La Via di Francesco: le tappe finali del Cammino

La Via di Francesco è un percorso di 350 km tra Toscana, Umbria e Lazio: scopriamo le ultime tappe da Macerino a Rieti.

La strada che stiamo percorrendo seguendo le orme di San Francesco si lascia lentamente l’Umbria alle spalle per entrare nel Lazio e toccare, tappa dopo tappa, numerosi luoghi cari al poverello di Assisi per arrivare, dopo aver attraversato la Valle Santa, a Rieti, meta finale di questo Cammino.

La tredicesima tappa: da Macerino a Collescipoli

Cominciamo col dire che lasciare Macerino non è semplice, perché quando ti trovi bene in un posto vorresti rimanerci un po’ di più.

Tornati sulla strada principale, la si percorre per pochi minuti poi si incontra una freccia che indica a destra la via per raggiungere la Romita di Cesi.

Indicazione per la Romita di Cesi
Indicazione per la Romita di Cesi

Si cammina quasi sempre in leggera salita seguendo una carrareccia che attraversa tratti in bosco e improvvise radure, il tutto in un ambiente ricco di pace e silenzio. I Tau dipinti sugli alberi o le frecce formate sul terreno con delle pietre indicano al viandante la Via Maestra; non sono molti come nelle tappe precedenti ma basta fare un po’ di attenzione e seguire sempre il sentiero principale per non perdersi.

Quando si arriva a un bivio con un albero al centro che ha un Tau inciso sopra, si gira a sinistra e si comincia a salire un po’ più duramente fino ad arrivare a un pianoro dove il panorama si apre tutto intorno e invita a fare una piccola breve sosta.

Si riprende il sentiero verso sinistra e si inizia a scendere in maniera veloce verso il fondo di una piccola valle, raggiunto il quale si gira a destra e si continua a seguire la carrareccia. Passati davanti ai ruderi di una casa ricoperti dalla vegetazione, si scende ancora un po’ per poi risalire rapidamente nel tipico stile della Via di Francesco. Raggiunto un traliccio dell’alta tensione si scende nuovamente fino a raggiungere una strada bianca che in circa due chilometri di leggero saliscendi porta alla Romita di Cesi.

La Romita di Cesi
La Romita di Cesi

Pur essendo luogo di eremitaggio fin dai tempi antichi, furono i Benedettini a costruire attorno al X Secolo la piccola cappella che è tutt’ora il centro di questo eremo. Fu però San Francesco a restaurarla più di cento anni dopo e a costruirvi attorno le prime semplici capanne che servivano da celle per lui e i suoi confratelli.

Nel corso dei secoli, il complesso si è sviluppato sempre più accogliendo una numerosa comunità di frati francescani che furono poi costretti ad abbandonare il luogo verso il 1800 in seguito alla soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone.

Caduto in rovina e nascosto dalla vegetazione, è tornato alla sua antica funzione di accoglienza per pellegrini e luogo di preghiera grazie alla tenacia di Fra Bernardino e di un gruppo di volenterosi amici che hanno restaurato l’intero complesso nel giro di qualche anno.

Chi volesse allungare la tappa da Spoleto e fermarsi a dormire qui, potrà fare affidamento su un’accoglienza spartana ma ricca di spiritualità e pace come nella tradizione di San Francesco.

Lasciata la Romita alle spalle, la strada bianca prosegue per qualche centinaio di metri scortata da un muretto a secco poi si trasforma in un sentiero sassoso che scendendo si infila in una bella faggeta. Camminarci non è proprio comodo anzi, bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi ma dopo poco più di un chilometro si raggiunge una strada asfaltata che scende velocemente verso Cesi. Il borgo è piccolo ma bello, incorniciato da alti speroni di roccia che escono dalle pareti boscose; è il posto ideale per concedersi una sosta e mangiare qualcosa anche perché abbiamo già percorso 15 dei 26 chilometri giornalieri.

