Il Cammino del Salento. Cinque giorni a piedi da Lecce a Santa Maria di Leuca

da | Giu 29, 2023 | Estate, turismo sostenibile, viaggiare green | 0 commenti

Quando si menziona il Salento aggiungere Lu mare, lu sule, lu ientu, è quasi imprescindibile. In effetti questo lembo di terra che rappresenta la parte più orientale della penisola italiana è famoso soprattutto per le spiagge caraibiche, per l’acqua cristallina del suo mare, per il clima quasi sempre soleggiato e mite a meno che lo scirocco non decida di sconquassare tutto con la sua forza e il suo calore.

Eppure il Salento è molto altro: è storia antica, quella dei Messapi che furono i primi ad abitare questi luoghi, è cultura, è archeologia e architettura, è gastronomia, buon vino ma soprattutto è accoglienza, quella spontanea, la migliore che si possa trovare.

Da un paio di anni però Salento vuol dire anche Cammino. Una fitta rete di sentieri si è fatta largo in un territorio che potrebbe sembrare roccioso e inospitale e che invece regala paesaggi meravigliosi e panorami mozzafiato.

Indicazione del Cammino
Indicazione del Cammino

Se vi ritrovate a camminare da Lecce fino a Santa Maria di Leuca vuol dire che state percorrendo il Cammino del Salento, ed è indifferente che abbiate scelto la Via del Mare o quella dei Borghi, entrambe attraversano questo magnifico territorio. Per me che da sempre subisco il fascino delle scogliere a picco sul mare, la scelta è stata quasi obbligata.

Sono 115 chilometri divisi in cinque tappe da fare fin dalla primavera tralasciando magari luglio e agosto per evitare il gran caldo. Io sono partito ai primi di novembre e nonostante non tutte le strutture ricettive segnalate nella lista delle accoglienze fossero aperte ho sempre trovato da dormire con facilità.

Ulivi salentini
Ulivi salentini

Prima tappa: da Lecce a San Foca

La prima tappa si muove dal centro storico di Lecce e il percorso punta dritto verso il mare. Uscire da una città a piedi (così come entrarci) non è mai facile ma allontanarsi dalla Regina del Barocco risulta assai piacevole.

Il campanile del duomo di Lecce
Il campanile del duomo di Lecce

Strade a traffico assai ridotto portano al piccolo Borgo di Acaja, meravigliosa cittadella fortificata del XVI secolo in cui fare una sosta è un piacere. Al mare manca una manciata di chilometri e una volta raggiunto mettere i piedi in acqua più che un piacere è un atto dovuto. L’acqua sarà compagna fedele del Cammino e bisogna omaggiarla in qualche modo.

La prima tappa è a San Foca, piccola cittadina sul mare che d’estate è molto frequentata ma che a novembre è semi deserta ma prima di arrivarci è inevitabile ammirare la bellezza di Torre Specchia Ruggeri, la prima delle molte fortificazioni e torri di avvistamento che si incontreranno lungo il percorso.

Seconda tappa: da San Foca a Otranto

La seconda tappa che in 24 chilometri conduce a Otranto è un tripudio di natura rocciosa. Prima, all’interno dell’area archeologica di Roca Vecchia, si può entrare all’interno della Grotta della Poesia (ingresso gratuito per chi ha la credenziale del pellegrino), una sorta di scrigno magico e romantico, poi col passare dei chilometri ci si imbatte in scogli e faraglioni dai nomi suggestivi e dalle forme particolari, le Sorelle, la Sfinge, davanti ai quali non si può che rimanere incantati. La natura è il più grande artista vivente, non mi stancherò mai di ripeterlo.

La Grotta della Poesia
La Grotta della Poesia

Passati i laghi di Alimini si prosegue lungo la costa fino alla Baia dei Turchi per poi entrare a Otranto, una delle perle più lucenti del Salento. Ci troviamo di fronte alla magnificenza, basta entrare nella Cattedrale di Santa Maria Annunziata e ammirare il mosaico raffigurante l’Albero della vita per capirlo…

Per la cronaca la mia seconda tappa è stata funestata da uno scirocco impietoso e da una pioggia violenta e costante. In Cammino però si prende ciò che capita e fare buon viso a cattivo gioco è praticamente un dogma.

Le mura del Castello di Otranto sul porto
Le mura del Castello di Otranto sul porto

Terza tappa: da Otranto a Santa Cesarea Terme

Torre del Serpe
Torre del Serpe

Da Otranto a Santa Cesarea Terme sono 22 chilometri ed è forse la tappa più bella dell’intero Cammino. Si parte con la Torre del Serpe che come un monolite di kubrikiana memoria domina la costa, fino ad arrivare al Lago di Bauxite (roccia sedimentaria utilizzata per la lavorazione dell’alluminio) che con i suoi colori sgargianti di acqua smeraldina e terra rossa sa ridare pace anche al cuore più inzuppato dell’universo.

Lago di Bauxite
Lago di Bauxite

Il Faro Palascia, il punto più a est dell’Italia è un luogo di grande pace e silenzio e raggiungerlo scendendo e risalendo la scogliera vale da solo tutto il Cammino. Da qui si gode una vista invidiabile che nei giorni tersi raggiunge l’Albania al di là dell’Adriatico.

Faro Palascia
Faro Palascia

Si cammina in alto, sempre vista mare su un terreno che è fatto di erba e pietra e quando, dopo aver superato la Torre Sant’Emiliano, si raggiunge Porto Badisco, primo approdo di Enea di ritorno da Troia, si è già colmi di così tanta bellezza che verrebbe voglia di fermarsi e stare, ad libitum. Invece si deve risalire, camminare ancora più in alto quasi si volesse volare sul mare, attraversando uliveti secolari fino ad arrivare a Santa Cesarea Terme.

