La Via di Francesco: le ultime tappe in Umbria

da | Ott 8, 2024 | Speciale: Cammini, turismo sostenibile, viaggiare green | 0 commenti

Se avete deciso di continuare a seguire le orme di San Francesco attraverso l’Umbria avete fatto un’ottima scelta. Tanti ancora i passi da fare, tanti i luoghi da vedere e tante, infine, le emozioni da provare.

Sono quattro le tappe da coprire per arrivare a Macerino, piccolo borgo a pochi chilometri dal confine con il Lazio; andando avanti, la segnaletica tende a diventare meno assidua e a volte quasi assente, per cui vi consiglio caldamente di munirvi delle tracce GPS da consultare alla bisogna.

La nona tappa: da Assisi a Foligno

Dico sempre che la vita è un agglomerato di bivi e scelte e questa tappa rappresenta alla grande questo concetto.

Il percorso offre, infatti, due possibilità che hanno in comune la meta, ma che divergono per un particolare non trascurabile: salire o andare in piano. Io ovviamente ho scelto la salita (altrimenti che razza di montanaro sarei) per cui vi racconto la mia per darvi l’alternativa a fine paragrafo.

Uno scorcio di paesaggio salendo verso l'Eremo delle Carceri
Uno scorcio di paesaggio salendo verso l’Eremo delle Carceri

Si esce da Assisi dall’accesso più alto del borgo, Porta Perlici, e attraversato l’arco ci si inoltra subito nel bosco iniziando a salire. I primi 2 chilometri dei 24 complessivi fanno già capire quale sarà l’andazzo della tappa.

Si cammina su un agile sentiero attraversando un bosco fitto che si apre sporadicamente per permettere al viandante di rendersi conto del dislivello percorso. La valle lì sotto si allontana sempre di più o, se volete, la cima del Monte Subasio, rilievo dell’Appennino umbro-marchigiano sulle cui pendici ci stiamo muovendo, si avvicina lentamente.

Quando si arriva all’Eremo delle Carceri abbiamo raggiunto già quota 791 metri sul livello del mare e per raggiungere la cima ne mancano ancora 500.

Il monastero, circondato dagli alberi e avvolto da un silenzio e da una pace assoluti, sorse in un luogo dove l’eremitaggio era già in voga in epoca paleocristiana, grazie a delle grotte adatte all’uopo.

La statua di San Francesco all'Eremo delle Carceri
La statua di San Francesco all’Eremo delle Carceri

Donato dal Comune di Assisi ai benedettini, fu ceduto in seguito a San Francesco, affinché potesse chiudersi in meditazione, carcerarsi appunto, da cui il nome.

Vale la pena di fermarsi per un po’ e fare una breve visita a questo luogo intriso di silenzio, pace e spiritualità, una sosta non troppo lunga però, perché la salita che porta alla cima è lunga e impegnativa.

Eremo delle Carceri
L’Eremo delle Carceri

Si entra nuovamente nel bosco seguendo per un po’ la strada, poi si gira a sinistra e si prende un sentiero sassoso e ripido che punta decisamente verso la sommità del Subasio. Non è un tratto facilissimo e servono allenamento e un minimo di esperienza di cammino in montagna.

Quando si esce finalmente dal bosco, il panorama si apre totalmente sulla vallata sottostante, una vista talmente estesa da far venire le vertigini.

Il sentiero continua a salire ma lo fa più dolcemente fino ad arrivare alla croce di legno di Sasso Piano, sperone roccioso posto poco sotto la cima vera e propria.

La croce di legno di Sasso Piano
La croce di legno di Sasso Piano

Il sentiero prosegue dritto in costa ma i viandanti più arditi possono affrontare una breve ma ripida digressione per salire ancora un po’ e conquistare il Subasio.

Continuando lungo il limitare del bosco si prosegue per qualche chilometro fino a raggiungere la Fonte Bregno, un abbeveratoio per animali dove però non è possibile riempire la borraccia.