Ricominciando a scendere verso la piana di Terni, dopo un centinaio di metri sulla destra si incontra un tratto ben conservato di mura ciclopiche veramente imponenti. Databili attorno al III/II secolo a.C., sono probabilmente ciò che rimane di una cinta muraria forse di una fortificazione.

mura ciclopiche
Le mura ciclopiche

Quando si arriva in fondo alla discesa la strada si fa brutta, non per pericoli di passaggio ma perché bisogna attraversare una parte industriale della vicina Terni e non è un bel camminare, soprattutto dopo tanto verde e tranquillità.

Quando si arriva alla strada che sale dritta e ripida verso il borgo di Collescipoli, punto finale della tappa, il peggio è passato.

L’accoglienza all’Ostello dei Garibaldini è di quelle speciali e anche se la stagione è un po’ avanzata e l’unico ristorante del paese è chiuso, potrete comunque avere la possibilità di cenare a casa di una signora che per un prezzo onestissimo cucina per i pellegrini ospiti dell’ostello, un’esperienza veramente bellissima.

La porta d'ingresso di Collescipoli
La porta d’ingresso di Collescipoli

La quattordicesima tappa, da Collescipoli a Stroncone

I 24 chilometri della tappa odierna si muovono in leggero saliscendi se escludiamo la deviazione che porta al Sacro Speco che è dura e ripida ma che conduce in uno dei luoghi più belli dell’intero percorso: a voi decidere se affrontarla o no.

Si esce da Collescipoli dalla Porta Sabina e dopo il primo chilometro in leggera salita, si comincia a scendere. Arrivati a un bivio che a sinistra scende verso una zona industriale, si gira a destra continuando in discesa su una strada bianca che arriva fino a un trivio. Qui fate attenzione a non scendere a destra verso il circolo di pesca sportiva ma andate dritti (all’epoca del mio passaggio le indicazioni erano inesistenti) fino a raggiungere il fondovalle dove bisogna guadare un piccolo torrente e risalire per guadagnare la strada provinciale. Girate a sinistra e dopo circa un chilometro girate a destra prendendo la strada che si muove in direzione dell’Eremo di Sant’Urbano.

Il paesaggio salendo verso l'Eremo di Sant'Urbano
Il paesaggio salendo verso l’Eremo di Sant’Urbano

L’ambiente circostante è aperto e molto bello grazie ai numerosi alberi che lo arricchiscono. Percorriamo la strada per poco più  di 3 chilometri poi si gira a destra all’altezza di una grande quercia e si inizia a percorrere in salita una carrareccia fino a trovare le indicazioni per il Sentiero dello Spirito d’amore che lentamente sale fino alla frazione di Ville e da lì sempre più ripidamente fino all’Eremo.

Pare che a fondarlo sia stato proprio San Francesco nel 1213, anche se la chiesetta di San Silvestro risale all’anno mille e le grotte limitrofe erano già abitate da alcuni eremiti.

La vista dal piazzale antistante la struttura è di quelle da togliere il fiato per cui, essendo arrivati oltre la metà della tappa, consiglio di fermarvi qui e di respirare un po’ dell’atmosfera che pervade questo sacro luogo.

Per raggiungere il Sacro Speco di San Francesco, una fenditura nella roccia lunga ben sessanta metri, bisogna salire un altro po’ seguendo il Viale della Processione che si inerpica fra gli alberi.

Dal convento si ripercorre la strada dell’andata fino all’inizio del Sentiero dello Spirito d’Amore, oltre il quale si guada un piccolo torrente e si comincia a salire, prima su sentiero e poi su strada asfaltata fino a raggiungere il paese di Aguzzo che si aggira sulla destra senza attraversarlo.

Poco dopo sulla destra si incontra un sentiero stretto che scende ripido fino al terzo guado del giorno per poi proseguire in piano fino a incrociare una strada asfaltata. La si attraversa e si prende quella che sale proprio sul lato opposto e che affronta i quattro chilometri che mancano per arrivare a Stroncone e chiudere la tappa.