Molte sono le leggende riguardanti i toponimi ma le proprietà curative delle acque termali hanno testimonianze antichissime. Il paese è ricco di bellissime ville in stile moresco ed eclettico e farsi una passeggiata fra i suoi vicoli prima o dopo cena è una bellissima esperienza.

Torre sant'Emiliano
Torre Sant’Emiliano

Quarta tappa: da Santa Cesarea Terme a Tiggiano

La quarta tappa che porta fino alla splendida Marina Serra è ricca di storia.

Il borgo di Castro, magnifico e pieno di scorci bellissimi, fu il secondo porto di attracco di Enea ed era famoso per un tempio dedicato alla dea Minerva la cui statua si trova all’interno del Castello Museo che merita sicuramente una visita. Qui la mitilicoltura la fa da padrona ed è veramente un peccato arrivarci la mattina presto e non potersi gustare un ottimo sauté di cozze locali ma la strada è lunga e ardimentosa e non si può sostare se non per una seconda colazione.

Il Castello di Castro con sotto le mura messapiche
Il Castello di Castro con sotto le mura messapiche

Il sentiero che passa sotto le ville affacciate sul mare è obiettivamente difficile, con rocce scontrose e ostili che sembrano voler negare il passaggio al viandante ma una volta arrivati alla meravigliosa Cala dell’Acquaviva, tutto cambia. Il sentiero che sale ripido e porta in costa premierà chi è arrivato fin qui con un sentiero panoramico, il Sentiero Serra del Mito, che, incrociando la Torre del Sasso e le Sette Pajare (tipiche costruzioni agricole salentine) porta infine a Marina Serra.

Cala dell'Acquaviva
Cala dell’Acquaviva

La Torre Palane e le piscine naturali, ricavate recentemente da vecchie cave di tufo abbandonate, rendono il luogo un incanto e un bagno nelle acque limpide è propedeutico al benessere del pellegrino.

A novembre Marina Serra è praticamente morta per cui io ho allungato la tappa di cinque chilometri fino ad arrivare a Tiggiano, bellissimo borgo a monte.

La torre Palane a Marina Serra
La Torre Palane a Marina Serra

Per arrivarci bisogna affrontare il Sentiero del Nemico, un budello sassoso che in quasi novanta metri di dislivello riporta in quota. È una storia particolare quella di questo sentiero, fatta di pirati saraceni desiderosi di depredare, di muretti a secco e di imboscate atte a salvare città e territorio. Sale senza pietà, non fa sconti a nessuno e arrivare in cima è una prova dura soprattutto dopo tanti chilometri ma, se fatta a prima mattina, può essere molto più semplice, quasi facile.

Indicazione per il Sentiero del Nemico
Indicazione per il Sentiero del Nemico

Tiggiano merita una visita approfondita, anche solo per il Palazzo Baronale Serafini-Sauli (sede del comune) e del suo splendido giardino e per la chiesa di Sant’Ippazio, grande luogo di devozione e di celebrazioni riguardo al tema della fertilità.

Quinta tappa: da Tiggiano a Santa Maria di Leuca

Partire per l’ultima tappa di un cammino è sempre un momento delicato; un velo di tristezza avvolge il viandante che sa di essere alla fine di un’avventura. Se poi la fine coincide con Santa Maria di Leuca, de finibus terrae, la sensazione viene amplificata.

La tappa, da Tiggiano, è breve, solo 15 chilometri ma ha in serbo un luogo che è un tempio dell’escursionismo locale: il Sentiero delle Cipolliane.

Lungo il sentiero delle Cipolliane
Lungo il Sentiero delle Cipolliane

Si cammina lungo la scogliera a picco sul mare, fra fichi d’india, muretti a secco e vecchie pajare abbandonate, fino ad arrivare alla grotta delle Cipolliane, roba del paleolitico superiore, storia antichissima. La grotta si affaccia sul mare a trenta metri di altitudine e la larga apertura fa da cornice naturale a un quadro dipinto dalla natura.

 canyon del Ciolo
Canyon del Ciolo

Stesso discorso per il canyon del Ciolo che sale ripido fra falesie e grotte fino a raggiungere la parte alta dove si trovo il piccolo borgo di Gagliano del Capo.

Da qui a Santa Maria di Leuca non ci vuole molto ma prima di arrivare c’è una sosta importante cui non ci si può sottrarre. L’Erma Antica era un cippo dove i pellegrini che arrivavano a Leuca per imbarcarsi verso la Terra Santa compievano un rituale antichissimo, lasciare una pietra come testimonianza del loro passaggio e come viatico per liberarsi di pesi e peccati accumulati nella loro vita pre peregrinationis.

Erma Antica
Erma Antica

Io ho posato la mia, raccolta all’inizio del Cammino, poi ho affrontato gli ultimi chilometri, ho salito i 284 gradini che portano al Santuario e ho chiuso il mio percorso.

Terminare un Cammino non è mai cosa semplice, c’è un senso di straniamento, un vuoto che il viandante vorrebbe riempire con altri chilometri, altri passi.

A Santa Maria di Leuca questa sensazione è ancora più forte: davanti c’è solo il mare e nessuna possibilità di continuare, bisogna per forza girarsi e tornare, ma le strade sono tante e la sola cosa importante è rimettersi presto lo zaino in spalle e ripartire verso altre mete.

De finibus terrae
De finibus terrae

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