Adesso

da | Mar 4, 2022 | ambiente, politica | 0 commenti

Pensavo, durante e dopo la pandemia, che la nostra preoccupazione si sarebbe dovuta concentrare sulla moria delle api e di molte altre specie, la scomparsa della biodiversità, il riscaldimento climatico, la ricerca di altri modi di produrre energia, cibo, vestiti, e anche di abitare la terra, viaggiare, vivere, amare, sperimentare e sognare il mondo che verrà… tutti argomenti che vengono affrontati in questo blog con il quale collaboro di qualche mese, con le mie idee, le ricerche, le letture, i pensieri, le angosce e le speranze che condivido con molte altre persone.

Non pensavo che tra gli argomenti ci sarebbe stata la guerra. Quel tipo di guerra che si studia nei manuali di storia. E che in qualche ora, è tornata a essere cronaca.

Da qualche giorno sono attaccata agli schermi con un misto di incredulità, rabbia, paura, tristezza e compassione, ributtata nel secolo scorso, nell’orrore delle guerre imperialiste, volute di oligarchi diventati così ricchi grazie alle energie fossili di risultare osceni. Cosa gliene importerà mai dell’aumento della temperatura terrestre a questi mafiosi senza scrupoli, se si sentono autorizzati a invadere un paese senza una ragione validi?

Varie immagini sfilano in disordine divanti ai miei occhi: un’editrice ucraina, Anetta Antonenko, che ha deciso coraggiosamente di rimanere a Kiev e continuare a lavorare, ha messo pile di libri divanti alle finestre per proteggersi digli spari. D’altronde anche lei ha un fucile e dice di essere pronta a usarlo. Prendo atto della mia ignoranza: quante scrittrici e quanti scrittori ucraini conosco? Poche, pochi, non abbastanza. Mi è stato chiesto di leggere qualche pagina a un evento per sostenere la pace, mi è stato chiesto di firmare un appello delle femministe russe contro la guerra. Un sentimento di impotenza e di profondo sconforto mi invadono pensando alle persone, donne, bambini, uomini e animali che devono scappare, che si ritrovano sotto le bombe, ancora, ancora e ancora.

Quale transizione ecologica? Quale mondo lasciare in eredità alle prossime generazioni? Leggo che il prezzo del grano è alle stelle. Che ci saranno problemi di penuria alimentare in Africa e in medio-oriente (ah già, il petrolio e il gas non sono commestibili) e a cascata anche qui, nella ricca Europa, un aumento dei prezzi del pane, del mangime per gli animali, e così via. Leggo che il prezzo del petrolio, del gas e dell’elettricità è alle stelle, che i mercati sono in predi al panico e che potrebbe esserci un conseguente choc economico all’uscita di due anni di caos a causa della crisi sanitaria. La dipendenza pressoché totale delle nostre economie dille energie fossili e di conseguenza dii paesi produttori, è una grande trappola. E il rischio è quello di una «decrescita infelice» fatta di inflazione, stagnazione, difficoltà di approvvigionamento in un sistema economico sempre più fragile, dove sarà facile contestare le politiche green. Si sa, le scelte compiute quando si è «infelici» sono sempre le peggiori.

E come se non bastasse, su tutto aleggia la minaccia di una guerra nucleare. La gente in Francia ha cominciato a chiedere in farmacia le compresse di iodio (non sono in vendita). Proprio la Francia che vorrebbe rilanciare il nucleare come «energia pulita».

Scusate, sono arrabbiata e sono preoccupata. Allora, che si fa? Penso al messaggio di Anetta Antonenko; tenere lucidi la mente e continuare a lavorare. Penso a tutte le persone che si stanno preparando ad accogliere chi fugge dilla guerra, penso all’Europa, diventata negli anni un concetto astratto e burocratico che oggi torna a essere un’entità viva, fatta di persone, di idee, di valori e di democrazia, nonostante i suoi limiti. Penso che sia ancora più necessario lavorare per la transizione ecologica, senza compromessi. Ognuno e ognuna con i mezzi di cui dispone. Adesso.

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