Il borgo, bellissimo e pieno di storia, è un ex castello più volte distrutto e ricostruito e merita assolutamente una visita per cui prendetevi un po’ di tempo per passeggiare nei suoi vicoli e calarvi con un po’ di fantasia in un’atmosfera dal sapore medievale.

La quindicesima tappa, da Stroncone a Greccio

Tappa breve quella di oggi: solo 14 chilometri, 12 se vi fermate a dormire al Santuario senza arrivare a Greccio paese, ma impegnativa dal punto di vista del dislivello.

Per uscire da Stroncone bisogna raggiungere le scuole del paese da cui parte il sentiero che si infila subito in una valle stretta e inizia a salire.

Un po’ più su si attraversa per due volte la strada che porta verso i Prati di Stroncone ma ignorandola si prosegue sul sentiero che poco dopo giunge a uno spiazzo. Da qui si prosegue addentrandosi fra alti cespugli fino a raggiungere la Madonna del Trento, una piccola cappella isolata per poi proseguire attraverso un bosco fino a raggiungere nuovamente la strada asfaltata.

Girando a sinistra la si segue per circa due chilometri fino ad arrivare a Prati, un grande pianoro disseminato di piccole case che d’estate si popolano per le vacanze. Si prosegue superando un ristorante e un campeggio e su strada bianca ci si immerge in una zona bellissima chiamata Piani di Ruscio. Se la stagione è quella giusta, il giallo delle numerose piante di ginestre sarà in grado di sorprendervi e di accompagnare i vostri passi fino al valico da cui si domina il paesaggio su tutta la valle reatina, il Terminillo. E nelle giornate più limpide l’inconfondibile cima piramidale del monte Velino. Fare una sosta in questo luogo è quasi un obbligo.

Dopo aver attraversato un cancello, inizia la discesa verso il Santuario di Greccio che è su un sentiero lastricato e può risultare alquanto insidioso in caso di pioggia.

Entrati in un bosco il sentiero torna di terra e in pochi minuti scende direttamente al santuario, lo aggira fino a portare davanti alla scala d’ingresso.

Questo luogo letteralmente aggrappato alla roccia, oltre che per la vista sulla valle e la bellezza dei vari ambienti che lo compongono e che meritano una visita,, è sicuramente ricordato perché qui San Francesco creò la prima rappresentazione vivente della natività dando vita alla tradizione del presepe. Non è un caso se all’interno del santuario ve ne siano alcuni esemplari di ottima fattura.

una freccia fatta di sassi

Dormire qui può essere un modo bellissimo di rivivere l’atmosfera francescana ma se avete deciso di raggiungere il piccolo borgo di Greccio dovete prendere la strada che esce dal parcheggio del santuario e che in due chilometri circa, tutti in salita, vi porterà in paese.

Nato come antica fortezza, di essa conserva la pavimentazione della piazza e tre delle sei torri una delle quali è diventata la torre campanaria della collegiata.

Prendetevi un po’ di tempo per visitare il museo del presepe e per camminare lungo il cosiddetto “Sentiero degli artisti“, dove potrete ammirare le ventisei opere di altrettanti artisti internazionali realizzate sui muri delle vecchie case e che celebrano la vita e l’insegnamento di San Francesco.

La sedicesima tappa, da Greccio a Rieti

Ormai solo 21 chilometri dividono il viandante da Rieti e dalla fine del Cammino che ha seguito i passi di San Francesco. Per iniziare la tappa basta prendere la strada provinciale che parte poco lontano dalla piazza del paese e cominciare a scendere. Poco dopo un sentiero si stacca dall’asfalto sulla sinistra e prosegue in discesa tagliando di fatto la provinciale in tre punti.

Dopo averla attraversata la terza volta si prosegue dritti sul lato opposto camminando di fianco a un gruppo di case per poi entrare in un boschetto e uscirne nei pressi della bella Abbazia di San Pastore, che si può ammirare solo da fuori in quanto privata.

