Ebbene sì, mi sono finalmente deciso e ho acquistato lo scooter elettrico superando alcune perplessità che avevo evidenziato qui nella mia prova di un motorino elettrico.
In realtà a farmi decidere sono stati due eventi concomitanti: l’abbandono del mio Honda SH 150, dopo quasi 20 anni di onorato servizio, e la possibilità di ricaricare abbastanza facilmente le batterie, elemento da tenere sempre in grande considerazione al momento della decisione.
La scelta non è caduta sul Niu della precedente prova, principalmente per alcune perplessità sulla rigidità del mezzo, che risultava piuttosto scomodo sui tradizionali e malefici sanpietrini romani (nonché sulle migliaia di buche delle strade comunali), ma sul Super Soco CPX di cui avevo sentito parla bene da alcuni proprietari.
Prime impressioni
Dopo qualche giorno di utilizzo quotidiano, ecco le mie prime impressioni.
City Scooter
Venendo dalla solidità dell’Honda, all’inizio ho avuto la spiacevole sensazione di guidare un giocattolino, probabilmente anche a causa di un abbondante uso della plastica leggera e di alcune rifiniture che definirei cinesi.
Col passare dei chilometri percorsi (ho superato i 200), mi sono ricordato che questa sensazione non è dissimile da quella che provai la prima volta che ho guidato una Smart tanti anni fa: più plasticosa e meno rifinita, ma anche più maneggevole e divertente in città. Non un’altra utilitaria, ma la prima city car. Ecco, forse non un altro scooter, ma un city scooter.
La guida in città
A proposito di maneggevolezza, la leggerezza facilita le manovre nel traffico, ma la mancanza del freno motore si fa sentire nelle discese e in tutte quelle occasioni nelle quali prima avrei solo decelerato mentre ora mi tocca mettere mano ai freni.
Nelle strade urbane veloci si difende bene in modalità sport con un buon allungo anche se l’accelerazione da fermo è meno potente di quanto mi aspettassi e non sempre costante (sembra quasi che il miglior modo di andare sia sempre con l’acceleratore al massimo).
Elettronica
L’elettronica la fa da padrona, dall’avvio contactless alle varie modalità di guida, e l’abituarsi può non essere immediato. Nei primi giorni, in assenza di rumore, non è stato facile capire quando lo scooter era ready to go, così come spesso sono tornato sui miei passi col dubbio di non averlo spento (e una volta, infatti, l’ho lasciato acceso mentre stavo tranquillamente al supermercato).
Ricarica
Confermo quello che ho scritto la prima volta: la modalità di ricarica è fondamentale nella scelta. Se non si possiede un garage, un giardino, un posto dove ricaricarlo direttamente, allora riflettere attentamente sullo sforzo necessario per portare le batterie a casa o, come nel mio caso, in ufficio per ricaricarle. 15 kg a batteria non sono proprio una passeggiata di salute se ci sono scale da salire o lunghi tratti a piedi.
Il fatto di poter ricaricare solo in determinati posti (e non nelle colonnine di ricarica) non limita tanto l’utilizzo (l’autonomia resta alta, circa 80/90 km in rodaggio e 100/120 a regime), ma mi costringe a pensare ai percorsi futuri in ragione del tempo necessario alla ricarica completa di almeno una batteria (3/4 ore). E questo, confesso, è un po’ ansiogeno, anche se viene compensato dalla felicità di aver abbandonato gli idrocarburi.
Prime conclusioni
In realtà non ci sono vere e proprie conclusioni: troppo pochi chilometri e tempo di utilizzo.
Aspetto il freddo, la pioggia, le strade bagnate, il rodaggio finito e un migliaio di chilometri sotto le gomme per confermare, migliorare o peggiorare un giudizio che finora è positivo, con qualche riserva.
Certo è che la mancanza di rumore è una sensazione piacevolissima. Qualunque tragitto diventa molto più rilassante anche se, ovviamente, si è immersi nel rumore generato dal traffico altrui. Il ritorno a casa di notte, quando la città dorme, è un’esperienza che rasenta il misticismo. Varrebbe la pena passare all’elettrico anche solo per questo.

Millessimo 1963, ha sempre creduto, da markettaro e da editore, nel valore della parola e gli piace andar di bolina, metaforicamente e no. Innamorato del mare, a contatto con il quale vive per buona parte dell’anno, ha pensato managaia.eco e aggregato persone e idee per dargli voce.