega, un po’ come quello nato e tramontato nel giro di qualche giorno in Europa, che sta prendendo forma partendo da investimenti statali. Investimenti che fondano la base economica di una società che supporta tutti gli aspetti della propria realtà, dai sussidi ai cittadini alla religione. Un progetto che sta attirando non solamente calciatori a fine carriera che vogliono chiudere in bellezza, o in ricchezza, ma anche giovani che oltre a essere attirati dai soldi hanno comunque la possibilità di confrontarsi con altri calciatori di caratura internazionale.

Sportwashing

Tutto bello se sei una superstar del calcio o un cittadino di quelle parti, ma potrebbe non andarti così bene se non fai parte di queste due categorie.

Si è parlato infatti spesso di sportwashing legato alle manifestazioni sportive che in questi anni stanno diventando sempre più popolari in quella parte del mondo. Emirati e Arabia non possono vantare altrettanta popolarità se si parla di diritti umani e di libertà di espressione. Repressione delle rivolte, sfruttamento della manodopera dei Paesi limitrofi e una condizione femminile a diritti limitati hanno creato un’immagine degli Emirati Arabi non eccessivamente positiva.

Le organizzazioni umanitarie denunciano il tentativo di sportwashing arabo, ossia la volontà di spostare l’attenzione da alcune meccaniche sociali che l’Arabia non ha piacere di mostrare al mondo a maestose manifestazioni sportive, come un faraonico campionato di calcio, l’emblema moderno dell’espressione oppio dei popoli.

Il futuro del campionato arabo

Che cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?

Chi guarda da fuori, sia esso un tifoso o qualcuno che nel calcio ci lavora, sembra non essere felice delle cifre che stanno raggiungendo stipendi e cartellini dei calciatori. Si richiama sempre più spesso un periodo storico in cui il calcio, lo sport più amato al mondo, era fatto di valori, lealtà e sportività.

Certamente 100 milioni l’anno per giocare a calcio sono una cifra importante, ma non è che il calcio europeo stesse vivendo un momento storico caratterizzato da valori, morale e sportività. Il calcio inglese ha cominciato da anni a sborsare cifre non paragonabili, ad esempio, a quelle del campionato italiano per accalappiarsi i giocatori migliori; i diritti TV inglesi superano di anche cinque volte quelli italiani e non mancano gli scandali legati al mondo del calcio di natura prettamente economica, non ultima la questione stipendi che ha portato alle dimissioni dei dirigenti Juventus o lo scandalo FIFA con le assegnazioni dei mondiali a Qatar e Russia.

Se è vero che la storia si ripete, così come in Italia e in Europa il calcio ha rappresentato negli anni sempre più uno strumento non solo di intrattenimento, ma anche sociale e politico, utile a deviare le attenzioni quando necessario e a creare una valvola di sfogo in momenti delicati, anche l’Arabia potrà godere di questa importante leva sociale e utilizzarla a proprio piacimento, rimpolpando le casse della federazione se necessario.

Per questo motivo si pensa che nell’arco di cinque anni, periodo nel quale il fondo PIF si è posto l’obiettivo di acquistare 300 calciatori dai campionati europei, la Saudi Pro League diventerà effettivamente una Super Lega calcistica in grado, nel bene e nel male, di veicolare l’attenzione del mondo intero.

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