Qui il sentiero s’infila nuovamente nel bosco e inizia a scendere lentamente in direzione di Spello. È una discesa lunga e faticosa in virtù dei chilometri e del dislivello positivo percorso ma quando si abbandona la fitta vegetazione per immergersi in un paesaggio disseminato di ulivi e appare Spello lì in fondo, tutta la stanchezza sparisce e sembra quasi di planare sul bel borgo umbro.

La fonte Bulgarella
La fonte Bulgarella

Poco prima di entrare nell’abitato, s’incontra la Fonte Bulgarella da cui sgorga acqua freschissima e dove si può fare finalmente scorta di liquidi e rinfrancarsi un po’.

Spello è semplicemente meravigliosa e vale la pena fare una visita, soprattutto se riuscite a entrare nella Collegiata di Santa Maria Maggiore dove, nella Cappella Baglioni, si trovano gli imperdibili affreschi del Pinturicchio.

Scendendo verso Spello
Scendendo verso Spello

I cinque chilometri che separano il viandante dalla fine della tappa sono tutti su asfalto ma di strade secondarie, cosa che comunque toglie un po’ di fascino al percorso. Foligno però è un luogo magico, una splendida cittadina che, seppur bombardata pesantemente durante la Seconda Guerra Mondiale e colpita da un violento sisma nel 1997, conserva intatti chiese e palazzi storici che la rendono estremamente affascinante. Perdetevi tra i vicoli del suo centro storico e godete della rinomata ospitalità dei suoi abitanti nonché della cucina tipica locale, un ottimo modo per reintegrare le energie lasciate sul Monte Subasio.

Come scrivevo prima, chi non volesse affrontare la salita ha due possibilità.

La prima è attraversare Porta Nuova e seguire il percorso che si snoda fra piccole strade sterrate e tratti di asfalto e corre in falsopiano fra le pendici del Subasio e gli ulivi della valle. La seconda è raggiungere l’Eremo delle Carceri da cui parte una strada che scende e si ricongiunge alla via bassa (c’è un cartello che indica il percorso).

La cattedrale di San Feliciano a Foligno
La cattedrale di San Feliciano a Foligno

La decima tappa: da Foligno a Trevi

Tappa breve questa, appena 12 chilometri ma tutti in un ambiente bucolico che ha come minimo comune denominatore l’ulivo.

Uscendo da Porta Romana ci si lascia Foligno alle spalle e proseguendo per Via Roma si giunge nella frazione di Sant’Eraclio. Siamo lungo la Via Flaminia e il castello che qui sorge nacque attorno a una torre che serviva proprio a vigilare sull’antica strada romana. Se avete voglia di integrare la colazione o semplicemente riempire la borraccia, questo è un ottimo posto.

 Camminando fra gli ulivi
Camminando fra gli ulivi

Si ricomincia a camminare e, poco dopo essere passati sotto la Statale, si abbandona la strada principale girando a destra e imboccando una laterale che dopo poche centinaia di metri diventa sterrata e si avventura attraverso grandi piantagioni di ulivi.

Sono ovunque, quasi a perdita d’occhio, del resto l’olio è il vero traino dell’economia locale, grazie alla sua altissima qualità dovuta alla sua composizione; l’ottanta per cento delle olive utilizzate per produrlo sono di qualità Moraiolo che ne fanno quasi un mono varietale. Torniamo però al Cammino.

I chilometri si susseguono e il paesaggio non cambia e, se la stagione è quella giusta (diciamo settembre), potrete osservare i piccoli frutti che si accumulano sui rami di questi preziosi alberi.

Quando si arriva in località Matigge ci si trova davanti alla piccola chiesa di San Donato, una perla immersa fra gli ulivi.

Costruita fra il XII e il XIII secolo, era una delle tante chiese rurali edificate lungo la strada che collegava Foligno a Trevi. Di stile romanico è però l’evoluzione di un edificio preesistente, probabilmente di epoca longobarda perché la devozione a San Donato era molto diffusa in quel periodo.

Vale la pena fare una piccola sosta in questo luogo ameno e godersi un po’ il silenzio e il rumore del vento che passa fra gli alberi.