Si prosegue in piano su una sterrata per un paio di chilometri poi a un bivio si gira a sinistra e si segue una piccola strada asfaltata che in breve tempo conduce alla parte moderna di Contigliano. Per salire al borgo storico, rialzato su un colle, bisogna fare una piccola deviazione, ma la bellezza del paese ancora chiuso in buona parte nella sua cinta muraria, saprà ripagare a pieno lo sforzo. Fate una sosta, magari per un bis della colazione e godetevi questo piccolo borgo medievale e i suoi vicoli.

Il cammino prosegue come ha sempre fatto per tutti i suoi chilometri, alternando salite e discese e muovendosi su strade bianche fino a quando ci si ritrova sulla provinciale (fare attenzione) che si percorre per circa due chilometri fino ad arrivare nell’abitato di Piani Poggio Fidoni. Superate alcune case, si gira al primo bivio a destra e dopo trecento metri si svolta a sinistra e poi di nuovo a destra su una strada bianca che aggira una cava. Poi, infilandosi nel bosco, inizia la ripida salita, l’ultima del cammino, verso il paese di Sant’Elia. Si sale lentamente perché il dislivello non è poco e soprattutto la pendenza è elevata ma quando si arriva nel piccolo paese, il  panorama che si apre davanti agli occhi del viandante è meraviglioso con la vista che spazia fra la valle reatina e il massiccio del Gran Sasso.

Il piccolo borgo reca ancora qualche traccia della rocca che fu nel medioevo fra cui i resti di una porta d’accesso e di un torrione difensivo. Fate qui la vostra pausa pranzo e poi rimettetevi in cammino iniziando la lunga discesa verso Rieti.

Abbandonato il borgo si segue la strada per poco meno di un chilometro per poi imboccare un sentiero a destra che muovendosi in un bosco per un paio di chilometri si ricongiunge alla strada che conduce all’Eremo di Fonte Colombo.

Qui, nel 1223, nella grotta in cui era solito riposare e pregare, San Francesco dettò la sua Regola a Fra’ Leone e questo rende il luogo estremamente importante per chi ha deciso di camminare seguendo le orme del santo di Assisi.

Fonte Colombo è l’ultima perla o, parafrasando, l’ultimo grano di un rosario che il viandante ha tenuto in mano per tutta la durata di questo cammino. Da qui, non senza un momento di raccoglimento, ci si rimette in marcia affrontando su sentiero la discesa che attraverso un bosco raggiunge il fondovalle per poi unirsi alla provinciale.

La statua di San Francesco a Rieti

In circa cinque chilometri si arriva a Rieti dove, dopo aver seguito il corso del fiume Velino e averlo attraversato tramite l’omonimo ponte, si giunge davanti alla bella statua di San Francesco situata nei pressi della Cattedrale dove termina il percorso…. o forse no. Le strade non finiscono mai, c’è sempre un modo di andare avanti e infatti chi volesse potrebbe continuare e in cinque tappe raggiungere Roma e la basilica di San Pietro o semplicemente spingersi appena più in là, fino a Poggio Bustone, per visitare un altro degli eremi francescani della zona (ma per questo vi rimando al sito della Via di Francesco).

Un’ultima nota: a Rieti, se vi recate presso l’ufficio del turismo, mostrando la vostra credenziale potrete avere un altro ricordo del cammino, un piccolo testimonium dedicato agli eremi della Valle Santa, un ulteriore dono che insieme a quello preso ad Assisi, vi ricorderà per sempre di questa bella avventura.

via di francesco rieti

Scopri tutte le tappe della Via di Francesco

Continua il viaggio e scopri tutte le tappe:

La Via di Francesco: le tappe in Toscana

La Via di Francesco: le prime tappe in Umbria

La Via di Francesco: le ultime tappe in Umbria

Tutte le foto che vedi in questo articolo sono di Andrea Vismara: se vuoi utilizzarle, ricordati di menzionarlo e taggare managaia.eco. Grazie!

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