Storia della marijuana: quando abbiamo reso illegale una pianta

da | Ago 7, 2024 | ambiente | 0 commenti

Amata e odiata, rimpianta e indimenticata, fumata e bandita, la marijuana è sicuramente la pianta più discussa a livello mondiale, ma qual è la sua storia, le sue caratteristiche e, soprattutto, quando l’abbiamo resa illegale?

Si tratta di una sostanza da bandire in quanto dannosa o di un elemento di propaganda del secolo scorso che andrebbe riqualificato? Fa male quanto le droghe pesanti o quanto le sigarette? Qual è il suo impatto a livello di sostenibilità?

Sono tanti gli aspetti interessanti legati a questa pianta, scopriamo quindi la storia della marijuana e quando l’abbiamo resa illegale.

Origini della marijuana

La storia della marijuana risale a migliaia di anni fa. Originaria dell’Asia centrale e meridionale, la pianta di cannabis è stata coltivata e utilizzata da diverse civiltà antiche. In Cina, già nel 2700 a.C., l’imperatore Shen Nung la raccomandava per il trattamento di vari disturbi, inclusi dolori reumatici e malattie femminili. Anche in India la marijuana era considerata sacra e utilizzata per scopi religiosi e medicinali.

Nel corso dei secoli la cannabis si diffuse in Medio Oriente, Africa e infine in Europa, dove veniva utilizzata principalmente per le sue fibre resistenti nella produzione di tessuti e corde. Nonostante la sua utilità e diffusione, la cannabis ha sempre avuto anche un ruolo ricreativo e terapeutico.

Quando è diventata illegale e perché

La criminalizzazione della marijuana è una questione complessa che ha radici nel XX secolo. Negli Stati Uniti, l’atteggiamento verso la cannabis iniziò a cambiare drasticamente negli anni Venti e Trenta. Con l’avvento della Grande Depressione e l’aumento della migrazione dal Messico, la marijuana divenne un bersaglio facile per la xenofobia e il razzismo. La propaganda anti-marijuana, come il famigerato film Reefer Madness, contribuì a diffondere paure irrazionali riguardo ai suoi effetti.

Nel 1937, il Marihuana Tax Act fu approvato negli Stati Uniti, imponendo pesanti restrizioni sulla vendita e l’uso della cannabis. La criminalizzazione fu ulteriormente consolidata negli anni Settanta con la guerra alla droga del presidente Nixon, che classificò la marijuana come una sostanza di Categoria I, considerandola altamente pericolosa e senza valore medico.

Sostenibilità della marijuana

Contrariamente alla narrativa dominante che ha portato alla sua proibizione, la marijuana è una pianta altamente sostenibile. La coltivazione della cannabis richiede meno acqua rispetto a molte altre colture, come il cotone, e può crescere in una varietà di climi, riducendo la necessità di pesticidi e fertilizzanti chimici.

Inoltre, la cannabis ha un impatto positivo sull’ambiente grazie alla sua capacità di rigenerare il suolo e assorbire CO2. Le piante di canapa, una varietà di cannabis, possono essere utilizzate per produrre una vasta gamma di prodotti sostenibili, dai tessuti ai biocarburanti, riducendo la dipendenza dai materiali non rinnovabili.

Come viene trattata nel mondo

Oggi, il trattamento della marijuana varia ampiamente in tutto il mondo. In molti Paesi, come Canada, Uruguay e diversi stati degli USA, la cannabis è stata legalizzata per uso sia medico che ricreativo. Queste nazioni hanno riconosciuto i benefici economici e sanitari della regolamentazione, riducendo i costi legati alla criminalizzazione e generando entrate fiscali significative.

In Europa, paesi come l’Olanda e il Portogallo hanno adottato approcci più tolleranti, decriminalizzando l’uso personale della marijuana e concentrandosi su politiche di riduzione del danno. Tuttavia, in molte altre parti del mondo, la marijuana rimane illegale e pesantemente penalizzata, con conseguenze spesso draconiane per chi viene trovato in possesso della sostanza.

Marijuana, tabacco e alcol

Il consumo di marijuana è un argomento che suscita dibattiti accesi, con opinioni che variano notevolmente. Gli studi scientifici hanno evidenziato che, sebbene la marijuana possa offrire benefici terapeutici per condizioni come il dolore cronico, la nausea e la perdita di appetito, non è priva di rischi. L’uso eccessivo di marijuana può portare a dipendenza, problemi di memoria e concentrazione, e può avere effetti negativi sulla salute mentale, aumentando il rischio di disturbi come l’ansia e la depressione. Inoltre, l’inalazione di fumo di marijuana può danneggiare i polmoni, in maniera simile all’effetto del fumo di tabacco. È importante considerare questi dati e controindicazioni per un consumo consapevole e informato, soprattutto tra i giovani e le persone con predisposizioni a problemi di salute mentale.

L’intento di questo articolo non è quindi di sdoganare la marijuana, ma di creare consapevolezza sia sulla sua storia che sul suo utilizzo.

Se prendiamo infatti i dati legati all’utilizzo, la dipendenza e i danni creati da una sostanza illegale e demonizzata in Italia, la marijuana, e quelli legati alle legalissime sigarette e al nostro amatissimo vino, risulta evidente che se la marijuana è illegale allora dovrebbero essere illegali anche tabacco e alcol.

Vediamo i dati a confronto.

Marijuana

  • Dipendenza: circa il 9% dei consumatori può sviluppare una dipendenza, che sale al 17% per chi inizia nell’adolescenza.
  • Salute mentale: aumenta il rischio di ansia, depressione e psicosi, specialmente nei soggetti predisposti.
  • Funzione cognitiva: può compromettere la memoria a breve termine e le capacità cognitive, soprattutto con l’uso cronico.
  • Salute polmonare: fumare marijuana può causare infiammazioni bronchiali, anche se non è stato stabilito un legame forte con il cancro ai polmoni.

Tabacco

  • Dipendenza: estremamente elevata, con circa il 32% dei consumatori che sviluppa dipendenza.
  • Salute polmonare: forte legame con il cancro ai polmoni, bronchiti croniche e malattie polmonari ostruttive croniche (BPCO).
  • Salute cardiovascolare: aumenta il rischio di malattie cardiache e ictus.
  • Mortalità: il fumo di tabacco è responsabile di oltre 8 milioni di morti ogni anno a livello globale.

Alcol

  • Dipendenza: circa il 10% dei consumatori sviluppa una dipendenza.
  • Salute mentale: può contribuire a depressione e ansia, oltre ad aumentare il rischio di suicidio.
  • Salute fisica: causa danni al fegato (cirrosi epatica), cancro (bocca, esofago, fegato, colon), e pancreatite.
  • Infortuni: alto rischio di incidenti stradali e lesioni non intenzionali sotto l’influenza.

In conclusione

In definitiva, la storia della marijuana è una testimonianza di come le percezioni culturali e politiche possano influenzare la legislazione e l’uso di una pianta. Mentre la tendenza globale sembra muoversi verso una maggiore accettazione e legalizzazione, è importante continuare a promuovere la consapevolezza sui benefici sostenibili della marijuana e lavorare per una regolamentazione equa e informata. La cannabis, con le sue molteplici utilità, ha il potenziale di contribuire significativamente a un futuro più sostenibile e prospero, per cui è probabilmente arrivato il momento di abbandonare l’ignoranza e l’ipocrisia del secolo scorso e di rivedere i criteri con cui vengono valutate le sostanze.

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