La chiesetta di San Donato
La chiesetta di San Donato

Lasciata la chiesa alle spalle, si continua ancora un po’ su una strada bianca che poi confluisce in una asfaltata che porta alla frazione di Santa Maria in Valle. Qui, si gira a sinistra e si prosegue lungo la strada per un altro paio di chilometri fino ad arrivare a un curvone, dove il borgo di Trevi appare in tutto il suo splendore. Per raggiungerlo bisogna percorrere un ultimo chilometro di una strada panoramica, poi finalmente si raggiunge il piccolo centro storico e ci si può godere il meritato riposo.

Essendo la tappa breve, concedetevi, dopo una sana doccia, una visita al Complesso museale di San Francesco al cui interno, oltre alla pinacoteca e all’antiquarium, trova posto il Museo della Civiltà dell’Ulivo che è assai interessante e istruttivo. Dopo di che, regalatevi una cena saporita.

Se siete fortunati potreste ritrovarvi ad assaggiare il sedano nero, prelibato ortaggio locale presidio Slow Food la cui produzione, un tempo ricchissima, si è ridotta drasticamente dopo la Seconda Guerra Mondiale con l’arrivo del sedano americano.

Panorama di Trevi
Panorama di Trevi

L’undicesima tappa: da Trevi a Spoleto

Per arrivare a Spoleto avete due possibilità: percorrere 18 chilometri quasi tutti su asfalto o farne 28 fra le colline, passando per il Castello di Poreta.

La guida che avevo non faceva menzione della seconda (per le cui informazioni vi rimando al sito della Via di Francesco), per cui vi racconto la prima.

Camminando fra gli ulivi
Camminando fra gli ulivi

Lasciandosi il borgo di Trevi alle spalle, ci s’immerge nuovamente fra gli ulivi seguendo una strada poco trafficata che punta in direzione Pissignano.

Dopo poche centinaia di metri si arriva a un bivio con l’indicazione per la chiesa della Madonna delle Lacrime. Vale la pena fare una piccola digressione per ammirare gli splendidi affreschi del Perugino che si trovano al suo interno. La chiesa è spesso chiusa, ma basta suonare all’Istituto di fianco alla facciata per farsela aprire da qualche suora gentile.

Proseguendo lungo la strada ci si ricongiunge con la via maestra e si punta, sempre in discesa, verso il paese di Bovara.

Da qui, si prosegue per un paio di chilometri in costante saliscendi e sempre su asfalto fino ad arrivare sotto il borgo di Pissignano arroccato sulla collina, con il suo bel castello che meriterebbe una visita, previa consultazione degli orari e deviazione in ripida salita.

Si continua in discesa fino a raggiungere il fondovalle e poco dopo si giunge a uno dei luoghi più belli della tappa, le Fonti del Clitunno.

Uno scorcio delle Fonti del Clitunno
Uno scorcio delle Fonti del Clitunno

Luogo bucolico per eccellenza, fu cantato da Virgilio e Properzio e, una volta entrati, si può capire facilmente il perché. Salici piangenti, piccoli laghetti, ombra e serenità rendono questo posto magico e invitano il viandante a una lunga sosta per riposare i muscoli e coccolare lo spirito. Farlo è fondamentale perché, una volta usciti dal parco, bisogna affrontare un tratto della Via Flaminia non proprio piacevole: un chilometro ad alta densità di traffico in grado di far dimenticare tutti i giorni passati fra i boschi e le colline.

Fortunatamente poi si svolta a destra e ci s’immette nella ciclabile per Norcia e tutto torna a livelli più umani. Seguendola fedelmente si giunge fino al borgo di San Giacomo, dove inizia la lunga salita verso Spoleto che si svolge su una strada poco trafficata dalle docili pendenze.

Ci vogliono sette chilometri per raggiungere il meraviglioso borgo sede del famoso Festival dei due Mondi, un vero e proprio contenitore di spettacoli teatrali e musica che per due settimane riempie i teatri, le piazze e le chiese della cittadina di arte.

Prendetevi il tempo per fare un lungo giro fra i vicoli del centro storico e di visitare il bellissimo Duomo che fra le tante opere che abbelliscono il suo interno, ospita la magnifica Incoronazione della Vergine di Filippo Lippi, ma soprattutto non mancate di assaggiare a cena uno dei piatti più tipici della cucina locale, gli Strangozzi alla spoletina: mi ringrazierete.

Il Duomo di Spoleto
Il Duomo di Spoleto

La dodicesima tappa: da Spoleto a Macerino

Uscire da Spoleto non è semplice, bisogna affrontare ben cinque chilometri di strada asfaltata molto trafficata e non è un bel momento. Vi consiglio spassionatamente di camminare sul lato sinistro della carreggiata in modo di vedere sempre le vetture che vi vengono incontro, una regola che ogni viandante conosce bene.

Una volta arrivati al piccolo paese di San Giovanni di Baiano, finalmente si svolta a sinistra e la strada comincia a salire, dapprima dolcemente poi sempre più duramente ma senza mai diventare proibitiva.

Un casolare usciti da Spoleto
Un casolare usciti da Spoleto

Con il passare dei chilometri, le case e i piccoli centri abitati spariscono e ci s’infila nel bosco dove, nonostante si sia sempre su asfalto, l’ombra e il silenzio regnano sovrani e camminare torna a essere un piacere.

Poco prima di uscire dalla vegetazione, in un buco attraverso le fronde appare una strana cupola bianca che sembra proprio quella di un osservatorio astronomico. Sembrerebbe impossibile e invece è proprio ciò che sembra.

Entrando nel piccolo borgo fortificato di Rapicciano ci si trova catapultati in una dimensione storica che fa riferimento alle terre Arnolfe.

Con questo termine si indica una parte storica dell’Umbria che si estendeva principalmente nel territorio dei monti Martani, in provincia di Terni e che confinava con l’area perugina. Questi luoghi furono oggetto di scambio fra Enrico II, l’ultimo re di Germania, e il papato che diede in cambio di queste terre delle zone della Carinzia.

Scorcio del borgo di Rapicciano
Scorcio del borgo di Rapicciano

I molti castelli presenti nell’area servivano da protezione contro ogni tipo d’invasore e Rapicciano non fa eccezione. Ancora chiuso nelle sue mura, è un minuscolo borgo pieno di fascino e quiete, sulla cui torre centrale è stato costruito un piccolo osservatorio astronomico.

Fare una sosta qui è estremamente piacevole e permette di rifiatare un po’ in vista degli ultimi sette chilometri.

Panorama sul borgo di Rapicciano con la torre astronomica
Panorama sul borgo di Rapicciano con la torre astronomica

Si riparte nuovamente in salita per circa un chilometro poi la strada spiana un po’ e si arriva al bivio per Fogliano da cui parte una strada bianca che in leggero saliscendi rientra nel bosco e porta fino al mini borgo di Macerino che è già nel Lazio ma solo per pochi chilometri.

Questo piccolo paese un tempo era un castello che col passare dei secoli è caduto in rovina ma che, grazie al lavoro e alla dedizione di una coppia, è stato ricostruito da zero e ora è un luogo magico che offre ospitalità ai pellegrini a un ottimo prezzo e mette loro a disposizione anche una piccola piscina in cui rinfrescarsi è un vero toccasana.

Qui finisce la parte umbra del percorso. Mancano poche tappe alla fine ma ve le racconterò nel prossimo articolo.

 Il borgo di Macerino
Il borgo di Macerino

Scopri tutte le tappe della Via di Francesco

Continua il viaggio e scopri tutte le tappe:

La Via di Francesco: le tappe in Toscana

La Via di Francesco: le prime tappe in Umbria

Tutte le foto che vedi in questo articolo sono di Andrea Vismara: se vuoi utilizzarle, ricordati di menzionarlo e taggare managaia.eco. Grazie!

Post correlati

Auto a idrogeno: a che punto siamo?

Auto a idrogeno: a che punto siamo?

Le auto a idrogeno rappresentano un promettente traguardo per la mobilità sostenibile, ma vi sono ancora molti problemi da risolvere. Primo fra tutti, una produzione non inquinante dello stesso idrogeno.

Privacy Policy Cookie Policy